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Fax difettoso, il Fuhrer serbo resta libero a Trieste (Il Piccolo 16 lug)

di MADDALENA REBECCA

Potrà continuare a girare per le strade di San Giacomo – dove vive dall’estate scorsa assieme alla moglie -, come un cittadino qualsiasi. Il leader del movimento neonazista «Formazione nazionale» Goran Davidovic, meglio noto come il «Führer», rimarrà infatti in Italia da uomo libero, almeno fino al 17 settembre. In quella data la Corte d’Appello si pronuncerà definitivamente sulla richiesta di di estradizione del trentaquattrenne avanzata dalla Serbia. Paese, come noto, da tempo sulle tracce dell’esponente della formazione di estrema destra, condannato in patria ad un anno di reclusione per i reati di istigazione all’odio razziale, religioso ed etnico.

In realtà la decisione sull’estradizione del «Führer» avrebbe dovuto arrivare già l’altro ieri. I giudici triestini, però, non hanno potuto esprimersi a causa di evidenti lacune nel materiale inviato dalle autorià di Belgrado. «Dalla Serbia – ha spiegato il legale del trentaquattrenne, l’avvocato udinese Giovanni Adami – è arrivata una documentazione del tutto insufficiente a chiarire la posizione di Davidovic. La Corte d’Appello, durante l’udienza di martedì, aveva a disposizione una parte ridotta dell’incartamento relativo alla sentenza di condanna: praticamente solo frontespizio e ultima pagina. Non c’erano quindi gli elementi per capire che tipo di reati avesse commesso il mio assistito in patria e quale fosse la sua posizione».

Di qui la scelta della Corte di ricorrere ad un’ordinanza istruttoria, per richiedere al ministero della Giustizia italiano e serbo di integrare la documentazione, e al rinvio della decisisione sulla la concessione o meno dell’estradizione al prossimo settembre. Fino ad allora il Führer sarà a tutti gli effetti un cittadino libero. «Nei suoi confronti – continua Adami – la Procura non ha richiesto alcun tipo di ordinanza cautelare. Davidovic quindi rimarrà a vivere in Italia insieme alla moglie e lo farà del tutto legittimamente, visto che è in possesso di un regolare permesso di soggiorno (l’estate scorsa gli era stato concesso un visto per ricongiungimento familiare ndr).

In attesa della pronuncia finale, il capo di «Nacionalni Stroj» continuerà a risiedere nel suo appartamento di San Giacomo. Lo stesso in cui, nell’aprile scorso, avevano fatto irruzione gli uomini della Digos, notificando al trentaquattrenne un mandato d’arresto ai fini dell’estradizione. Nel blitz erano state sequestrate diverse bandiere, un centinaio di magliette con simboli e scritte riconducibili all’area dell’estrema destra oltre ad un computer portatile e altro materiale informatico contenenti la prova dei contatti tra il Führer e altri movimenti di estrema destra.

A distanza di pochi mesi dall’arresto, per la precisione il 27 giugno, il leader dei neonazisti serbi era stato tuttavia rilasciato temporaneamente in attesa della decisione sull’estradizione a Belgrado. Una decisione arrivata un po’ a sorpresa e a cui, l’altro giorno, ha fatto seguito il secondo piccolo colpo di scena della vicenda Davidovic: appunto il rinvio della decisione sull’estradizione causa incompletezza dei documenti arrivati dalla Serbia.

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