L’implosione della Jugoslavia e il sogno di una Dalmazia indipendente

I documenti qui riportati dimostrano che, alla disintegrazione della Jugoslavia del 1991, alcuni italiani di Dalmazia profughi in patria aspirassero, nientemeno, che all’indipendenza della loro terra d’origine. Le lettere seguenti furono indirizzate all’avvocato Pietro Serrentino (1921-2010), nato a Zara ed esule a Jesolo Lido (VE); fanno parte della Collezione di Franca Balliana Serrentino. Autore delle missive è il dottor Ameglio Gradi, zaratino riparato a Siena. Gradi è pure referente, per la provincia di Siena, dell’Associazione Nazionale Reduci e Rimpatriati d’Africa (ANRRA). È poi socio dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia (UNUCI), sede di Siena.

“Io sono per un governo dalmata in esilio – ha scritto Ameglio Gradi – che chieda all’Unione Europea una Dalmazia stato franco/europeo e perché esista una Bosnia-Erzegovina stato indipendente, perché i suoi territori non vadano a gonfiare la Croazia e la Serbia” (Lettera a Pietro Serrentino, 17 agosto 1992).

A qualcuno potranno sembrare ipotesi ingenue, indifendibili sul piano diplomatico e, soprattutto, su quello militare, eppure ci fu un grande dibattito su tali lettere circolari. Il tema dell’indipendenza dalmata fu noto a vari personaggi del tempo, come Massimo Barich, Silvio Cattalini, Renzo de’ Vidovich, Ottavio Missoni, Miriam Paparella Bracali, Elio Perissi, Antonio Pitamitz, Alfredo Puccinelli, Nerino Rismondo, Maria Vittoria Barone Rolli, Tullio Vallery e Giorgio Varisco. Essi, o i loro familiari, sono menzionati nelle corrispondenze di Ameglio Gradi riguardo al tema, come pure è menzionata la rivista «Zara», diretta da Nerino Rismondo.

Ecco la lettera-manifesto sull’indipendenza dalmata, datata a Siena il giorno 8 agosto 1992. Ameglio Gradi la indirizzò al sindaco ed al Consiglio del Comune di Zara in esilio (Collezione Franca Balliana Serrentino).

“Nel Consiglio del Libero Comune di Zara in esilio vi è il Sindaco ragusino, il Vice sindaco zaratino, i Consiglieri, che conosco io, sono zaratini Rismondo e Trigari, mentre Mattarelli [Eugenio?, NdR] è bocchese; insomma vi è rappresentata tutta la Dalmazia.

Che si aspetta a chiamarla Regione Dalmata in esilio, o meglio Stato Dalmata in esilio, con un governo? E a presentarci come tali all’Unione Europea ed alle Nazioni Unite per dare il nostro contributo per la sistemazione della ex Jugoslavia e della Dalmazia?

La Dalmazia in mano ai croati costringe la Bosnia-Erzegovina e la Serbia e gli altri stati all’interno ad essere tutti economicamente vassalli della Croazia per il possesso delle coste e dei porti. La Croazia è entrata in possesso della Dalmazia per le violenze degli Asburgo verso i dalmati, violenze esercitate per mezzo del servilismo dei croati verso l’Impero Austriaco e non per altri meriti. È ora che facciamo sentire la nostra voce, ma non come italiani, l’Italia ci ignora o ci rifiuta, ma come dalmati in esilio (Regno di Dalmazia).

L’esilio dei dalmati iniziò nel 1797 con il trattato di Campoformio. I primi dalmati in esilio si naturalizzarono nei vari stati dell’Italia di allora, compresi quelli che per motivi di lavoro si trovavano già trapiantati nella Penisola, non dimentichiamo che i dalmati erano un popolo marinaro, che i commerci li portavano a stabilirsi in tutti il mondo, ma che continuavano ad essere dalmati delle Repubbliche di San Marco e San Biagio [Ragusa, NdR]. Dal 1797 o dal 1814 dovettero scegliersi un’altra Patria, se non dichiararsi sudditi degli Asburgo.

