Parodia, umorismo? Niente affatto. Per gli esuli istriani non si può scherzare su quella che fu una tragedia e che ancor oggi lacera cuori e sentimenti a cavallo tra Italia e Slovenia. Deve aver proprio esagerato il giovane regista sloveno Ziga Virc, autore del cortometraggio “Trst je nas”, Trieste è nostra, pellicola che in questi giorni è riuscita ad attirare a se le ire delle associazioni degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia, messesi già in moto per denunciare l’episodio “d’istigazione all’odio razziale” dinnanzi alla Commissione Europea. La levata di scudi ha trovato poi ieri il supporto anche del Ministro degli Esteri Franco Frattini che si è detto «stupefatto per la decisione dell’Accademia slovena per la cinematografia di finanziare il film, capace solo di versare nuovo sale sulle ferite che dovremo tutti contribuire a far chiudere piuttosto che riaprire».
Ma cosa avrà poi raccontato il regista? Già dal titolo, che prende il nome del grido di battaglia dei partigiani titini pronti a conquistare il capoluogo giuliano alla fine della Seconda Guerra Mondiale, non è partito bene. Sono ancora in molti infatti a Trieste e dintorni a sentire ancora vivo l’orrore delle bande del dittatore jugoslavo nei 40 giorni d’occupazione del 1945, periodo segnato da deportazioni e violenze contro migliaia di italiani che morirono gettati nelle foibe o giustiziati.
Ambientato ai giorni nostri, fa una parodia dell’armata jugoslava alla riconquista della città giuliana, rievocando anche quei drammatici giorni della fine della Seconda Guerra mondiale. Racconta le fantasie velleitarie del protagonista Franco, che gioca ai tedeschi e partigiani lasciando la moglie da sola a lavorare in azienda. È talmente infervorato che si mette a capo di un gruppo di uomini tra bandiere con la stella rossa e divise dei partigiani di Tito per “liberare” Trieste e cambiare il corso della storia. Nella vicenda irrompe la polizia slovena che decide di non consentire più la messa in scena di queste battaglie. Ma Franco non si ferma perché ciò che lo preoccupa sono gli insegnamenti ed i valori della Resistenza da trasmettere alla giovane generazione e a sua figlia Mateja. Per il presidente dell’Unione Istriani di Trieste Massimiliano Lacota già dai trailer in circolazione si vuole «riportare a tutta una serie di situazioni che sono inaccettabili, a partire dagli slogan che incitano all’odio razziale e sono contro la città di Trieste». Una «parodia che ironizza sugli stessi partigiani titini» si è difeso l’aspirante cineasta che dice di essersi ispirato a “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino e a “Mein Fuehrer”. Ma il fatto che questo film venga presentato (questa sera) per la prima volta non a Lubiana ma addirittura a Sesana, a pochissimi chilometri da Trieste, su quell’ex cruento confine, da molti è visto come ulteriore guanto di sfida, dopo quello sui contenziosi negati per i beni degli esuli.