di RICCARDO TOSQUES
TRIESTE «Le nostre scuole hanno aperto le porte anche a quegli alunni che a casa non parlano lo sloveno con nessuno dei due genitori, e siamo molto felici che anche la popolazione italiana abbia deciso finalmente di imparare la lingua della nostra comunità, con cui convive da secoli. Ci chiediamo però a chi sono destinate le nostre scuole e se sia giusto che durante la ricreazione i ragazzi utilizzino sempre più l’italiano come lingua veicolare».
Il segretario politico della Slovenska Skupnost Damijan Terpin si è espresso così durante il meeting annuale organizzato a Precenico (Duino Aurisina) dall'Unione Slovena per tracciare le linee guida del partito per il 2010. Un appello accorato alle istituzioni poiché «gli sloveni in Italia si trovano ad affrontare una serie di questioni irrisolte nel settore scolastico». Dallo stesso Terpin una proposta: «Non è giunto forse il momento, vista anche la grande richiesta, di introdurre sistematicamente l’insegnamento dello sloveno nelle scuole italiane? Mi rendo conto che si tratta di questioni molto delicate e che è facile tacciare di nazionalismo e chiusura chi le solleva, ma è vero che le istituzioni scolastiche, assieme alle nostre due confederazioni e ai rappresentanti politici, dovranno trovare delle risposte a questi interrogativi, prima che lo facciano gli altri», ha spiegato Terpin.
Sulle parole del segretario della Slovenska Skupnost è intervenuto anche l'esponente istituzionalmente di maggior grado del partito della comunità slovena, il consigliere regionale Igor Gabrovec: «Finalmente non è più un tabù il fatto che i genitori italiani vogliano far avvicinare i propri figli alla conoscenza della lingua slovena, ma ci sono difficoltà oggettive da superare». In primis il fatto che «sia necessaria una figura di sostegno per i ragazzi che magari inizialmente faticano a comprendere lo sloveno a scuola». In seconda battuta, come già sostenuto da Terpin, «un'apertura dello Stato italiano a prendere in considerazione che la gente vuole avvicinarsi alla nostra cultura e alla nostra lingua e che quindi l'introduzione dell'insegnamento dello sloveno nelle scuole italiane potrebbe essere la soluzione più idonea per tutti».
Preside della scuola media Simon Gregorcic, nonché rappresentante di spicco della Ssk, il sindaco di San Dorligo della Valle Fulvia Premolin ha evidenziato come «nel nostro Comune l'integrazione tra gli alunni italiani che frequentano le scuole elementari slovene sia ottimale» e come «nel comune di Trieste esista il progetto della scuola media di Melara che permette la scelta dell'insegnamento dello sloveno come seconda lingua straniera» a riprova che tra i triestini aumenta l'interesse «per apprendere lo sloveno, un fattore che non può che comportare un ulteriore avvicinamento tra le due etnie». A Muggia invece, ha spiegato l'assessore all'Istruzione Loredana Rossi, docente al liceo Galilei, «l'istituto comprensivo Giovanni Lucio di Muggia ha chiesto dei finanziamenti previsti da un bando regionale sulle lingue minoritarie per l'insegnamento di 20 ore curriculari di lingua slovena». Anche a Muggia, ha chiosato la Rossi, «i genitori italiani che iscrivono i propri figli negli istituti sloveni sono in aumento: credo sia un atto estremamente intelligente a riprova di come i confini siano davvero in via di abbattimento».