di GABRIELLA ZIANI
L’Unione slovena non ha raccolto consenso fra tutti gli sloveni, e fra gli sloveni che militano attivamente in altri partiti, segnatamente il Pd, sull’idea di denunciare al Tar il piano regolatore come atto urbanistico che violerebbe la Convenzione-quadro europea per la protezione delle minoranze nazionali e il conseguente articolo 21 della legge di tutela italiana, la 38 del 2001. Però con le parole del segretario Peter Mocnik ribadisce la propria intenzione, con un preciso messaggio all’amministrazione comunale e specialmente al sindaco Dipiazza («che con infelice battuta sul debito del teatro sloveno ha trasformato il problema in una questione da supermercato»).
Ieri in una conferenza stampa, accompagnato dal presidente dell’Us,Sergio Mahnic, dal consigliere comunale Igor Svab, dal presidente della circoscrizione di Altipiano Est, Marco Milkovich, ha elencato tutti gli «scippi» che il documento urbanistico metterebbe in atto nei confronti degli spazi, degli equilibri e delle possibilità di sviluppo economico della comunità slovena tradizionalmente autoctona sull’altipiano carsico, e mai consultata – è stato detto – sull’argomento.
«Se il Comune cambia il Piano regolatore, bene, altrimenti andremo fino in fondo, al Tar, questa è un’azione di autodifesa della minoranza – ha detto Mocnik – che però va a vantaggio di tutti gli abitanti del Carso, e anche della città». Non tutti concordano? «Questo lo vedremo – ha aggiunto -, la politica si fa coi partiti e non con le singole dichiarazioni dei singoli iscritti, i quali riducono tutto a un problema solo economico: ma il fascismo in Istria voleva annullare gli sloveni proprio prosciugando la loro economia, e ora si torna con le stesse armi».
Sotto accusa l’eliminazione di ampliamenti residenziali, la cancellazione di zone verdi e per insediamenti artigianali, «tutte cubature non cassate, bensì spostate su strutture enormi in decadimento che interesseranno solo grandi imprese venute da fuori».
«Vogliamo impedire – ha aggiunto Mocnik – l’insediamento previsto nella caserma di Banne che porterebbe un migliaio di potenziali nuovi residenti, quello di Padriciano che ne attirerebbe circa 300, togliere le ”casette” destinate alle zone degli ex valichi, a Basovizza erano già previsti pascoli e strutture per i prodotti del territorio, ora diventati altra cosa».
Svab aveva presentato emendamenti: non accolti. Milkovih ha aggiunto: «Il nostro territorio ha perso negli anni 7 chilometri quadrati su una estensione di 35, fra autostrade, Area di ricerca, Sincrotrone, vecchie discariche. Non ci resta neanche l’osso».