BARI – Col mare dentro. E’ così che scrive Enrica Simonetti, autrice di Luci sull'Adriatico. Fari tra le due sponde (pp. 112, euro 12.00). Appena pubblicato da Laterza come il precedente lavoro del 2005 sui Fari d’Italia , il volume sarà presentato nella libreria della casa editrice oggi alle 18. Accanto all’autrice, Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo della Regione Puglia che ha promosso l’iniziativa editoriale. Pagine come rotte; prua e penna orientate verso l’Adriatico. Da Santa Maria di Leuca sino a Trieste, passando da Cattaro, Molfetta, Sveti Andrija, Tremiti, Pelagosa e da altri ventiquattro fari, attivi o abbandonati. Totem per tribù di naviganti. Questa volta, con Luci sull’Adriatico , volumetto che costringe questo mare nello spazio di un paio di mani un po’ sacrificando belle immagini di archivi diversi, l’autrice sembra voler ricucire presente e passato, storia ufficiale e storie minime, sconosciute o dimenticate, dai lembi delle due coste di questo grande fiordo, da Corfù a Leuca.
Terre così vicine geograficamente ma così lontane per i governi che le hanno rette. Il viaggio diventa allora il botta e risposta tra sorelle diverse che parlano quattro differenti lingue e comunicano con questi grandi occhi luminosi. Una staffetta tra due coste frontaliere che appartengono oggi a sei diverse nazioni ma dai vecchi con le stesse rughe, in cui riconoscere i propri vecchi. E poi stessi colori, stessi fiori. La Simonetti ne racconta. Raccoglie albe e tramonti di queste estreme cattedrali di multipli di finis terrae che hanno tradotto l’antico fuoco di chi nell’antichità segnalava la terraferma in un fascio di luce. Fari come quello settecentesco di Rimini progettato da Luigi Vanvitelli. O quello di Veli Rat, spiega ancora la Simonetti, sulla punta settentrionale di Dugi Otok, l’Isola Lunga che sta di fronte a Zara, da cui si scorge l’arcipelago delle Incoronate: «potrebbe essere dolce come una torta visto che i muri della sua torre sarebbero stati edificati amalgamando con il bitume diecimila albumi». Fari che hanno fatto la felicità di quelli che la Simonetti chiama «custodi della luce», sacerdotesse come l’unica donna fanalista d’Italia che nel Gargano, nella casa nel faro di Torre Preposti, ha vissuto sola per vent’anni. Luci sull'Adriatico è, dunque, un gradevolissimo petit tour in quest’ascella del Mediterraneo.
La veste editoriale è quella di una guida. Sorta di avviso ai naviganti per i riferimenti tecnici nelle schede su ciascuna architettura (coordinate geografiche, altezza e portata nominale del fascio di luce). Sorta di breve Histoire de l’Adriatique , quella firmata da Pierre Cabanes con la prefazione del medievista Jacques Le Goff, pubblicato dalle Editions du Seuil (Paris) nel 2001: autore e casa editrice che con Laterza sono in stretto dialogo. Sarà che i fari illuminano scritture. Viene da pensare a Robert Luis Stevenson, mix di sangue scozzese e mare, nipote e figlio di una dinastia di costruttori di fari che rinnegò la tradizione familiare per diventare l’autore dell’ Isola del tesoro e che gli indigeni di Samoa chiamavano Tusitala, narratore di storie.
Maria Grazia Porcelli