Enrico Roba, 65 anni, è il nuovo presidente dell'associazione provinciale panificatori di Asti. Già vicepresidente del sindacato, ha assunto l'incarico che per molti anni era stato di Giampiero Bellingeri, dimissionario nei mesi scorsi.
Roba è titolare dell'unico panificio di Montechiaro d'Asti, un paesino di circa 1400 abitanti, adagiato sulle colline a una ventina di chilometri dal capoluogo. Si definisce un fornaio all'antica e comincia a lavorare alle 2 di notte, per "fare il pane di una volta". E' un figlio d'arte, ma la storia professionale della sua famiglia è certamente originale.
"Mio padre era delle Langhe, mia madre di Montechiaro d'Asti", racconta, "ma io sono nato a Zara, in Dalmazia, dove avevamo un panificio-pasticceria".
Nel '44, le vicende belliche determinarono lo sfollamento degli italiani dalla Dalmazia e anche la famiglia Roba rientrò in Piemonte. "Prendemmo residenza a Torino", ricorda Enrico, "e dopo qualche tempo mio padre riuscì a rimettere in piedi un panificio-pasticceria".
E lei, quando ha cominciato a fare il panificatore?
Alle ore 2 del mattino del 16 luglio 1956. Avevo quasi 14 anni. Ricordo bene la data, perché erano i giorni in cui sostenevo gli esami di licenza dalla scuola commerciale. In realtà, aiutavo mio padre già da tempo e anche in quei giorni dovevo dividere il mio tempo tra scuola e azienda: mattina esami, pomeriggio laboratorio. Ma quel 16 luglio cominciai davvero la professione: gli esami erano finiti, avevo ottenuto la licenza ed era venuta l'ora di lavorare a tempo pieno.
E a Montechiaro d'Asti quando è arrivato?
Venticinque anni fa. Questo è il paese di mia madre, c'è sempre stato un legame stretto. E quando, nel 1982, venni a sapere che l'anziano fornaio di qui intendeva ritirarsi, mi feci avanti e rilevai l'azienda. Avevo quarant'anni e volevo un'impresa mia. E' stata una grande soddisfazione, ma anche l'inizio di un diverso modo di lavorare, più impegnativo e più faticoso.
In che senso?
Nei primi anni ‘60 ci eravamo battuti per migliorare le condizioni di lavoro dei panificatori: riposo domenicale, ferie, ecc. Quando arrivai qui, dovetti dimenticare tutto questo. Qui siamo in un'altra repubblica, si lavora sempre, anche la domenica, le ferie uno deve inventarsele. E in questi anni è diventato ancora più difficile tenere la posizione, perché la realtà di questa zona è fortemente negativa per le attività economiche, anche modeste, come la mia. Noi siamo in cima a una collina e, dalle mie finestre, conto 33 paesi sulle colline circostanti. Ebbene, più della metà di questi piccoli centri non ha neppure un negozio e molti, per la spesa, dipendono dai furgoni dei surgelati che fanno regolarmente il giro dei paesi. Fino a qualche tempo fa, c'era ancora gente che veniva a fare acquisti a Montechiaro, ma poi nella valle, vicino alla stazione della linea ferroviaria Asti-Chivasso, hanno aperto un piccolo supermercato. E, così, abbiamo perso anche quella modesta clientela. Il fatto è che la nostra è una zona povera, con una modesta attività agricola e nessuna presenza industriale. Hanno chiuso anche fornaci e segherie. Così i giovani se ne vanno o si adattano a fare i pendolari e qui restano solo gli anziani. Io dico che Montechiaro ha 1400 abitanti, dei quali 1401 sono vecchi.
Come è organizzata la sua azienda e qual è la sua produzione quotidiana?
Dal punto di vista della produzione, l'azienda sono io. Al banco lavora una mia cugina, che è diventata mia socia, e due volte la settimana viene a darci una mano una ragazza di qui: il martedì, giorno di mercato, e il sabato, per la doppia produzione. Ma anche il mercato del martedì, pare in crisi. Per quanto riguarda la produzione, faccio una ottantina di chili di pane al giorno, dal lunedì al sabato. Domenica, solo pasticceria, soprattutto fresca: è questa che ci consente di mandare avanti l'azienda: battesimi, cresime, nozze… Mio padre era pasticcere e mi ha insegnato bene.
Ora al lavoro di ogni giorno si è aggiunta anche l'attività sindacale: un bell'impegno, visto che la sede dell'associazione è ad Asti…
Attività sindacale la faccio da sempre. Ero vicepresidente con Bellingeri e quando lui ha dato le dimissioni, io sono "scivolato" al suo posto. Ma non credo che questa esperienza durerà a lungo. Stiamo "allevando" qualche giovane e credo che lascerò a fine anno. Dopo una vita passata al forno, vorrei avere più tempo da dedicare a un tema che mi appassiona: la storia militare. E andare un po' in giro per il mondo…"