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13 nov – Mappe istro-dalmate, archivio on line

Le testimonianze documentali che la cultura italiana dell’Adriatico orientale ha prodotto nel corso di secoli di storia sono oggi disseminate su un territorio vastissimo, attraversato da innumerevoli frontiere, e custodite in archivi di diversa natura: enti statali, privati, conventi, biblioteche. Un patrimonio così ricco eppure così disperso sarebbe difficilmente accessibile se i progetti Fida (Fiume Istria Dalmazia Archivi) e Sida (Serenissima Istria Dalmazia Archivi) della Società dalmata di storia patria non l’avessero riunito in un unico luogo virtuale e reso disponibile online: la Sdsp ha presentato ieri all’Archivio di stato di Trieste il sito www.fida-sida.it, un archivio che riunisce i fondi oggi conservati in Slovenia, Croazia, Serbia e Montenegro, prodotti in lingua latina o italiana da enti o persone veneziani, francesi, austriaci, ungheresi ed infine italiani che operarono in Venezia Giulia ed in Dalmazia.

«Fida e Sida sono stati realizzati grazie al sostegno economico rispettivamente del ministero degli Esteri e della regione Veneto – spiega Bruno Crevato Selvaggi della Sdsp -: il buon fine di questi progetti è un passo importante per la ricerca perché rende accessibil documenti che rimangono fisicamente custoditi nelle località in cui furono prodotti».

Le ricerche sul campo sono state effettuate da archivisti italiani e studiosi autoctoni, appartenenti alla minoranza italiana e non. Grazia Tatò, direttore dell’Archivio di stato, è anche responsabile scientifico dei progetti: «Raccogliendo i documenti d’interesse italiano prodotti dal ‘500 all’800 – dice – Sida e Fida sono uno strumento imprescindibile per comprendere una storia tanto complessa».

L’assessore alla Cultura di Trieste Massimo Greco ha ricordato che «nel ventennale della caduta del muro di Berlino non è scontato sottolineare che senza quell’evento simili collaborazioni culturali transnazionali difficilmente sarebbero nate».

D’accordo con l’assessore il senatore Lucio Toth, vicepresidente della Società: «Ora le società degli esuli devono fare della storia e della ricerca la loro priorità, altrimenti rischiano di perdere significato».

Giovanni Tomasin su Il Piccolo del 13 novembre 2009

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