Molti sono i titoli pervenutici recentemente di argomento giuliano-dalmata: i volumi spaziano dalla narrativa alla poesia, dalla storia all’archivistica, …
Ne diamo, di ciascuno, suddivisi per discipline, una breve presentazione, certi di fornire ai nostri «internauti» e ai nostri lettori alcuni suggerimenti utili anche in vista delle prossime festività: regalare un libro, e per di più un libro che tratti di storia, di paesaggi, di memorie delle regione adriatiche, è un servizio reso alla conoscenza della cultura giuliana e dalmata nei suoi molteplici aspetti.
Buona lettura, dunque!
• Pubblicistica
Giannantonio Paladini, Istria e Dalmazia
a c. di A. Cuk e T. Vallery, ANVGD-Comitato Prov.le di Venezia, Alcione Editore, Venezia 2009, pp. 190, Euro 12,00.
Docente per oltre 30 anni di Storia Moderna e Contemporanea nell’Università Ca’ Foscari di Venezia, scomparso nel 2004, Paladini fu personalità tutt’altro che secondaria del mondo accademico nazionale nella fase cruciale tra gli anni Sessanta e Settanta. Di orientamento riformista, fu oltremodo sensibile alla questione della divulgazione extra-accademica della storia, tanto da privilegiare da un certo momento in avanti l’attività pubblicistica. Questo volume raccoglie una serie significativa di suoi articoli apparsi tra gli anni Ottanta e Novanta su “Il Gazzettino”, tutti dedicati alla questione giuliana, ponendosi con il suo interesse di storico tra gli antesignani di un qualificato intervento a favore della memoria e della ricerca nell’ambito, rimosso e trascurato, dell’identità italiana nei territori orientali.
• Storia contemporanea
M. Bucarelli, L. Monzali, Italia e Slovenia, Edizioni Studium,
Roma 2009, pp. 222, Euro 21.
«A più di quindici anni dalla sua dissoluzione – scrive Luciano Monzali nel capitolo I del volume -, rimane viva nella coscienza di molti italiani la presunta esistenza della Jugoslavia», di contro al dinamismo degli ambienti imprenditoriali e bancari che invece hanno saputo cogliere le opportunità di mercato offerte dal nuovo assetto statuale dei Paesi confinanti. Dunque questa raccolta di saggi firmati da autori diversi si propone di ri-contestualizzare i rapporti italo-sloveni a partire dall’esodo dall’Istria, passando attraverso le fasi della disgregazione della Federativa e le relative implicazioni internazionali, per giungere infine al quadro economico-commerciale degli scambi tra Italia e Slovenia. Un volume che potrebbe definirsi “a tema”, essendo esplicita la volontà dei curatori di fornire uno strumento di conoscenza volto a favorire il confronto e la dialettica a fronte delle grandi sfide economiche e geo-politiche dello spazio europeo nel XXI secolo.
• Topografia e cartografia
Università Popolare di Trieste, Coordinamento Adriatico, Istituto Geografico Militare
La toponomastica in Istria, Fiume e Dalmazia. I. Profili giuridici
A c. di G. de Vergottini e V. Piergigli
Edizioni Istituto Geografico Militare, pp. 239, s.l., s.i.p., 2009.
La valorizzazione della toponomastica storica italiana dell’Istria, di Fiume e della regione dalmata in assenza di uno studio sistematico di riferimento, questo è lo scopo della ricerca condotta da studiosi italiani e non, coordinati dai curatori, al fine di ricostruire la cartografia dell’Adriatico orientale dalle origini alla metà del XIX secolo. «La lingua e la toponomastica italiana rappresentano […] – scrive Giuseppe de Vergottini nella sua Introduzione – uno strumento indispensabile per il tentativo di mantenere, attraverso la tutela giuridica, l’identità italiana di popolazioni autoctone». Si tratta pertanto, come rimarcano i curatori, del primo «repertorio corretto e completo» frutto di un «complesso lavoro di censimento e catalogazione dei toponimi», anche con l’ausilio della preziosa cartografia dell’autorevole Istituto Geografico Militare.
