Dispiace che a 6 anni dalla ufficializzazione del Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per ricordare la tragedia della Venezia Giulia e della Dalmazia italiana dopo l’8 settembre 1943, una blasonata e seriosa casa editrice come Einaudi si sia prestata ad assecondare le nostalgiche argomentazioni vetero-comuniste di chi non si rassegna ad accettare ancora oggi, l’implosione internazionale del modello sovietico.
La pubblicazione del libro”Foibe. Una storia italiana” dello sloveno Joze Pirjevec fa strumentalmente retrocedere di anni gli studi sulla strage silenziosa sofferta da migliaia di nostri connazionali giuliano-dalmati erroneamente tacciati di fascismo, in realtà unicamente colpevoli di non voler accettare il comunismo in una terra non più loro dove l’OZNA, la polizia politica del dittatore Tito, di lì a poco si sarebbe distinta nella eliminazione di non meno di 150.000 presunti “nemici del popolo”.
Lo stesso Piero Fassino, allora segretario dei DS, ebbe a dichiarare nel 2004: “… la sinistra deve assumersi le proprie responsabilità e dire con chiarezza che il PCI di Togliatti sul confine orientale, sbagliò perché non avvertì le tragiche conseguenze dell’espansionismo slavo”.
In merito all’eccidio di Porzûs, liquidato dall’autore come “marginale”, va ricordato che la Venezia Giulia del 1943 fu teatro non solo di una guerra civile tra due fazioni in lotta, ma terra di conquista da parte del IX Korpus sloveno titino, e che della vera e propria “guerra fredda” ante litteram consumatasi allora nel Friuli orientale, Porzûs rappresentò il momento più significativo ed emblematico.
Vincenzo Maria de Luca
Ricercatore storico-revisionista