Teodoro De Lindemann, pediatra nei Preventori di Sappada coi bimbi dell’esodo

Il dottor Teodoro De Lindemann, illustre pediatra triestino, acquisì tante benemerenze nel mondo degli esuli. Pur avendo lasciato per raggiunti limiti di età la direzione dei Preventori antitubercolari di Sappada nel Cadore, infatti, ne fu il presidente del Consiglio di vigilanza e continuò assiduamente ad occuparsi dei due Istituti. Quello maschile era intitolato alla “Dalmazia”, mentre quello femminile era il “Venezia Giulia”. All’inizio dell’esperienza educativa e socio-sanitaria le sedi erano presso vecchie case sappadine, poi vennero costruiti degli edifici appositi, come già scritto nel 2016. Il preventorio “Dalmazia” è del 1953-1954 e quello intitolato alla “Venezia Giulia”, è del 1960-1964. Ambedue gli edifici sono su progetto dell’ingegnere Angelo Morelli De Rossi di Udine. Al progetto del 1960 ha operato anche Diomede Morossi. Dal 1979 gli edifici che accoglievano i bimbi dell’esodo giuliano dalmata sono passati in gestione dall’Opera Diocesana di Assistenza (ODA) di Trieste, presieduta da don Pasquale Crivici. Dopo il 2000 circa, i fabbricati sono in stato di abbandono. 

Tralasciando le omonimie, Teodoro De Lindemann, nacque a Trieste nel 1892 da Alessandro, come si legge nella “Rubrica alfabetica della Gente di mare” del locale Archivio di Stato. Nel 1922, esercitò a Trieste la professione di medico, emettendo dei certificati sullo stato di salute, tra gli altri, di Monsignor Carlo Musizza. Appassionato di montagna, De Lindemann frequentò la Scuola Nazionale di Alpinismo “Emilio Comici” di Trieste nel 1935 e nel 1939. Promosse, nel 1947, l’apertura dei due collegi montani, assieme a Aldo Clemente, Segretario Generale dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati dal 1947 al 1985. Da allora, centinaia sono stati i bambini fiumani, istriani e dalmati e gli ultimi, più recenti, figli di lavoratori rimpatriati dall’Africa, a trovare nei soggiorni di Sappada, oggi in provincia di Udine, l’ambiente adatto per la loro crescita umana e civile. Aldo Clemente, già nel 1945, poco più che ventenne, fondò a Trieste un Collegio per orfani di guerra e il primo preventorio antitubercolare femminile di Sappada in una casa già esistente. 

Cima Sappada, Orfani di guerra e bimbi dell’esodo, primavera 1951. Collezione Mario Trippari

Fu lo stesso dottor De Lindemann, come riporta «L’Arena di Pola» del 16 dicembre 2014, ad impostare l’attività dei due Istituti all’aria aperta, per i bimbi gracili degli italiani esuli d’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Molte famiglie di quei bambini, negli anni ’50, alloggiavano nelle baracche dei Campi profughi. Per i bambini dei preventori, oltre alla scuola erano previsti esercizi ginnici con partecipazione agli sport invernali, con un’impostazione didattica sempre aperta e moderna, confermata dai ricordi degli ospiti di allora.

Aldo Clemente ed il dottor Teodoro De Lindemann visitarono alcuni preventori esistenti in Veneto che permisero loro di avere utili indicazioni. Teodoro de Lindemann fu il Direttore Sanitario dei due Istituti di Sappada che ospitarono centinaia di esili bambini dai 5 ai 12 anni. Sono poi da ricordare le Case del Fanciullo, sorte sull’esperienza dei ricreatori triestini, che ospitarono anche sezioni di scuola materna. Oltre che a Trieste, le Case del Fanciullo sorsero a Busto Arsizio, Monfalcone, Carpi, Catania. Infine l’Università: fu creata una Casa per gli universitari in una apposita villa a Trieste. Come ha ricordato tuttavia Paolo De Luise, nel Villaggio San Marco, a Fossoli di Carpi, in provincia di Modena, l’istituzione non era nota col nome di “Casa del Fanciullo”, ma semplicemente come asilo e scuola elementare.

“Complessivamente l’attività edilizia dell’Opera Profughi in Italia ha riguardato 7.733 alloggi – ha scritto Aldo Clemente nel 2014 – in più lo Stato, con apposito provvedimento legislativo, riservò alla categoria dei profughi il 15% dei nuovi alloggi popolari”.

Teodoro De Lindemann morì a Firenze nel 1975, dove si era recato per una delle sue frequenti prese di contatto con il mondo medico scientifico. A Sappada e a Trieste egli lasciò un profondo vuoto. Ai funerali, con il segretario generale dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi, intervenne una rappresentanza dei Preventori di Sappada e delle istituzioni triestine dell’ente stesso. Riguardo ai Preventori, infine, si ricorda che la loro vicenda è riportata pure in una pagina nel Calendario parrocchiale di Sappada del 2023. 

Sappada, Preventorio “Venezia Giulia” sito in più basso in borgata Lerpa. Foto: Elio Varutti

I ricordi dei ragazzi dei Preventori – Mario Trippari ha esordito: “Oggi voglio ricordare il dottor Teodoro De Lindemann, il medico dei Preventori di Sappada”. Isabella Passarella ha aggiunto: “Mi ricordo il dottor Teodoro come una bella persona, era lui che ci faceva le lastre ai polmoni, le vaccinazioni, era un medico d’altri tempi. Lo ricordo con molto piacere, anche se quel periodo lontano dai miei genitori e fratelli è stato triste”.

