Il 9 novembre 1989 cadeva il muro di Berlino e il suo crollo si trascinava dietro anche il comunismo. Qualche giorno dopo, il 22 novembre – oggi cadono i venti anni – il segretario dell’Msi Gianfranco Fini guidò una delegazione di parlamentari e aderenti al Fronte della gioventù che a Gorizia intendevano abbattere il muro della Transalpina che dal 1947 divideva Gorizia da Nova Gorica e l’Italia dalla Jugoslavia. È stata la famosa giornata della picconata che Fini diede al muretto che reggeva la rete della Transalpina.
Un gesto simbolico che nell’obiettivo di Fini, presentatosi con la fascia blu di parlamentare europeo, era quello di invitare anche la Jugoslavia, che da nove anni era orfana di Tito, ad abbandonare il comunismo.
La manifestazione alla Transalpina non era stata autorizzata dalla Questura, che aveva ripiegato nella più discreta piazza Medaglie d’oro, ma Fini raggiunse la Transalpina a piedi lungo via Cattarini. E così mise nei guai l’allora segretario provinciale dell’Msi, Adriano Ritossa, processato per manifestazione non autorizzata e assolto solamente in appello.
Ma ci fu alla Transalpina anche un momento di gazzarra che richiese l’intervento della Celere di Padova, per bloccare alcuni giovani del Fronte che stava salendo sulla Rete e lanciavano coccarde tricolori al di là della rete dinanzi ai ”graniciari” che osservavano un po' incuriositi la scena.
Muro e rete vennero tolti il 12 febbraio 2004 tre mesi prima dell’ingresso della Slovenia nella Ue e tre anni prima dell’abbattimento dei confini, avvenuto la notte del 20 dicembre 2007. (fra. fem.)