Approfittiamo del disordine attuale, perché la Dalmazia divenga uno stato franco sotto l’egida dell’Unione Europea, o dell’ONU. Facciamoci avanti proponendo questa soluzione, prima che l’ONU e la Unione Europea riconoscano ai croati i confini amministrativi, come confini dello Stato croato, o che la nostra terra venga divisa tra Montenegro, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Croazia, con il rompicapo dell’appartenenza delle isole.

Finita la guerra per l’indipendenza della Bosnia, la Bosnia, la Serbia, il Montenegro e la Croazia cominceranno la guerra per il possesso di Zara, Sebenico, Spalato, Ragusa e le Bocche [del Cattaro] e guardate che tutti questo porti sono molto più vicini a Sarajevo e a Belgrado piuttosto che a Zagabria ed i croati non vorranno mollarli, perché fonte della loro ricchezza.

Il Sindaco del Comune di Zara in esilio è ragusino ed i ragusini godevano di una grande fama di essere dei fini diplomatici. Coraggio! Ora, o mai più.

Gradi Ameglio”

In conclusione si riproduce un’altra lettera del medesimo autore diretta a Puccinelli e inviata in copia a molti altri dalmati per ribadire gli stessi argomenti.

“Ti scrivo come segretario del Libero Comune di Zara in esilio e ti rimetto, qui dietro copia della lettera che ho rimesso a Missoni, Luxardo, Rismondo, Serrentino, Trigari e Mattarelli. (…) Vedo che il consigliere Barich e lo zaratino de’ Vidovich hanno un’opinione del problema dalmata come la mia. Costituiamo uno Stato di Dalmazia in esilio e facciamoci avanti al Parlamento europeo, perché la Dalmazia non faccia parte della Croazia, ma sia il primo stato franco dell’Europa unita, con moneta europea, ove la prima lingua sia il croato, la seconda l’italiano e la terza il tedesco. Quali conseguenze ha avuto la mozione approvata dall’assemblea del 29.9.1991, presentata da Renzo de’ Vidovich?” (Lettera di Ameglio Gradi a Alfredo Puccinelli, 14 agosto 1992). 

Aggiornamento del 20/02/2024 – È in seguito giunta la seguente lettera da parte di Franco Luxardo, già Presidente dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio, che è stata pubblicata L’impegno degli esuli dalmati per Zara durante la guerra nella ex Jugoslavia e qui riportiamo integralmente:

Lettera di Franco Luxardo su “L’implosione della Jugoslavia e il sogno di una Dalmazia indipendente – ANVGD”

Gentile Sig.ra Bruna Zuccolin, Presidente ANVGD Udine,

ci viene segnalato l’articolo di cui sopra, apparso di recente sul vostro sito. Contiene alcuni errori, che Le saremo grati fossero segnalati agli estensori per essere corretti.

In sintesi: Pag. 1 : il sig. Ameglio Gradi non è mai stato “segretario del Libero Comune di Zara”. Ha solo scritto un anno dopo i fatti alcune lettere ad esponenti dalmati.

Pag. 2: la lettera 14.8.1992 riprodotta nell’ultimo capoverso è stata probabilmente male interpretata dal prof. Varutti. Nella frase “Ti scrivo come segretario del Libero Comune di Zara…”  il Gradi non qualificava sé stesso, ma si rivolgeva ad Alfredo Puccinelli, allora già ex-segretario del Libero Comune, per sollecitarne l’interesse. Avrebbe forse dovuto scrivere “ti scrivo, dato che sei il segretario…”.

Il Segretario Generale del Libero Comune era nel 1992 il dr. Giorgio Varisco. Né lui né io (vice-sindaco) ricordiamo quelle lettere.

Forse potrà interessare agli estensori dello studio il nostro pensiero: il sig. Gradi era probabilmente uno dei tanti, zaratini e non, che nel 1991-1992 scrivevano al nostro Libero Comune avanzando proposte e sollecitando soluzioni. Erano mossi dal clamore giornalistico sulla guerra scoppiata nella ex Jugoslavia e in particolare in Dalmazia, senza rendersi conto della realtà dei fatti. – Il Comune in quei mesi era fortemente impegnato, con tutti i suoi esponenti, a raccogliere aiuti umanitari per la città di Zara bombardata da terra: in meno di un anno fummo in grado di spedire 43 container e – fatto importante vista la corruzione imperante nelle zone di guerra –  distribuire equamente i carichi alla popolazione.

