da Il Piccolo dell'11 settembre 2009
«Il raduno a Trieste? Aggiunge qualcosa, l’evento coinvolgerà un maggior numero di persone rispetto agli anni scorsi». Sempre tenendo ben chiara nella mente la sua finalità: «Serve per ricordare la storia dei dalmati». Una storia antica, che gli eventi della prossima settimana aiuteranno a ricostruire. Lo sa bene Renzo de’ Vidovich, una delle anime del 56° ritrovo, presidente della Federazione Dalmati nel mondo e della Fondazione scientifico culturale Eugenio Dario e Maria Rustia Traine, nata con l’obiettivo di conservare e tutelare il patrimonio culturale, artistico, storico e letterario della Dalmazia.
«Vorrei che la presenza dalmatica a Trieste di questi giorni andasse a confermare quella funzione che ha sempre svolto in passato. E cioè di un presidio di venezianità, naturalmente assieme alle componenti istriana e fiumana. Noi, è bene ricordarlo – mette in evidenza de’ Vidovich -, di fatto parliamo un dialetto veneto». Ben si comprende, quindi, l’importanza per esempio dell’appuntamento di giovedì 17 settembre, quando i dalmati ribadiranno da Trieste l’atto di dedizione di Zara alla Serenissima Repubblica di Venezia. «Per quel momento, però, probabilmente non avremo a disposizione il francobollo celebrativo dei 600 anni da quella ricorrenza, datata 1409 (anno della Santa Intrada, definizione veneta dell’ingresso dei primi rappresentanti della Repubblica di Venezia a Zara, avvenuto il 31 luglio, ndr) – spiega de’ Vidovich -, a causa di pressioni esercitate dalla Croazia. Avevamo già preparato tutto per l’annullo filatelico, che a questo punto presumibilmente metteremo sui francobolli celebrativi della Società dalmata di storia patria, creati ad hoc qualche anno fa».
Il programma del raduno mira inoltre «a un rilancio della storiografia relativa alla Dalmazia, che è purtroppo scarsamente conosciuta», riflette ancora de’ Vidovich. Che prosegue: «Riteniamo che nella storia italiana il passato della Dalmazia abbia una funzione di prim’ordine. Ricorderemo quindi i 1500 anni della nazione dalmata, e la fusione dell’ultimo millennio tra le popolazioni illirico-romana e veneta con quelle slava, montenegrina, croata e morlacca. Così vogliamo riportare anche nei Balcani la nostra presenza, occidentale e mediterranea, con serenità e certamente non in termini di scontri che nel passato hanno fatto solamente del male».
Anche grazie alle opere incluse nella mostra degli artisti dalmati italiani contemporanei si potrà risalire alla cronologia delle tappe della storia del Regno di Dalmazia (con capitale Zara), stato dell’Impero austro-ungarico, a partire dalla sua costituzione datata 1815 fino alla dissoluzione del 1918 con l’annessione alla futura Jugoslavia.