Due italiane conquistano un posto nella top-50 delle donne-manager più potenti al mondo. Emma Marcegaglia e Diana Bracco (originaria dell'isola di Lussino ndr) sono le «chief executive» tricolori nella classifica stilata dal quotidiano economico Financial Times, rispettivamente al 38/mo e 49/mo posto. Il gradino più alto viene conquistato dall'indiana Indra Nooyi, la numero del colosso Usa, Pepsi Co.
Il quotidiano della city londinese ha voluto realizzare una graduatoria che non sia un «semplice elenco delle manager più conosciute e in vista», ma si basi sulla qualità del 'managing'. La classifica così prende lezioni dalla dalla crisi e premia più la meritocrazia che la popolarità. La lista – precisa il giornale – guarda sia alla biografia delle chief executive, sia al successo delle compagnie che guidano. La presenza in diverse aree del mondo, la longevità, il numero di dipendenti e la competitività dell'azienda sono i principali parametri utilizzati.
Il quotidiano britannico sottolinea che sono state prese in considerazione solo le «chief executive», che hanno l'effettivo controllo su tutte le società del gruppo da loro guidato. In altre parole, il Financial Times ha voluto candidare solo chi davvero tiene le redini dell'economia e non chi ha un ruolo istituzionale. Ecco che Marcegaglia la presidente della Confindustria conquista il suo trentottesimo posto, come amministratrice delegata dell'omonima compagnia specializzata nella produzione di tubi d'acciaio, non per l'incarico in Confindustria. Mentre Bracco, la presidente del'Expo 2015, si colloca al quarantanovesimo, in qualità di presidente e amministratrice delegata del gruppo Bracco, attivo nel settore della chimica.
Dopo la «medaglia d'oro» Indra Nooyi, segue in classifica la canadese Andrea Jung dell'Avon, colosso della cosmetica. Al terzo posto in classifica è la prima europea, Anne Lauvergeon, amministratrice delegata della compagnia elettrica Arvea. In generale, sono le americane ad avere la meglio: gli Stati Uniti da soli coprono il 10% della lista. Fanno bene anche la Cina, che si aggiudica cinque posizioni, e l'India con quattro.
Perfino l'Arabia Saudita riesce a collocare una sua manager Nahed Taher, co-fondatrice e amministratrice delegata di Gulf One, compagnia di servizi finanziari. In Europa, oltre alla Francia che sale sul podio, a collezionare il maggior numero di manager nella graduatoria, ben sette, è il Regno Unito.
L'Italia si assicura appena due posizioni ma non fa peggio della Germania, che può vantare nella lista solo Ines Kolmesee della compagnia mineraria Skw, piazzata al trentasettesimo posto, o della Spagna, che rimane a mani vuote.
da Il Piccolo del 27 settembre 2009
(Diana Bracco, originaria di Neresine)