Trieste e Gorizia hanno celebrato la ricorrenza della fine dell’occupazione jugoslava

Quando si affronta la storia del confine orientale italiano molti eventi necessitano di una chiave di lettura specifica. Il 25 aprile celebra la Liberazione d’Italia dall’occupazione nazista, ma nella Venezia Giulia e a Fiume a inizio maggio la violenta presenza tedesca sarebbe stata sostituita dalla cruenta occupazione del IX Corpus jugoslavo: per ordine del maresciallo Josip Broz “Tito”, la lotta contro gli occupanti stranieri ed i loro collaborazionisti locali si era trasformata in una guerra civile per instaurare la dittatura comunista ed in una guerra di espansione. Dal primo maggio 1945 iniziò quindi l’occupazione della Venezia Giulia, che ebbe parzialmente fine il successivo 12 giugno, allorchè almeno il controllo di Trieste, Gorizia e Pola passò alle autorità militari anglo-americane. Nei Quaranta giorni di presenza jugoslava si scatenò la seconda ondata di stragi nelle foibe indirizzata soprattutto contro gli oppositori al progetto annessionista di Belgrado. Ecco perché alcuni anni or sono le amministrazioni comunali di Trieste, Gorizia, Monfalcone (GO) e Muggia (TS), che peraltro rappresenta l’ultimo lembo d’Istria rimasto in Italia, hanno istituito la solenne ricorrenza cittadina del 12 giugno.

Nella Sala del Consiglio comunale di Trieste si è tenuta pertanto il 12 giugno la celebrazione ufficiale della “Giornata della liberazione della città di Trieste dall’occupazione jugoslava”: il Presidente del Consiglio comunale Francesco Di Paola Panteca ha introdotto la celebrazione rivolgendo un saluto alle Autorità e ai rappresentanti di tutti gli Enti e le Associazioni patriottiche e d’Arma intervenuti.

Il vicesindaco Serena Tonel, anche a nome del sindaco Roberto Dipiazza, ha rivolto i saluti alle Autorità presenti: «Oggi celebriamo la “Giornata di liberazione della città dall’occupazione jugoslava”, per ricordare la data in cui nel 1945 le truppe partigiane di Tito lasciarono Trieste dopo 40 giorni di terrore, determinando finalmente l’ultimo capitolo degli orrori della Seconda Guerra Mondiale e avviandosi ad archiviare le parti più cruente di un ‘900 particolarmente tormentato per le popolazioni di queste terre» ha esordito il Vicesindaco.

Il Piccolo – 13/06/2024

«Nell’aprile 1945 ovunque in Italia si respira un anelito di pace che si sente avvicinarsi e concretizzarsi, e con la pace si percepisce la gioia per la ritrovata libertà. Anche a Trieste la speranza impera. Ma no, Trieste dovrà aspettare. A Trieste questa speranza si infrange il 1° maggio, con l’arrivo delle truppe del IX Corpus dell’Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia, che occupano Trieste proclamandone l’annessione alla Jugoslavia. Un’occupazione jugoslava che viene negativamente ricordata per i gravi fatti che vi avvennero – arresti ingiustificati, uccisioni, deportazioni da parte della polizia politica, con migliaia di morti e scomparsi. Proprio ieri, 11 giugno 2024, – ha continuato Serena Tonel – abbiamo ricordato in questo Consiglio comunale il sacrificio di oltre 200 membri del corpo della Guardia di Finanza che, dopo aver combattuto per la liberazione della città e la salvaguardia del porto, vennero disarmati, imprigionati e deportati dall’esercito popolare di Tito verso campi di detenzione e altre destinazioni ignote da cui non fecero ritorno. Al Corpo della Guardia di Finanza ieri il Consiglio comunale ha voluto all’unanimità assegnare la Cittadinanza onoraria, in occasione dei 250 anni dalla sua fondazione, anche per ricordare il ruolo dei finanzieri nella storia di Trieste, come appunto negli avvenimenti del maggio del ‘45».

