ANVGD_cover-post-no-img

Ritorno a Cherso (lastradadicasa.it 04 set)

Tutto ha inizio un giorno d'estate di diaci anni fa. Mia madre al tempo sembrava stare bene fisicamente, ma era fortemente minata nell'animo dalle angosce e dallo stress accumulato in un anno passato per ospedali vicino alla mia sorellina vittima di un incidente. Quell'estate mia madre si era riproposta di tornare nella sua terra di origine e un giorno mi chiese se volevo accompagnarla. Solo dopo capii che non era una semplice vacanza quella che mi proponeva, lei sapeva che il suo fisico non l'avrebbe sorretta a lungo ed esprimeva a me il desiderio di concludere la sua vita riallacciando il filo che si era spezzato bruscamente quando da bambina fu costretta a scappare dalla sua terra adorata, Cherso. Purtroppo come detto io non mi resi conto di quanto fosse importante per lei e sebbene le avessi dato il mio assenso per vari motivi poi non se ne fece più niente. Così arrivò l'autunno e il male iniziò a manifestarsi. Passammo un brutto periodo fatto di notti insonni, di tensioni in famiglia, mia madre lamentava sempre più spesso dolori insopportabili. Chiamammo il medico che inizialmente fraintese i sintomi prescrivendo medicine che poi si rivelarono inutili e fu così che dopo un po di notti passate insonni in cui io non potevo far altro che starle vicino, alla fine decidemmo di ricoverarla. Dopo alcuni esami la situazione fu subito chiara, ricordo mio padre uscire da una stanza atterrito. Gli spiegarono che cosa avesse mia madre. Era un tumore. Le condizioni di mia madre peggiorarono rapidamente e alla fine dell'anno si rese necessario un intervento d'urgenza. Intanto arrivò natale. Io e la mia sorella maggiore che viveva a Venezia decidemmo comunque che i regali andavano fatti, forse per alleviare un po questo senso di sconforto che ci opprimeva. Comprammo per la mamma un alberello di natale luminoso, volevamo rallegrarla un po, ma mentre eravamo in quel negozio a far regali sentivo un gran senso di angoscia per il futuro prossimo. I dottori non davano  alcuna speranza, ogni giorno in più era un giorno regalato .
L'ultimo suo giorno di vita mi parlò, ebbe un pensiero per i suoi tre figli, mi disse di rimanere sempre uniti, di volerci bene, di vegliare sulla nostra sorellina ancora in ospedale e di pregare, di mantenere la fede. Lei era molto legata alla madonna, ha pregato tanto nell'ultimo suo anno di vita.Mi accarezzò, tenni a lungo la sua mano, poi arrivò mio padre, andammo a bere un caffè e li ci lasciammo andare tutti e due in un pianto. Tornammo verso la camera, lungo il corridoio sentimmo il campanello per richiamare gli infermieri, sapevo che era lei che ci lasciava… sentii il suo spirito passarmi vicino e andarsene via. Piansi a lungo in quella camera di ospedale. Era il giorno di San Silvestro.

Per anni rimase in me la volontà di compiere quel viaggio, come per tener fede a una promessa. Ormai sono tre anni che vado a Cherso e capisco perchè mia madre era così affezionata a quest'isola. E' la bellezza di quel mare, la vastità dei paesaggi, la storia che in quest'isola ha visto nascere grandi personaggi e succedersi generazioni di chersini operosi e innamorati, tutti indistintamente, di questo piccolo mondo.

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.