di FURIO BALDASSI
Doveva essere, almeno nelle intenzioni dichiarate del giovane realizzatore, quasi una goliardata. Una «parodia», come la definisce, di quei nazionalismi che, da questa e dall’altra parte del confine, hanno fatto danni secolari. Ma adesso è diventato ufficialmente un affare di stato. ”Trst je naš”, il cortometraggio del regista Ziga Virc (che sarà proiettato in anteprima oggi alle 20 a Sesana, alla Casa della cultura ”Kosovel”), ha suscitato ieri la reazione del ministro degli Esteri Franco Frattini, peraltro atteso lunedì a Lubiana da un confronto con l’omologo Samuel Zbogar su varie questioni aperte (Trattato di Lisbona, Balcani, immigrazione). Alcuni media sloveni, intanto, hanno preso lo spunto dalla vicenda per contestare le carenze di tutela della minoranza in Italia e la scarsa applicazione del bilinguismo.
«Sono francamente stupefatto – ha dichiarato Frattini – per la decisione dell’Accademia slovena per la cinematografia di finanziare il film ”Trieste è nostra” e per la decisione della Tv di Stato (la Rtv, ndr) di diffonderlo». «Tra qualche giorno – continua il ministro – celebriamo il ventennale della caduta del muro di Berlino e nessuno dovrebbe permettersi di scherzare sul sangue e sul dolore che l’Europa ha drammaticamente conosciuto. Rievocando quanto i cittadini dalmati e istriani hanno subito e sofferto per le orribili azioni delle bande del dittatore jugoslavo, il film versa nuovo sale sulle ferite che dovremo tutti contribuire a far chiudere piuttosto che riaprire». Dall’Unione istriani, per bocca del presidente Massimiliano Lacota, un sentito ringraziamento per la presa di posizione «contro una provocazione inaccettabile, capace di minare alla radice ogni proposito di pacifica convivenza e di reciproco rispetto nel territorio transfrontaliero». Un inciso molto simile a quello del sottosegretario Roberto Menia, che parla di «sconcertante apologia delle stragi comuniste» e di «costanti corsi e ricorsi di nostalgia titina che non fanno certo onore alla Slovenia».
In perfetta linea si dimostra anche Lucio Toth, presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd), secondo il quale «sono da evitare parodie sulle tragedie della Venezia Giulia nel 1945». Toth si dice inoltre molto infastidito «dallo stesso titolo di quel corto, il grido fatto proprio da una minuscola associazione di fanatici che vorrebbe ancora Trieste città slovena e ne rivendica la restituzione alla ”madrepatria”».
Più defilata e meno astiosa appare, in questo contesto, la posizione del sindaco Roberto Dipiazza. «A parte che non ho visto quel film e tutti continuano a dirmi che si tratta di una parodia, si può solo dire che quella slovena si conferma ancora una volta una democrazia molto giovane e un po’ meno europea di quanto non lo sia la nostra. Talvolta nelle loro posizioni ravviso un’animosità di fondo che sfiora il nazionalismo spinto, cosa che non dovrebbe esistere quando si sta assieme nella Casa comune europea».
Gli fa compagnia Ettore Rosato, deputato del Pd, che smorza di molto i toni. «Per carità, bisogna fare grande attenzione a tutto, ma anche stare attenti a non trasformare quella che può essere una goliardata in un fatto politico. Trieste è europea, e continuo ad aspettarmi una generazione che faccia un film su questo tema…».
E il regista? Vessato e pressato da tutte le parti, Virc dà l’impressione di cadere dalle nuvole. E ribadisce: «Forse gli sloveni dovrebbero più spesso pensare alla storia in questo modo umoristico, sennò continueremo a girare intorno allo stesso cerchio per sempre». E ancora: «Volevo raccontare come la generazione dei giovani guarda ai cosiddetti ”conti non saldati” e su ”chi è nostro e chi è loro”, e pertanto si tratta di un tipo di parodia, di un mio ripensamento di questi temi». A Sesana, stasera, il verdetto finale.