“Entro con arcano stupore in un angolo di mondo sotterraneo. Gli occhi si aprono su di esso, entrato in me con emozione dall’interno della rimembranza”, è l’incipit del racconto “La galleria della memoria” uscito dalla penna della connazionale capodistriana Isabella Flego, saggista, scrittrice, poetessa particolarmente apprezzata dalla critica e dal pubblico, nota anche per la sua intensa attività socio-politica e culturale della comunità italiana. Una parte del racconto, dopo esser stato premiato lo scorso anno alla sedicesima edizione del Concorso letterario “Il Golfo di Trieste”, è stata inserita in un più ampio contesto internazionale, ovvero nel catalogo che accompagna la 4ª Biennale d’Arte Industriale. Il progetto ha visto la luce nel 2014 grazie all’Associazione Labin art express XXI che coinvolge le città di Pola, Arsia, Albona e Fiume e quest’anno è stato offerto in visione al pubblico nel periodo compreso tra il 13 maggio e il 29 luglio. Artefici del catalogo che accompagna la biennale, intitolato “Paesaggi del desiderio”, sono i curatori della mostra, gli svizzeri Paolo Bianchi e Christoph Doswald, tra l’altro pubblicisti e critici nonché docenti presso l’Università delle Arti di Zurigo. Bianchi scrive nel catalogo, che la biennale vuole trasmettere in qualche modo il fatto che la penisola istriana fu influenzata dai processi che seguirono alla Rivoluzione industriale e che ispirarono un numero impressionante di iniziative e personalità pioniere, intente a trasformare le utopie in realtà. La corposa pubblicazione, che racchiude alcuni saggi e le immagini degli oltre 30 artisti che hanno partecipato alla kermesse internazionale, ha l’intento di veicolare sei messaggi chiave, ovvero esplorare il rinascimento del paesaggio, interagire con le utopie del presente, scavare in molti strati diversi, cambiare la realtà attraverso i nostri sogni, sottolineare l’importante ruolo del desiderio. Il primo messaggio conduce all’esplorazione del paesaggio nella vita reale, all’esperienza del paesaggio come metafora fantasmatica che alimenta il nostro desiderio.
Sentimenti sul palmo della mano
“I paesaggi sono affascinanti, ambivalenti e paradossali, mostrano forme corporee, fanno parte della nostra storia, dei nostri ricordi e di noi stessi e possiamo sentire la loro vicinanza anche in luoghi stranieri nel mondo”, spiegano i curatori riprendendo un recente articolo pubblicato sulla rivista “Lettre” secondo il quale i paesaggi equilibrati sono beni comuni a livello locale ma anche globale, preziose comunità di vita e beni di vita in senso onnicomprensivo. La video installazione dell’artista multimediale Anna Piva, dal titolo “Common Ground”, si avvicina a tale idea. La sua opera d’arte è una rilettura creativa delle ultime opere della poetessa, saggista, attivista ed educatrice istriana Giuseppina Martinuzzi, che ha parlato di una “piccola patria”, la sua amata terra natale, l’Istria, come possibile “spazio comune”, un luogo di incontri transnazionali e interculturali e (com)unità nella diversità, uno spazio (futuro) di amore radicale, giustizia sociale e appartenenza per tutte le persone. L’autrice dell’installazione ha voluto perciò conoscere e incontrare Isabella Flego, avendo trovato diversi punti in comune con la Martinuzzi. “Anna Piva è venuta da Londra, dove vive e opera, per intervistarmi. Le ho letto alcune mie poesie e ha realizzato anche un filmato. Dal nostro incontro sono emerse le similitudini con la Martinuzzi, dall’attaccamento alla gente comune, ai minatori e alle loro famiglie, nel sentimento, anche se chiaramente i nostri vissuti toccano tempi diversi, caratterizzati da altri regimi politici, società diverse”, ha spiegato Isabella Flego, aggiungendo che è stata comunque una bellissima sorpresa ricevere il catalogo e trovarvi dentro il suo testo in italiano e la relativa traduzione in inglese. “La pubblicazione racconta anche la mia Arsia, dove sono nata e cresciuta e ho conosciuto il mondo della miniera, poiché mi padre ha fatto il minatore per 38 anni. Ho trovato interessante la ricerca della scrittrice Tatjana Gromačasu, dedicata ad Arsia dalle sue origini, portando in auge l’architetto Gustavo Pulitzer Finali, attivo durante il periodo mussoliniano”, ha affermato ancora la scrittrice Flego. “Il racconto descrive le intense emozioni provate visitando il Museo cittadino di Albona e mi riempie d’orgoglio vedere che ha acquisito una dimensione internazionale. Mi rammarica però, che le pubblicazioni dei connazionali non vengano presentate in giro per le Comunità e rimangono relegate nelle singole realtà locali. Chi scrive mette i sentimenti sul palmo della mano, anche con la speranza di condividerli”, ha concluso Isabella Flego.
Mariella Mehle
Fonte: La Voce del Popolo – 10/08/2023