Il secondo fronte era quello interno: la politica romana doveva essere sensibilizzata. Di conseguenza, incontri, messaggi, articoli sulla stampa sull’arte italiana in pericolo, sulle Comunità degli Italiani che aiutavamo a nascere (nessuna esisteva allora in Dalmazia!), e via così.

Non la disturbo oltre, La ringrazio per l’attenzione e, in attesa di cortese conferma, Le faccio i migliori auguri per il Suo lavoro all’ANVGD di Udine.

Molto cordialmente,

Franco Luxardo
Torreglia (Padova)
E-mail del 15 febbraio 2024 all’ANVGD di Udine

Riunione dalmata poco prima del crollo della Jugoslavia. Tra gli altri: Silvio Cattalini, da sinistra, Pietro Serrentino, Giovanni Puccinelli, Nerino e Maria Rismondo, Ottavio Missoni, Massimo Barich, Benny Pecota e Renzo de’ Vidovich, 1988. Collezione Franca Balliana Serrentino

Conclusioni – Scopo della pubblicazione è riportare un pezzo di storia dibattuta, pur se limitata alle persone citate. È noto che, dal 1975, fu proprio l’ingegnere Silvio Cattalini, nato a Zara, a proporre il dialogo con gli italiani delle terre abbandonate, i “rimasti”, con uno spirito di pace in dimensione europea, nel rispetto dei singoli stati. Lui tracciò un solco. Quei temi sono ancor più attuali oggi. Il documento Ameglio Gradi del 1992, in conclusione, più che un atto politico, peraltro mai proclamato ufficialmente, pare essere un mera curiosità storica. 

Cenni bibliografici

 – Archivio di Stato di Ancona, copia digitalizzata della rivista «Zara» 1952-1997, fondata da Nerino Rismondo ed Antonio Tamino, consultabile in sede. Dono in occasione del Giorno del Ricordo dal Comitato Provinciale di Ancona dell’ANVGD.

– Enzo Bettiza, Esilio, Milano, Mondadori, 1999.

– “Il Club nautico in lutto per Puccinelli”, «Il Centro», Cronaca di Pescara, 29 dicembre 2015.

– Collezione Franca Balliana Serrentino, corrispondenze varie indirizzate all’avvocato Pietro Serrentino, dattiloscr., ms., 1992, oltre a vari messaggi in Messenger del 7 gennaio 2024.

– Collezione Giuseppe Bugatto Junior (Zara 1924 – Udine 2014), cartoline.

– “Perissi zaratina in TV”, «L’Arena di Pola», 7 settembre 1985, p. 6.

– Lucio Toth, Storia di Zara. Dalle origini ai giorni nostri, Pordenone, Biblioteca dell’Immagine, 2016.

– Elio Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo, 1945-2007, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato Provinciale di Udine, 2007.

Ringraziamenti – Oltre agli operatori e alla direzione degli Archivi e dei siti web menzionati, si ringrazia, per la collaborazione alla ricerca, la signora Franca Balliana Serrentino, che vive a Jesolo (VE), per aver cortesemente concesso, il 7 gennaio 2024, la diffusione e pubblicazione. Si ringraziano per la collaborazione riservata Claudio Ausilio, esule di Fiume a Montevarchi (AR) dell’ANVGD di Arezzo, Bruno Bonetti e Annalisa Vucusa (ANVGD di Udine). Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine

Progetto del professor Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Prima lettrice: Franca Balliana Serrentino, assessore alle Attività promozionali del Libero Comune di Zara in esilio. Altri lettori: Bruno Stipcevich, Claudio Bugatto, Bruno Bonetti, Claudio Ausilio, i professori Annalisa Vucusa, Ezio Cragnolini e Marcello Mencarelli. Aderiscono il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo.

Ricerche e Networking di Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/ 

Fonte: Elio Varutti – 09/01/2024

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.