Nella volontà di epurazione politica che animava le stragi delle foibe compiute dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito, sia nel settembre-ottobre 1943 sia nella primavera 1945, veniva colpito soprattutto chi nelle province del confine orientale italiano rappresentava lo Stato italiano. Il fascismo era già crollato a fine luglio ’43, ma la volontà espansionista della rinascente Jugoslavia non intendeva eliminare solamente chi si era compromesso con il regime. Insegnanti, funzionari comunali e uomini delle forze dell’ordine erano simboli di uno Stato che, fascista monarchico o democratico che fosse, doveva sparire, poiché era già stata proclamata unilateralmente l’annessione dell’Istria e del “Litorale” alla Croazia ed alla Slovenia rispettivamente nell’ambito della nuova Jugoslavia.
Seguendo tali direttive, durante i Quaranta giorni di occupazione jugoslava di Trieste (1 maggio-12 giugno 1945) l’Ozna, la polizia segreta titoista, colpì duramente anche le forze di polizia con arresti arbitrari, processi farsa, deportazioni e uccisioni.
Domenica 2 luglio si è perciò svolta una toccante e sentita cerimonia dell’alzabandiera curata dalla sezione di Trieste dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato al Monumento nazionale della foiba di Basovizza, sul Carso triestino.
Presente il Vicario del Questore, i soci ANPS hanno reso omaggio anche al cippo che ricorda i poliziotti infoibati.
In serata si è svolta la cerimonia dell’ammaina bandiera.