«Finita l’occupazione titina, cessarono gli arresti e le deportazioni che avevano segnato tragicamente queste terre e la popolazione italiana, continuando invece a segnare il destino di regime dittatoriale subito dagli istriani italiani, sloveni e croati. Il 12 giugno è una data che non vogliamo dimenticare, mantenendo vivo il ricordo del valore della città che per amore della patria seppe sopportare nel dolore e nella sofferenza i lunghi giorni di occupazione, dimostrando un grande senso di appartenenza all’Italia»

Fonte: Comune di Trieste – 12/06/2024

La Voce del Popolo – 13/06/2024

Anche quest’anno, il 12 giugno ha rappresentato per le istituzioni l’anniversario della liberazione di Gorizia dall’occupazione jugoslava. La commemorazione si è tenuta presso il nuovo lapidario del Parco della Rimembranza, in corso Italia, con la cerimonia aperta dall’alzabandiera solenne a cura della Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”. A seguire ci sono stati gli omaggi floreali, gli interventi delle autorità e del presidente della Lega Nazionale di Gorizia Luca Urizio nella prima ricorrenza dell’inaugurazione del nuovo monumento, finanziato dalla stessa associazione.

Il sindaco Rodolfo Ziberna ha rimarcato, come l’anno scorso, che «ricordare il giorno della liberazione di Gorizia non significa puntare il dito contro qualcuno, bensì ribadire con forza la propria storia, la propria italianità. Solo chi è sicuro delle proprie radici ed è saldo nei propri valori sa aprirsi con rispetto, senza paura per costruire un futuro insieme agli altri».

A nome della Regione c’era l’assessore al Patrimonio, Sebastiano Callari, che ha rilevato come «nel ricordare il 12 giugno 1945 è indispensabile che tutti riconoscano la verità storica e irrinunciabile che sono stati commessi crimini efferati da una parte e dall’altra».

«Commemoriamo assieme i nostri morti per andare mano nella mano verso quell’Europa unita che abbiamo il dovere di costruire per i nostri figli» ha aggiunto l’esponente della giunta Fedriga. Callari ha voluto quindi rivolgere un messaggio verso «coloro che ancora oggi si oppongono a questa memoria. Auspico che seppelliscano queste interpretazioni offensive nei confronti delle vittime che hanno incarnato l’identità di questa terra». Da qui, la proposta di organizzare una cerimonia più estesa per la ricorrenza degli 80 anni dalla così definita “seconda redenzione” della città, che cadrà nell’anno della Capitale europea della Cultura 2025.

Un’iniziativa che, secondo Callari, «può rappresentare un’occasione non solo simbolica di riappacificazione di questi territori. La pace e la democrazia devono essere un emblema in tutto il mondo, dove ancora purtroppo continuano a soffiare venti di guerra e di odio». Dal canto suo, il consigliere regionale Diego Bernardis ha sottolineato che quel 12 giugno «cessarono anche quegli arresti e quelle deportazioni funzionali che costarono la vita a persone ritenute colpevoli solo perché italiane», auspicando che la ricorrenza «sia da insegnamento ai giovani, affinché siano assolutamente consapevoli che la guerra è sempre una sconfitta che porta con sé soltanto orrori e terribili sofferenze».

«Quelle vicende tragiche che hanno colpito le nostre terre – così Urizio – hanno nome e cognome ma fino ad anno fa l’omertà aveva impedito di mettere “alla gogna” i partigiani comunisti che in tutta Italia continuarono ad uccidere anche a guerra finita civili, donne e bambini, senza ragione e criterio perché buona parte era di convinzione leninista-stalinista ed il pensiero unico di quella orrenda “cultura” terzinternazionalista era quello di eliminare tutti coloro che non condividevano tale disegno».

Oltre al presidente della Lega nazionale e alle autorità già citate, erano presenti anche il prefetto Raffaele Ricciardi e la presidente del Comitato provinciale di Gorizia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Mariagrazia Ziberna.

Fonte: Il Goriziano – 12/06/2024

 

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