Toše Proeski, popstar macedone, è morto nel 2007 in un incidente stradale durante un tour in Croazia. Quella stessa mattina a Lubiana centinaia di fan in lacrime hanno portato mazzi di fiori per commemorare la scomparsa del loro idolo.
I Balcani sono ricchi di gruppi etnici e religiosi apparentemente molto diversi tra loro. Differenze ampiamente sottolineate dalle difficili riorganizzazioni territoriali degli ultimi vent’anni nonché da vicende politiche più recenti come, per esempio, il rifiuto dei cittadini kosovari di etnia serba di votare alle elezioni di metà novembre.
Un’indagine del quotidiano online Slate mostra però anche l’esistenza di una Jugosfera: un patrimonio comune profondamente radicato che unisce Bosnia Erzegovina, Croazia, Kosovo, Repubblica di Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia. Un patrimonio culturale, culinario e musicale, ma anche economico.
Dall’abbattimento delle barriere doganali nel 2002 i grandi oligarchi hanno avviato commerci e imprese trans-regionali. La lotta alle mafie è stata condotta attraverso la collaborazione tra le forze di polizia dei vari stati, proprio perché la criminalità è stata tra i primi a sfruttare questo terreno comune. Oggi il Consiglio per la cooperazione regionale sta portando avanti un paziente lavoro di formazione per funzionari, dirigenti e poliziotti di tutti gli stati. E molte infrastrutture, come la rete elettrica e i binari ferroviari, superano i confini.
Intanto la Jugosfera ha anche la sua pagina su Facebook, forse una prova che gli abitanti della ex Jugoslavia stanno cercando le radici comuni e comprendendo che la via più rapida per essere accettati nell’Unione europea è costruire un cooperazione interregionale.