• Memorialistica
Lino Vivoda, Quel lungo viaggio verso l’esilio. Pola-Ancona-Bologna-La Spezia, Edizioni Istria Europa, Imperia 2008, pp. 62, s.i.p.
Esule da Pola, l’Autore trascrive in questa pubblicazione il suo viaggio di profugo dal capoluogo istriano, assegnato dal trattato di pace del 1947 alla Jugoslavia, attraverso diverse città italiane sino al campo profughi allestito (ma è un eufemismo) nella caserma Botti di La Spezia, dove egli è vissuto con la famiglia per ben 8 anni. Un contributo di ricordi, questo, che permette ancora una volta di percepire la durezza della condizione di esule nell’Italia devastata dalla guerra recente, spesso insensibile se non ostile ai connazionali scampati alle violenze delle bande di Tito.
Un racconto in “presa diretta”, questo, ancorché di oltre 60 anni addietro, che riesce a comunicare l’enormità di quegli eventi che videro un’intera città svuotarsi in poco tempo della sua popolazione, italiana di nascita, italiana per dolorosa scelta.
• Fotografia d’epoca
Zara. Una città tra storia e leggenda, a c. di G. Bambara e A. Cepich, Vannini Editrice, Gussago (Brescia) 2009, pp. 216, Euro 24.
La fotografia come documento storico, come “occasione” di memorie richiamate da una scena che più non esiste, perché è esistita soltanto nel momento dello scatto. Un volume tutto di immagini, questo pubblicato in seconda edizione riveduta ed ampliata e in elegante veste, che attinge dagli archivi personali di Gino Bambara, Ezio Biglino, Antonio Cepich e Giorgio Giadrini. È la Zara degli anni Venti, con le sue eleganti Rive, i suoi straordinari monumenti d’arte, il suo teatro lirico, gli ufficiali e i soldati d’Italia, le navi della Marina, la visita dei Reali nel maggio 1922.
Ed anche con la riproduzione delle locandine del Teatro Verdi, con esecuzioni e compagnie di prim’ordine e un cartellone non secondo ai migliori teatri, ed infine con la documentazione dei terribili bombardamenti del 1943-’44. Un atto d’amore non soltanto per i zaratini e la loro città scrigno di tesori offesi e di vite perdute, ma un dono per chiunque sappia trarre dal racconto per immagini il senso della storia.
• Civiltà letterarie
Nedjeljka Balić-Nižić, Scrittori italiani a Zara, a c. di R. Tolomeo, Società Dalmata di Storia Patria, Il Calamo, Roma 2008, pp. 178, Euro 15.
«Un profilo a tutto tondo di questi intellettuali dalmati e dei loro legami letterari con il mondo culturale italiano», così definisce Rita Tolomeo il saggio della studiosa croata tradotto a cura della Società Dalmata di Storia Patria e dedicato ad alcune delle più rappresentative figure della cultura letteraria zaratina tra Otto e Novecento e sino alla Prima guerra mondiale. Dai profili delle singole personalità rievocate emerge un ambiente culturale di pregevole livello e di notevole vivacità, determinata anche al «loro esser figli di una realtà più complessa, di incontro, prima che di scontro, di eredità culturali molteplici» (Tolomeo), pur nella fedeltà alla civiltà letteraria di appartenenza, l’italiana, ed alla storia intesa come fonte e sigillo di italianità.
• Narrativa
Daria Camillucci, Il confine di Tito, Ibiskos Editrice, Empoli 2007, pp. 122, Euro 15.
