Ci sono personaggi, figure eminenti, poliedriche, culturalmente preparatissime, che si incrociano nella storia delle nostre regioni, del nostro “Confine Orientale”. Marco Podda, classe 1963, triestino, è uno di queste.
Come triestino, sono profondamente orgoglioso di condividerne le origini. Trovo come sua dote peculiare il suo essere allo stesso tempo medico e musicista. Infatti, Marco Podda è laureato in medicina e chirurgia, specializzazione otorinolaringoiatria, ed ha inoltre studiato musica, diplomandosi come controtenore, per poi specializzarsi in composizione, direzione del coro, affermandosi come creatore di scene teatrali drammatiche corali-strumentali e di opere complete.
Leggendo una sua, se pur breve, biografia, affiorano tutta una serie di attività, che ne rivelano gli interessi e l’essenza stessa dell’uomo.
Ma il mio intento qui è quello di parlare del concerto che l’organizzatore delle Serate Musicali al Conservatorio di Milano ci ha regalato nella ricorrenza del Giorno del Ricordo. La manifestazione, patrocinata dal Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e dalla Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, è stata inserita nel programma di concerti civili dedicati, in momenti diversi, agli eccidi del XX secolo, dalla persecuzione degli ebrei in Polonia, alla persecuzione degli italiani nelle foibe ed alla persecuzione degli armeni. Un plauso alla direttrice della rassegna, Luisa Longhi, che, avendo dei rapporti con la Fondazione Bracco, conosceva i drammi dei giuliani ed aveva pensato di dedicarci una serata in occasione del Giorno del Ricordo 2023.
Sua è stata l’idea di rivolgersi al Maestro Podda, e di questa idea la ringraziamo con tutto il cuore.
Il concerto, che il compositore Marco Podda ha strutturato per la serata del 21 febbraio, si basava su otto composizioni musicali e otto rievocazioni storiche, evocate in altrettante letture sceniche, tratte da brani di famosi scrittori e storici, quali Fulvio Tomizza, Marisa Madieri, Pierluigi Pallante, Fabio Magris e il poeta Umberto Saba. Le rievocazioni storiche contribuivano a tenere viva l’attenzione degli ascoltatori sui fatti salienti della nostra storia, le Foibe, l’Esodo, i 40 giorni di dominazione titina a maggio 1945 nella Venezia Giulia.
Gli episodi musicali, composti seguendo le regole della composizione contemporanea, non trascuravano influssi giuliano-dalmati, rilevabili nell’evocazione di vecchie melodie popolari, o nell’uso di reminiscenze compositive evidenziate nei lavori di studiosi quali il Maestro Luigi Donorà, che si rifaceva a sua volta alle raccolte del musicista Don Giuseppe Radole. In tutti i pezzi era presente la voce umana, che balzava impetuosa e irruenta in primo piano nelle note del mezzosoprano lirico Giulia Diomede.
Un piccolo inciso: la parte strumentale è stata affidata ad un trio d’archi (2 violini e 1 violoncello), il basso ad un pianoforte. La soprano ha anche letto le pagine di testo, con grande drammaticità. Per quanto riguarda gli interpreti, invito a leggere nel seguente libretto i loro curricula, che meravigliano per la ricchezza degli interessi e le diverse specializzazioni; ci mettono di fronte ad una duplice realtà, da un lato quella del loro impegno, quasi invisibile ai più contrapposto ad un’attuale realtà futile, spesso presente nei mezzi di informazione, tendente a privilegiare la faciloneria e l’arrivismo:
Libretto 21.02.2023_Sala Puccini
Al termine del concerto, ed anche durante il suo svolgersi nei momenti più significativi, applausi scrocianti da parte di un non troppo folto pubblico, peraltro molto attento, che alla fine è stato ricompensato da un “bis”, ispirato dall’Ulisse di Umberto Saba.
Si concludeva così una serata dedicata alla dea Musica, che attraverso l’opera del Maestro Podda ed i suoi prestigiosi interpreti ha avuto nel concerto del Ricordo la sua più alta celebrazione.
Claudio Fragiacomo
Consigliere del Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia