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Nuova Europa: Croazia, tutto in un anno (Sole24Ore 19 gen)

Alfredo Sessa

ZAGABRIA

Un nuovo presidente che per stile e idee rilancia l'immagine del paese. Una road map chiara, per approdare all'Europa e smarcarsi dalla tetra (e sempre sdegnosamente rifiutata) etichetta di paese balcanico.Un piano di sostegno dell'economia in difficoltà. Il 2010 della Croazia inizia con una capriola che non passa inosservata agli investitori stranieri. Il paese affronta una serie di test cruciali per diventare finalmente quello che è: un crocevia economico all'intersezione dei Corridoi 10 (Nord-Sud) e 5 (Est-Ovest), una porta logistica per tutta la regione, un mercato fornitore di manodopera qualificata.

Lo scenario è annebbiato da una crisi economica sentita con pesantezza negli ultimi mesi, e che potrebbe inasprirsi nei prossimi. L'export è in forte calo, le Pmi sono in difficoltà. La disoccupazione continua a crescere e il potere d'acquisto diminuisce. I primi tre mesi del 2010 saranno durissimi, si aspetta una ripresa solo alla fine dell'anno. «In questo momento la vera svolta è politica, non economica – dice Gabriele Pace, chief financial offì-cer di Privredna Banka (controllata da Intesa SanPaolo) – il primo ministro e il presidente hanno dato un segnale forte nella lotta alla corruzione. Il paese è abbastanza liquido, non ci sono grandi problemi strutturali, ma l'economia dipende molto dalla domanda del resto d'Europa».

Il nuovo presidente, Ivo Josipovic, eletto con il 60,3% dei voti, propone un modo di fare politica nettamente diverso dal passato, rifiutando un patriottismo tradizionale e nazionalista e mettendo in primo piano la legalità. Negli ultimi sei mesi, da quando è diventata premier, Jadranka Ko-sor, prima donna capo di governo della Croazia indipendente, ha dato il via libera alla magistratura per una resa dei conti con le strutture deviate dell'economia e della politica.

Nei giorni scorsi il governo ha varato una serie di misure dirette a sostenere l'economia, secondo alcuni osservatori con colpevole ritardo. È stato creato un fondo statale per crediti o capitalizzazioni di aziende private che dispone di circa 1,3 miliardi di euro. Due gli schemi in base ai quali sarà possibile per le società private avere aiuti. Il primo prevede crediti agevolati con interessi bassi da banche commerciali e dalla Banca statale per lo sviluppo (Hbor) 0 crediti a condizioni non agevolate ma con garanzie statali. Il secondo prevede l'entrata di fondi di investimento nella proprietà di società in difficoltà per un periodo massimo di cinque anni.

Le risorse per la creazione del fondo d'aiuti provengono dalle riserve della Banca nazionale croata (Hnb) e da prestiti della Banca mondiale, ma la parte più consistente proviene dalle banche commerciali, che dispongono di ingenti capitali e attendevano una possibilità più sicura per attivarli. Uno sforzo di risanamento che vede in prima fila i capitali italiani: UniCredit e Intesa SanPaolo controllano infatti rispettivamente le due principali banche croate, Zagrebačka Banka e Privredna Banka, ovvero circa il 45% del mercato croato del credito.

Alla luce delle difficoltà innescate dalla crisi, l'ingresso in Europa diventa l'elemento che salda tutto, economia e politica, e dà slancio agli sforzi di risanamento. Venuto meno il veto sloveno per questioni di confine, rimangono problemi di stretta competenza croata: lotta alla corruzione, privatizzazione dei cantieri navali, riforma sistema giudiziario. Se questo avverrà, entro l'anno in corso dovrebbero terminare i negoziati. La Croazia potrà poi aderire nel 2012 e ottenere in dote, per il 2012-2013, 3,5 miliardi di euro di fondi strutturali.

La posta in gioco a Zagabria è alta anche per le imprese italiane. «La Croazia – dice Alessandro Liberatori, direttore dell'ufficio Ice di Zagabria – non ha costi romeni o cinesi, ma se guardiamo alla prossimità geografica, va considerato come un partner privilegiato, soprattutto per le Pmi». L'Italia, primo partner commerciale, ha interessi in Croazia nei settori bancario, tessile, energia, legno-arredo, grande distribuzione, agroindustria, meccanica. Tra le ultime operazioni quella del consorzio italo-croato Ghizzoni-Dalekovod, che si è aggiudicato il contratto con l'operatore Plinacro per la rete di distribuzione del gas nelle regioni di Lika e Dalmazia, un progetto del valore di 59 milioni di euro appoggiato dalla Banca europea degli investimenti (Bei). Un forum economico bilaterale, promosso dal nostro ministero per lo Sviluppo economico, si tiene ogni sei mesi. Nella "nuova era" di Zagabria l'Italia può dire la sua.

 

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