Lo dice subito Alice Luzzatto Fegiz: Villa Tarabocchia le sta sì a cuore, ma non è il suo ”posto delle fragole”. «Quello – spiega – si trova a Zabodaski», la piccola baia dell’isola di Lussino che compare anche nella biografia scritta dal padre Pierpaolo.
«Alla fine di una traversata – scrive l’economista nelle ”Lettere da Zabodaski”_- il capitano della nave deve presentare alle autorità il libro di bordo. Dopo aver attraversato quattro quinti di un secolo, nessuno mi obbliga a raccontare ciò che ho visto e ho fatto; ma una voce interna mi dice che farei bene a scrivere questo resoconto, e che l’esser nato col secolo quasi mi impone di fungere da cronista della mia generazione, ormai molto assottigliata. Anche il fatto di aver tenuto un diario per sessant’anni, e di essere quindi in grado di descrivere persone ed eventi come li vedevo da contemporaneo e non deformati dal tempo, può giustificare la compilazione di un libro di memorie (…)». «Vent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale avevo ritrovato le lettere mandate a mia madre tra il 1943 e il 1945. Scrivendo da Zabodaski, appunto, cercavo di narrare la vita, piena di fascino, ma anche di fatiche, e di rischi, della mia famigliola. ”Non dirmi”, scriveva l’amico Diego de Castro, ”che si tratta di cose private (…). Tu non racconti la tua vita, ma la storia di una famiglia borghese in cui molti riconosceranno loro stessi”.