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24 dic – Sentenza Venezia, Toth: lo Stato dà, lo Stato toglie

«Questa sentenza può rappresentare un precedente importante per tutte le persone che hanno qualcosa da rivendicare in territori che erano italiani». È quasi un invito quello dell’avvocato Enrico Cornelio, difensore degli eredi di Giacinto Mattiazzi ed esperto della materia indennizzi.

Il suo va letto come un suggerimento agli esuli nell’eterna questione dei beni abbandonati. Un input che in effetti è tutt’altro che implicito: «Se la gente continua ad aspettare verrà liquidata con criteri assurdi (nel caso di cui si riferisce qui sopra, un perito nominato ad hoc ha invece ricalcolato il valore dei beni, ndr). Per quanto concerne gli eredi di Mattiazzi, si riferivano a proprietà situate a Sebenico, in quella provincia di Spalato che lo Stato indipendente della Croazia nel 1941 aveva ceduto all’Italia dopo la dissoluzione del Regno jugoslavo. Un territorio che, come la provincia slovena di Lubiana, venne poi riassorbito dalla Jugoslavia: in quanto, appunto, area ceduta viene equiparata, nell’ambito della legge 137 del 2001, all’ex zona B cui l’Italia rinunciò con il Trattato di Osimo». Dunque il trattamento finale, per i promotori di un’eventuale causa, dovrebbe essere lo stesso.

«Questa non è l’unica causa di tale genere della quale mi sono occupato – prosegue Cornelio -. Ne ho parecchie: penso ad esempio ad alcune persone di Fiume che il ministero ha liquidato». Un pericolo, però, c’è e il legale lo mette in evidenza: «C’è un problema di disperazione, di rassegnazione. Ma non bisogna attendere, perché con il decorrere del 2011 il rischio sarà quello della prescrizione. Nel 2001, infatti, era stata approvata appunto la legge 137 che faceva proprie le domande di risarcimento presentate in precedenza, rinnovando tale possibilità per altri dieci anni». Sulla sentenza Mattiazzi, Cornelio conferma che il provvedimento «è immediatamente esecutivo. Lo Stato tra un anno circa, pagherà effettivamente».

«Senza dubbio costituisce un precedente». Il presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ed ex senatore Lucio Toth concorda con l’avvocato Cornelio, nel commentare la sentenza depositata il 21 dicembre scorso a Venezia. «Facendo causa allo Stato si ottiene – prosegue Toth – dieci volte ciò che si riceverebbe altrimenti per la via normale. Questo l’abbiamo detto più volte ai nostri associati. Come, allo stesso modo, siamo stati chiari nell’avvisarli che un iter legale può durare tanto tempo e magari non risolversi positivamente». Ad esempio per la mancanza di qualche documento. C’è poi il fatto che una causa comporta un importante impegno economico per le spese legali. Che non tutti possono permettersi. «Il ministero fa un giochino – riflette Toth -. Lentamente, toglie dei soldi dagli indennizzi ordinari per girarli sulle cause che perde e saldarle. Se avessimo fatto causa al ministero tutti quanti avremmo messo in ginocchio lo Stato. Intanto ci sono ancora dodicimila domande di risarcimento che aspettano di essere soddisfatte. Ciò vuol dire che conteggiando i vari eredi sono interessate qualcosa come trenta-quarantamila persone».

Toth si richiama poi «all’allegato 14 del Trattato di pace» e al fatto che «gli altri paesi hanno restituito ai nostri esuli i beni confiscati nei loro territori ma che erano di proprietà di queste persone. Ad esempio, mi riferisco all’Inghilterra».

(m.u. su Il Piccolo del 24 dicembre 2009)

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