Il Ministero del Turismo, in vista del Giubileo 2025, ha da poco riconosciuto in modo ufficiale il “Sentiero Beato Francesco Bonifacio”, nella parte che si snoda in territorio italiano, inserendolo nel catalogo dei Cammini religiosi italiani (https://www.ministeroturismo.gov.it/catalogo-dei-cammini-religiosi-italiani/).
Il Sentiero, promosso in particolare dall’Azione Cattolica diocesana di Trieste, cui è possibile chiedere informazioni (segreteria@azionecattolica.trieste.it), vuole unire i luoghi più significativi della biografia del Beato con un percorso che sia percorribile a piedi o in bici, rimanendo lontani dal traffico e, d’altra parte, vicini alla natura e alle testimonianze storico-culturali dei luoghi attraversati. E’ scaricabile dal sito ministeriale un link al tracciato utilizzabile per la geolocalizzazione, sia per quanto riguarda la parte italiana, sia per quella che si dipana in Slovenia e Croazia.
Si parte da Trieste, nella cui Cattedrale il Beato è stato ordinato sacerdote e dove oggi si conservano alcuni oggetti significativi che gli sono appartenuti. Seguendo il percorso della vecchia ferrovia Trieste-Erpelle il sentiero sfiora poi la val Rosandra per girare successivamente verso Caresana e Muggia, per un totale di circa 27 km. Da Muggia Vecchia parte idealmente la seconda tappa, che penetra dopo poche centinaia di metri in territorio sloveno: qui riprendendo il tracciato della ferrovia Parenzana si tocca Capodistria (sede tra l’altro del seminario minore, in cui il Beato si è formato), il bel lungomare fino a Isola e infine Strugnano, il cui Santuario è stato meta di pellegrinaggio anche per don Francesco.
Il sentiero, nella terza tappa, continua giungendo a Pirano, città natale del Beato, dove una targa ne ricorda la casa. Si prosegue attraversando Portorose e inoltrandosi ai margini delle saline di Sicciole, dove si attraversa il confine con la Croazia. Dal confine inizia la salita verso Buje e Tribano, luoghi collegati al ministero pastorale del Beato, in quanto vi si recava per confessare e celebrare l’eucaristia. A questo punto si giunge al culmine dell’itinerario fisico e spirituale, percorrendo la strada che da Grisignana porta a Villa Gardossi, lungo la quale avvenne il rapimento del Beato e dove venne visto per l’ultima volta. Il percorso termina quindi nuovamente sul mare a Cittanova, città dove don Francesco svolse i primi anni di servizio pastorale.
Nel percorso, 115 km in totale, si toccano numerosi luoghi di interesse storico e culturale (Foiba di Martinesi in Croazia, il santuario di Santa Maria Assunta del XII secolo a Muggia, la Cattedrale di Trieste, di Capodistria, la Chiesa di Cittanova, e i confini, ormai caduti, con le repubbliche dell’ex-Jugoslavia) oltre che naturalistico (Riserva del Monte Sermino a Capodistria, Parco naturale delle Saline di Sicciole, la Riserva naturale della Val Rosandra). Lungo questo sentiero ci si può permettere insomma un “andare lento”, lontano dai frenetici spostamenti turistici, che ci consente di fare memoria delle ferite che queste terre hanno subito nel secolo breve; soprattutto, tornando a misurare con passi d’uomo questi percorsi, ci si accorgerà di riannodare finalmente luoghi che per tanti anni i confini hanno diviso.
Giulio Bartoli
Fonte: Azione Cattolica Trieste – 14/04/2024