di MAURO MANZIN su Il Piccolo del 24 dicembre 2009
Beni abbandonati: una storia infinita, umana, politica, diplomatica e giuridica. Lo dimostra la sentenza emessa dal Tribunale di Venezia a favore dell’unica erede Paola Mattiazzi. La condanna del Foro veneto nei confronti del ministero del Tesoro si basa soprattutto sui contenuti della legge 137 del 2001, quella cosiddetta dell’”equo indennizzo” di cui fu grande fautore l’ex senatore Fulvio Camerini. Ci sono però dei distinguo. I signori in causa, infatti, lasciarono Sebenico tra il 1941 e 1943 e quindi non possono essere considerati ”esuli” nell’accezione che diamo noi normalmente a questo termine. Sta di fatto che i loro beni, come si legge sul dispositivo di sentenza, furono ”confiscati dal vincitore”, ossia dalle truppe titine. La famiglia della signora Mattiazzi, per Slovenia e Croazia, non ricade quindi nella cosiddetta ”categoria” degli ”optanti” e cioè degli esuli che dal 1945 in poi lasciarono l’allora Jugoslavia ”optando” per l’appunto per la cittadinanza e la nazionalità italiana.
La causa, comunque, non è da considerarsi di ”secondo grado”, anzi, rappresenta un precedente giuridico molto importante soprattutto perché collegato alla legge italiana del ”giusto ed equo indennizzo”. Altro il discorso per gli ”esuli veri e propri”. Lì con la Slovenia è stato raggiunto l’accordo tra Italia e Slovenia con il cosiddetto «Patto Solana» nel 1997 per cui chi aveva abitato per almeno 5 anni nell’ex territorio della Jugoslavia aveva un diritto di prelazione di cinque anni sull’acquisto da parte di cittadini italiani di beni immobili sloveni. Per i nostri esuli quasi una beffa, nessuno infatti ha mai pensato di andare a ricomprarsi ciò che era suo e di cui giustamente richiedeva la restituzione. Tutti i ministri degli Esteri che si susseguirono da quella data, a cominciare dal ministro Renato Ruggiero che nel settembre del 2001 affermò solennemente a Lubiana che «Pacta sunt servanda» ossia non vanno rivisti in Trattato di Osimo del 1975 e gli Accordi di Roma del 1981, hanno seguito la stessa politica nei confronti di Lubiana.
Altro il versante croato. Una commissione mista italo-croata sta lavorando da anni, senza risultato alcuno peraltro, sull’identificazione di eventuali casi che possano essere considerati extra Osimo e quindi di cui si possa chiedere legittimamente la restituzione agli esuli. Finora solo parole e dichiarazioni diplomatiche. La sentenza di Venezia, invece, è qualche cosa di concreto su cui si potrebbe anche cominciare a lavorare a più ampio raggio.