di Livio Tunini *
Continua l’opera di falsificazione della storia a opera dei nazionalisti sloveni di casa nostra che definiscono fascisti i deportati e gli infoibati nel 1945 da parte degli slavo-comunisti. Il dizionario italiano definisce fascista chi tende a sopraffare l’avversario e nega i suoi diritti. Di conseguenza è evidente che fascisti sono i nazionalisti sloveni che negano a Gorizia il diritto di essere italiana e negano la verità sull’esodo e sulle foibe, assassinando per la seconda volta gli infoibati definendoli criminali.
Nel corso della presentazione del libro “Foibe – Revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica”, vengono criticati l’Italia, il presidente della Repubblica e il Parlamento (il popolo italiano), perché onorano con la Giornata del ricordo l’esodo degli istriani e dei dalmati cacciati dalle loro terre, dalla Jugoslavia comunista di Tito. È politicamente e moralmente indegno che questi concittadini esaltino i carnefici slavo-titini, colpevoli, a guerra finita, di delitti contro l’umanità per aver deportato, infoibato, assassinato, stuprato ed espulso dalle loro terre istriani e dalmati.
L’odio anti-italiano di sloveni e croati, indubbiamente rafforzato dall’invasione italiana della Jugoslavia e dalle reciproche atrocità commesse nel corso delle seconda guerra mondiale, ha origini molto più lontane. Nel 1897 il Comune di Gorizia denuncia al governo di Vienna il terrorismo esercitato dagli sloveni a Gorizia. Nel 1895 i deputati alla Dieta provinciale di Gorizia inviano al governo di Vienna un atto di protesta contro il pericolo di sterminio degli italiani in Austria a opera di sloveni e croati (copia in mio possesso). Con l’annessione all’Italia del 1918, s’inizia l’attività terroristica dei nazionalisti sloveni contro tutto ciò che è italiano. Gli irredentisti sloveni filo-jugoslavi bruciano asili nido, scuole elementari, uffici pubblici, assaltano caserme, assassinano soldati italiani e civili, ma anche dei poveri cristi sloveni che lavoravano per gli italiani per sfamare le loro famiglie.
A Trieste fanno saltare la sede de Il Piccolo, l’esplosione oltre ai danni materiali causò la morte di un giornalista. Testimonianze riportate dalla storiografia slovena. Nel maggio 1945 i nazionalcomunisti jugoslavi occupano la Venezia Giulia, dando sfogo al secolare odio contro gli italiani. La relazione ufficiale presentata al governo di Lubiana precisa che nella città di Gorizia sono state arrestate 5.000 persone, per la maggior parte civili. Nel 1944 l’Ozna, con la collaborazione dei comunisti goriziani, prepara la lista dei goriziani da deportare: ferrovieri, pompieri, autisti, portinai, vigili urbani, traduttori, barbieri, commercianti, crocerossine, infermieri militari e civili, proprietari di trattoria, funzionari di banca, delle compagnie di assicurazione, di istituti pubblici, Prefettura, Provincia, Comune, Aziende municipalizzate, direttori e professori di scuola, operai e contadini, due membri del Comitato di liberazione nazionale che dirigevano la lotta contro i nazifascisti:
680 goriziani, uomini e donne, colpevoli di essere italiani, furono infoibati e sono spariti nel nulla. Questa è la verità riconosciuta dalla storiografia slovena, che i nazionalisti sloveni sprezzantemente rinnegano.
* Livio Tunini, ex presidente dell’Agi, sul Messaggero Veneto del 28 ottobre 2009