Venerdì 18 settembre verrà presentato a Gorizia il libro “Foibe. Revisionismo di Stato ed amnesie della Repubblica” da parte di Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoj.
Le tesi delle autrici sono arcinote: nelle foibe sono finite alcune centinaia di persone, per giunta colpevoli di essere stati fascisti rei di chissà quali reati, tesi che nessuno storico naturalmente ha mai preso in considerazione.
Per decenni si è voluta negare l’esistenza delle foibe. E’ stata finalmente approvata da tutto il Parlamento una legge cosiddetta bypartisan, ovvero da tutti i partiti, dalla destra alla sinistra, eccezion fatta per una decina di parlamentari (su oltre 900) di estrema sinistra, che sogna probabilmente ancora rivoluzioni, dittature del proletariato e bombe molotov.
La legge approvata è quella che ha istituito il 10 febbraio la solennità nazionale del Giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo degli oltre 350 mila italiani dalle terre d’Istria, Fiume e Dalmazia. Tutti insieme si è voluto riflettere su quanto accaduto sul confine orientale d’Italia e riconoscere le persecuzioni subite dalla popolazione slovena, come le persecuzioni ed il genocidio subito dagli italiani d’Istria, a mezzo foibe ed annegamento.
Tanto è stato fatto e molto ancora è da fare per riconoscere i drammi vissuti da ciascuno, per consentirci di andare avanti non dimenticandoli, ma superandoli.
Non ci sono nemmeno nella sinistra più politici o storici che vogliano negare quanto unanimemente riconosciuto e storicamente acclarato, ed anche la sinistra della Venezia Giulia, a cominciare dal triestino Stelio Spadaro (allora segretario provinciale del Pds ed assessore provinciale alla cultura) ha grandi meriti. Mi riferisco anche all’on. Maran o al sen. Budin, o ancora all’esponente della minoranza slovena Livio Semolic, solo per citarne alcuni.
Vi sono alcune persone in Italia, tra cui le signore Kersevan e Cernigoj, che per ragioni di natura partitica o di esigenza di visibilità, cercano di minimizzare il dramma delle foibe, sostenendo che in esse siano stati barbaramente uccise “solo” alcune centinaia di persone, anziché le almeno diecimila su cui tutti gli storici sono d’accordo. Di almeno 6.500 vittime abbiamo la contestuale conferma da parte di diverse fonti, di altre 6-9 mila abbiamo la notizia solo attraverso una fonte.
Queste signore sono del resto note solo per le provocazioni di cui sono capaci, per le risse che generano i loro interventi. Chiunque si sia avvicinato alla storia di queste tragedie ha potuto apprendere la verità dei fatti, perciò appare ovvio che queste signore sappiano che ciò che scrivono non corrisponde al vero.
Non ci appelliamo al senso cristiano di chi evidentemente cristiano non è, ma almeno al carità umana, di cui non si vede traccia. Come non c’è traccia del rispetto per l’altrui sofferenza, non si esita a dilatare ferite mai rimarginate, a calpestare sentimenti, ad amplificare il dolore! E tutto per che cosa? Per un titolo di giornale? Una manciata di euro di diritti d’autore? Non ci interessano le meschine ragioni per cui queste signore compiono questo sciacallaggio nei confronti di chi piange un parente gettato nella foiba e lasciato morire lì insieme a tanti altri. E non auguriamo ad esse di vivere la sofferenze che vivono coloro che hanno vissuto il dramma delle foibe.
La Storia ricorda le vicende, senza rimozioni o letture di parte, La Libertà si misura con la Verità, della quale non può fare a meno. Purtroppo quanto accadde in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia è stato per oltre 50 anni ostaggio del “Silenzio dei vivi”, che ha coperto con la polvere del tempo i misfatti compiuti nei confronti di uomini e donne, bambini e vecchi, sacerdoti e suore, tutti vittime del progetto internazionalista di Stalin e di Tito, a cui hanno aderito alcune formazioni garibaldine italiane, responsabili dell’Eccidio di Porzus e della eliminazione a Gorizia, come a Trieste, dei rappresentanti del CLN, della Guardia Civica e della Guardia di Finanza.
Negli anni '90 ha cominciato a squarciarsi il velo sull’orrore delle foibe e sulla tragedia degli scomparsi senza ritorno, dei prelevati e dispersi dalle forze del IX Corpus, accompagnate nell’odiosa operazione da elementi che rinnegarono i loro fratelli per una ideologia che ha nelle sue memorie milioni di morti, vittime di un progetto liberticida che ha avuto per simbolo il Muro di Berlino. Il Terzo miillennio si è aperto con la volontà di ricordare una tragedia, i cui dati sono riassunti nel confronto tra i risultati del Censimento, voluto da Francesco Giuseppe, che contò tra il 1911 ed il 1912 nella nostra area oltre 390.000 uomini e donne di cultura italiana ed istro-veneta, oggi ridotti nella conta delle Comunità esistenti in Slovenia ed in Croazia a meno di 30.000 unità.
Fu genocidio, programmato, nella stessa maniera nella quale fu programmato, dal nazismo, lo sterminio degli ebrei, degli zingari, dei malati di mente e dei “diversi” e dai Turchi lo sterminio degli Armeni.
Migliaia furono quelli prelevati e fatti scomparire per sempre, per realizzare i progetti concordati da Tito, Kardeli e Gilas, gli ultimi due inviati da Tito in loco, per eliminare l’etnia italiana “con qualsiasi sistema”. Migliaia, oltre 350.000, costretti con la paura, la violenza e le minacce all’Esodo. I numeri non possono essere contestati, come non possono essere contestati i numeri della Shoa, né possono essere giustificati come ritorsione a fronte di altri crimini. I numeri oggi possono leggersi nei documenti/relazione del Governo Militare Alleato, nei dati degli Archivi Italiani, Sloveni, Croati e Serbi.
Nessuno si deve permettere di negare la memoria dei crimini, perché questo significa condannare di nuovo le vittime al ruolo di reietti, di colpevoli da seppellire nella indifferenza e nella inesistenza.
Gorizia che ha pagato, con centinaia di Suoi figli, il prezzo dell’odio e del sangue, non può ammettere che il bene della libertà si trasformi nella negazione della Liberta della Memoria.
Le nostra Associazione naturalmente non presenzierà alla manifestazione di propaganda politica delle signore Kersevan e Cernigoj, ma volgerà una preghiera in memoria delle vittime.
Il Presidente del Comitato ANVGD di Gorizia
Rodolfo Ziberna