Nata a Trieste, giornalista, l’Autrice ambienta la sua storia tra il 1979 e il 1980, anno della morte di Tito, della quale sono protagonisti una donna triestina ed un uomo sloveno intriso di pregiudizi anti-italiani: sullo sfondo, i primi segnali dell’inquietudine seguita oltreconfine alla scomparsa del Maresciallo. Un rapporto, quello narrato da Daria Camillucci, costantemente segnato da un «inestinguibile duello», irrimediabilmente carico di tensioni e di sottili prepotenze, fino alla salvifica fuga della donna, che decide di riprendersi il suo cuore, inutilmente rotolato di là dal confine.
Fausta Maria Milli, Straniero, Albatros Il Filo, Roma 2009, pp. 281, Euro 19,00
Di origine istriana, l’Autrice si cimenta con un romanzo ambientato fra Trieste, Montona e Capodistria in due periodi storici salienti per le regioni orientali, la Prima guerra mondiale e l’occupazione jugoslava del 1945. Nel racconto si dipanano le vicende di famiglie e individui travolti dai conflitti bellici ed etnici, animati da sentimenti e passioni che le violente contrapposizioni mortificano ma non sopprimono. Fausta Maria Milli conduce con abilità i racconti paralleli, i cui protagonisti devono confrontarsi con le asprezze e i rischi di contesti e tempi disumani.
• Poesia
Diego L. Bastianutti, Per un pugno di terra, Zeisciu, Magenta 2006, pp. 239, s. i. p.
Nato a Fiume nel 1939, emigrato nel 1952 con la famiglia negli Stati Uniti, docente nella Queen’s University di Kingston (Ontario), Bastianutti è, come suol dirsi, un “addetto ai lavori”, un autore colto per il quale la poesia non è una rima baciata ma studio costante e un confronto inesausto con la parola. Questa silloge può considerarsi una sorta di autobiografia, non ripiegata su stessa perché si misura con il percorso esistenziale di un esule, di un profugo la cui essenza è universale, e in quanto – come scrive l’Autore – «ho cominciato […] a capire che non voglio esser schiavo di una memoria ossessiva del mio passato». In realtà il tema e la condizione dell’esilio è un filo sottotraccia della sua poesia, e così «[…] i ricordi che in me si addensano/accolti forse in lacune di memoria/di una vita discontinua,/come note di un frammento/hanno in me atavica risonanza/e ravvivano in tardo autunno le spighe di sogni mai colte/maturate in freddo esilio […]».
L’edizione è bilingue italiano/inglese, forse perché – annota il prefatore, Sergio Maria Gilardino – «l’esilio della sua carne egli non vuole che diventi anche quello della sua poesia».
La poesia dialettale istriana, a c. di P. Ferro Mosca, Alcione Editore, Venezia 2009, pp. 159, Euro 12,00.
La curatrice, esule da Pola, ha riunito in questo godibile volume composizioni di noti autori del Novecento e contemporanei, da Virgilio Giotti a Loredana Bogliun, da Ester Barlessi a Bepi Nider, da Lidia Delton ad Adriano Sansa. Tutti, pur con accenti e intonazioni diversi, rinviano ai temi dell’esodo e della memoria, trasferiti sul registro famigliare e domestico del dialetto. «Con il dialetto – chiarisce la curatrice – gli scrittori aderiscono in maniera più efficace alla rievocazione del paesaggio dell’infanzia, al paese perduto e trasfigurato dai ricordi». Con il linguaggio materno dunque, questi autori dialogano con la scena sempre viva del prima memoria, composta indelebilmente dalla tenerezza quieta delle rievocazioni e dalla frattura urticante dell’esilio.
Oscar Venturini, Frammenti di pensiero, Il Coriandolo, Trieste 2008, pp. 67, s. i. p.
Di professione grafologo, l’Autore ha abbandonato per una volta la sua veste professionale per svelarsi mediante la più sincera (e pericolosa) forma di espressione, la poesia. «Sento il canto del mare, attorno, la chiglia della barca segna il tempo.//La costa ondeggia verde sotto il cielo, solo ieri ha fiorito i suoi germogli» (da Litorale istriano).