Ugo Ghersini ha ricordato il dottor De Lindemann perché “a volte veniva con il figlio, anch’egli medico, appassionato di vela e ci portò dei film realizzati nel Quarnaro e ricordo che la direttrice, prima della visione ci aveva coinvolti in una lezione di geografia rivelatasi molto utile anche per capire i filmati. Grazie al dottor Lindemann per il suo valido operato. Sono poi grato a chi ci ha accolti, curati ed accuditi e ha permesso di istruirci e di formarci per un avvenire lavorativo. Qualche maestra non era perfetta, ma io preferisco guardare alla maggioranza di loro che erano pazienti, premurose e che hanno colmato il vuoto della distanza affettiva dai nostri familiari, un saluto, lo voglio rivolgere al cielo alla direttrice Maria Escher, anche lei si dedicò molto a noi”.

C’è chi ricorda i fatti positivi e chi quelli negativi, tipo le punizioni delle vigilatrici, come i piegamenti, o come la scodella del latte rovesciata in testa alla bambina che non riusciva a sopportare il velo di panna creatosi sulla bevanda bollente. Milva Freddie Mimì, riferendosi al periodo 1968-1973, ha spiegato: “Vogliamo anche parlare delle signorine dette: Sine. Una di loro mi ricordo che aveva un po’ la bocca storta e lei mi diceva sempre: Tu non andrai mai a casa, resterai qui. Succedeva quando la mia mamma non veniva a trovarmi. Poi dovevo andare a sciare e, all’ultimo minuto, niente perché dicevano che ero troppo vivace, quindi mi mettevano sempre in castigo. Io che ne sapevo come comportarmi se venivo sempre sgridata?”.

Grazia Sossa ha scritto, infine, riguardo ai canti dell’alza ed ammaina bandiera nei Preventori di Sappada: “Una è da Fiume da Pola e da Zara… / L’Italia, la Patria immortale / Ci accolse materna affettuosa / Fuggiti dal suolo natal / Lasciammo piangendo le case / Le chiese e il nostro bel mar… / Soltanto il leon di San Marco / Rimase lassù a vigilar. / Ogni colonia la sua bandiera / coi sacri simboli conserverà / Finché sul suolo sacro all’Italia / La grande Madre ritornerà”.

Conclusioni – Questo articolo è sorto per ricordare un grande pediatra, non mi sarei mai immaginato che ne sarebbe uscita una pedagogia degli oppressi in salsa istriano dalmata.

Fonti digitali – Si ringraziano gli intervistati per il racconto esclusivo della loro esperienza di crescita umana mediante dei messaggi in Facebook nel gruppo dei Preventori Venezia Giulia e Dalmazia.

– Paolo De Luise, Pirano 1949, esule a Carpi (MO), messaggi in Messenger del 25 agosto 2023.

– Milva Freddie Mimì, Chioggia (VE) 1961, messaggi in Messenger del 26 agosto 2023.

– Ugo Ghersini, Taranto 1952, con papà di Pola, vive a Parma, post del il 25 agosto 2023.

– Isabella Passarella, veneta di nascita lombarda d’adozione, a Sappada dal 1958 al 1961, post del 25 agosto 2023.

– Grazia Sossa, esule di Zara a 2 anni, vive a Lesina/Hvar (Croazia), a Sappada alla fine degli anni’50, post del 16 gennaio 2023.

– Mario Trippari, Trieste 1946, messaggi in Messenger del 24 agosto 2023. Con mamma di Lindaro/Lindar, frazione del comune di Pisino (Croazia). Volontario all’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-Fiumano-Dalmata (IRCI) di Trieste.

Cenni bibliografici e del web

– Aldo Clemente, “Agli Esuli Istriani Fiumani Dalmati” «La Nuova Voce Giuliana», XIV, n. 315, 16 dicembre 2014, p. 4-5.

– “Aldo Clemente ci ha lasciato a Roma”, «La Nuova Voce Giuliana», XIV, n. 315, 16 dicembre 2014, p. 4.

– “Allievi della scuola ‘Emilio Comici’ con l’anno di frequenza ai corsi”, «Alpi Giulie», anno 113, n. 2, 2019, pp. 161-180.

– Archivio di Stato di Trieste, Capitaneria di Porto di Trieste, Rubrica alfabetica della Gente di mare, (primi del ‘900).

– “Festa di chiusura a Carpi”, «L’Arena di Pola», n. 551, 15 luglio 1958, p. 2.

– Paulo Freire, La pedagogia degli oppressi, Milano, Mondadori, 1971.

– “Lacrime d’esilio, Teodoro De Lindemann”, «L’Arena di Pola», n. 1913, 18 novembre 1975, p. 327.

– Annarita Lepre (a cura di), Archivio di Mons. Carlo Musizza (1889-1976). Inventario, Sovrintendenza Archivistica per il Friuli Venezia Giulia, Biblioteca pubblica del Seminario Teologico di Gorizia, Gorizia, 2015.

– E. Varutti, Preventori antitubercolari di Sappada per esuli istriani, on line dal 26 luglio 2016 su eliovarutti.blogspot.com/

– Der Rèchte Pfòrar, don Gianluca Molinaro, “Colonie, kinderheime e preventori”, «Plodar Kirche Kolènder 2023», Sappada/Plodn.

Ricerca di Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Lettori: Ugo Ghersini, Marco Birin, Sergio Satti (ANVGD Udine) e la professoressa Paola Quargnolo. Aderiscono: il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo. Analisi e Networking di Maria Iole Furlan e E. Varutti. Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. 

Fonte: Elio Varutti – 26/08/2023

 

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