di MAURO MANZIN
TRIESTE Dopo la liberalizzazione dei visti, la strada della Serbia verso l'Europa appare finalmente in discesa: «Adesso – ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini rivolgendosi al vice premier serbo Bozidar Djelic ricevuto alla Farnesina – il futuro è nelle vostre mani». Il capo della diplomazia italiana ha incontrato ieri sera a Roma Djelic assieme ad una cinquantina di cittadini serbi che stanno seguendo il loro vice primo ministro in un giro per le capitali europee dopo la recente cancellazione dell'obbligo dei visti che culminerà oggi a Stoccolma, dove il presidente Boris Tadic presenterà ufficialmente la candidatura della Serbia per l'adesione all'Ue.
«L'Italia – ha ricordato il titolare della Farnesina – è stato l'avvocato più convinto della causa serba per l'ingresso in Europa. Spero – ha aggiunto rivolgendosi a Djelic e ai cittadini serbi – che il vostro Paese entri al più presto. Noi – ha assicurato – continueremo a sostenervi per raggiungere questo straordinario obiettivo. Perchè questo è il momento giusto».
Parole accolte con grande calore da Djelic, che si è spinto a definire Frattini «il nostro eroe»: «L'Italia è un grande alleato della Serbia e ci ha garantito un sostegno eccezionale.
«Noi amiamo e ammiriamo l'Italia non solo come un Paese dove si mangia e ci si veste bene, ma come grande potenza economica e politica. Ed è per questo che oggi (ieri ndr.) abbiamo firmato anche un accordo di cooperazione scientifica e tecnologica».
La strada verso la piena integrazione in Europa «non sarà nè facile, nè veloce», ha osservato Djelic, dicendosi però «profondamente convinto» che Belgrado riuscirà ad impiegare meno di due anni per tagliare il traguardo.
Il vice premier serbo ha quindi rivolto un augurio di «pronta guarigione» a Silvio Berlusconi («Nei Balcani abbiamo imparato bene che la violenza non porta da nessuna parte», ha detto) e ha ricordato di quando il premier, durante l'ultimo incontro con Tadic, aveva scherzosamente ”avvisato” il suo interlocutore sul fatto che i rapporti tra Roma e Belgrado sarebbero peggiorati se il centrocampista serbo dell'Inter Dejan Stankovic avesse segnato nel prossimo derby con il Milan: «Ecco – ha scherzato Djelic – questo non glielo possiamo promettere. Per evitare che Stankovic segni, i rossoneri comprino un portiere serbo…».
Sempre sul filo dell'ironia il regalo che Frattini si è ritrovato tra le mani in conferenza stampa: «Berlusconi ci aveva chiesto se la nostra lingua fosse abbastanza musicale – ha spiegato Djelic -. Ecco due cd di ”Balkan Bazar” che consentiranno al premier di ascoltare un po’ della nostra buona musica…».
Poi arriva il momento del brindisi, con Frattini che alza il calice rivolto ai cittadini serbi, in giro per l'Europa finalmente senza dogane e burocrazia: «Benvenuti. Ora l'Europa è la vostra casa, e lo sarà per sempre».
Ma non tutto è così lineare. A cominciare dalla questione Kosovo con tre Paesi europei, tra cui la Spagna che sarà il prossimo presidente di turno dell’Ue, che non ne hanno riconosciuto l’indipendenza. E il fatto che l’abolizione del visto non sia stata estesa al Kosovo viene letta a Belgrado come aver già deciso l’indipendenza dell’ex provincia autonoma ancora prima della sententa della Corte internazionale in merito.
Senza dimenticare la mancata consegna al Tpi del criminale di guerra, generale Ratko Mladic, il ”boia di Srebrenica” la cui cattura, proprio in questi giorni, sembra allontanarsi. E qui l’Olanda non è pronta a fare sconti.