Nei giorni scorsi un numeroso gruppo di persone guidate da Pio Baissero, studioso di storia economica dell’Alto Adriatico, ha visitato le antiche saline di Sicciole in Istria. Erano presenti, con la Presidente Bruna Zuccolin, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato di Udine, il Consigliere del Circolo Istria di Trieste, Franco Colombo e il rappresentante dell’Associazione Nuovi Uscocchi di Gorizia, Carlo Roijc. La comitiva ha raggiunto la località seguendo la strada lungo il corso d’acqua del Dragogna, che segna il confine tra Slovenia e Croazia, per poi entrare nel complesso naturalistico di Sicciole arrivando fino ad una delle case dei salinai, adibita a centro informativo dove una addetta dell’organizzazione museale ha spiegato, con dovizia di particolari, la storia ed il funzionamento di questo antico centro produttivo: la sua attività è testimoniata da documenti risalenti al Medioevo. Il parco, oggi, è una ambiente umido diviso in due parti: Lera, la parte settentrionale ancora in funzione per la raccolta del cosiddetto “fior di sale”, molto apprezzato per la sua elevata qualità, e Fontanigge, la parte meridionale non più utilizzata ma destinata ad area naturalistica con campi e più di 100 case di salinai ormai abbandonate. Alcune di esse, in rovina, danno al paesaggio un’atmosfera veramente unica.
La casa-museo delle Saline, dove si è raccolta la comitiva, con le sue collezioni, mappe e le foto di un tempo, rappresenta un sito culturale importante: si tratta infatti di un’area molto vasta comprendente il canale Grassi e la Cavana 131, con tanto di argini, chiuse, piccoli edifici e fondi saliniferi molto suggestivi e in gran parte restaurati. Il gruppo dei nostri visitatori, alcuni dei quali discendenti di persone che, prima della guerra, avevano prestato servizio a Sicciole e Strugnano come salinai, non hanno mancato di portare interessanti testimonianze, porre domande e ricordare come si viveva in quel luogo quasi magico, anche se non facile per il particolare microclima presente e il duro lavoro da svolgere.
Come è stato spiegato, lo stile di vita dei lavoratori del sale era semplice, ma attento ai ritmi stagionali e al fluire dell’acqua sul fondale fangoso: occorreva gestire con cura il fondo salinifero, raccogliere il prodotto con appositi attrezzi di legno evitando le impurità, portarlo nei magazzini ed infine caricarlo su imbarcazioni dette bazzere o bateli a fondo quasi piatto per il trasporto. La fase finale era lo smistamento verso mercati locali lungo la costa istriana e Trieste o, non di rado, verso la stessa città di Venezia. Non si può infatti dimenticare che il sale, in passato, era considerato ben più di un semplice additivo per cibi e pietanze. Si trattava infatti di una materia prima scarsa, preziosa, e Venezia ne era tanto consapevole da istituire una autorità di non poca importanza, il “Provveditor al Sal”, col compito di dirigere con efficacia e tempestività la produzione e il commercio del sale che veniva richiesto da uno sterminato numero di individui in tutto il territorio della Repubblica ed anche nei Paesi “foresti”, lontani, dove lo si poteva esportare. La Serenissima aveva compreso bene che le basse acque lagunari permettevano di ottenere notevoli quantità di sale e già agli albori della sua esistenza, si parla di quasi otto secoli fa, si erano sviluppati stabilimenti dove si riusciva ad ottenere il sale che affiorava superficialmente nelle aree lagunari prosciugate. Chioggia, le Valli di Comacchio, Malamocco e Torcello avevano ospitato le prime saline veneziane cui si dovevano aggiungere appunto quelle delle località istriane di Muggia, Pirano, Strugnano e Sicciole. La richiesta di sale era infatti aumentata nel tempo e non poche entrate fiscali si riuscivano ad ottenere dal monopolio di questa materia prima che veniva portata a Venezia a bordo di “burci da mar” cucito in stuoie e marcato con un sigillo di controllo: il sale, proveniente da varie località del Dogado e da quelle istriane, finiva quasi sempre nei magazzini di Punta della Dogana, oggi spazi architettonici splendidi e recuperati per ben altri usi di quelli di un tempo.
Pio Baissero
Progetto di Bruna Zuccolin (ANVGD di Udine). Autore principale: Pio Baissero. Altri testi di Marco Birin e Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking a cura Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Bruna Zuccolin, Bruno Bonetti, Sergio Satti e i professori Ezio Cragnolini e Enrico Modotti. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e ANVGD di Arezzo. Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Comitato Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Copertina: Alcuni dei partecipanti alla gita a Sicciole. Fotografie: collezione Pio Baissero. Ricerche d’archivio all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/
Fonte: ANVGD Udine – 03/06/2024