Almeno per una serata all’anno, Dignano torna a parlare la lingua dei suoi avi, quella parlata di ceppo istro-romanzo melodiosa quanto sconosciuta e ormai incomprensibile ai più. Grazie al concorso letterario “Favelà”, promosso dalla Comunità degli Italiani di Dignano congiuntamente alla Famiglia Dignanese (il concorso quest’anno è alla sua settima edizione), domenica sera, in occasione della cerimonia di premiazione dei vincitori, l’antico istro-romanzo è tornato a riecheggiare nella suggestiva piazza dietro il campanile. Del resto, anche a parere del vicesindaco Sergio Delton – che al riguardo ha citato il verso “Col campanile gigante a vigilar” di monsignor Del Ton – nessun altro posto gli avrebbe reso maggior onore.
Perché dunque un “favelà” (“parlare”) assurto ad istituzione nel concorso omonimo? Perché si vuole salvare l’idioma, almeno nello scritto, ora che nella oralità quotidiana si è definitivamente estinto sotto la spinta “fatale” del veneto e dell’italiano standard in passato, e ultimamente dal croato e altre lingue o dialetti slavi. Non è più parlato, dunque, ma ciò non toglie che non si possa fare lo sforzo di scriverlo e di recitarlo (come hanno fatto, appunto, le giovani leve del gruppo di recitazione della CI), anche sfidando ogni ordine di difficoltà di pronuncia dettate da “accenti e cadenze diverse, dalle sfumature dei caratteristici dittonghi e dalla particolare sonorità di certe consonanti”.
A parere di Anita Forlani, volendo ci sarebbe ancora da limarlo nella grafia e nella sintassi, e occorrerebbero a tal fine iniziative completamente nuove come seminari di scrittura, esercitazioni di conversazione e possibilmente un lavoro di ricerca o di raccolta di versi, di canzoni e di proverbi, affinché la tutela di questo prezioso patrimonio linguistico venga estesa a tutto l’arco dell’anno e non si riduca quindi alle poche settimane che precedono il concorso.
È lusinghiero, sempre a detta di Anita Forlani, il fatto che il numero dei partecipanti è costante negli anni e che a tutte le edizioni partecipino sempre nuovi scrittori esordienti, come quest’anno Germano Fioranti, tra l’altro baciato dalla fortuna al primo tentativo: suo, infatti, il secondo posto nella categoria della prosa che ha visto trionfante (primo posto) Giuliana Giacometti, già vincitrice alle edizioni passate. Nella categoria della poesia le due giurie (quella della CI e quella della Famiglia Dignanese, presiedute rispettivamente da Giorgina Kutic e da Luigi Donorà) hanno portato in testa alla graduatoria Mario Bonassin (primo posto) e Lidia Delton (seconda), entrambi vincitori anche alle scorse edizioni. Alla competizione hanno partecipato inoltre Anita Cergna, Ondina Ferro, Lidia Marini, Sara Rahmonaj e Consuelo Vergassole Speiss, mentre la lettura dei versi e dei racconti è stata affidata quest’anno alle bravissime Sara, Monika, Ester, Gianna, Giada e Gaia. Gradito anche l’intermezzo musicale al clarinetto di Sara Rahmonaj, come pure l’esibizione del coro misto della Comunità degli Italiani, diretto da Orietta Šverko. (dd)