Martedì 2 luglio in piazza San Giovanni a Trieste ha avuto luogo la cerimonia di riconsegna nelle mani del sindaco Roberto Dipiazza del monumento a Giuseppe Verdi, che è stato oggetto di un radicale restauro conservativo promosso dal Rotary Club Trieste, rappresentato da Gaia Furlan. È intervenuto anche l’assessore regionale alle Autonomie locali, Funzione pubblica, Sicurezza e Immigrazione, Pierpaolo Roberti.
Ha dichiarato il sindaco Dipiazza: «Questa è la città che io amo, cioè quando tutti insieme facciamo le cose, uniamoci sempre e di volta in volta miglioriamo qualcosa. Trieste è meravigliosa, in queste settimane stiamo ospitando eventi importanti, dal G7 Istruzione alla presenza del Presidente Mattarella e del Papa. Tutti voi sapete cosa rappresenta Giuseppe Verdi per la nostra città. Quindi grazie di cuore al Rotary Club Trieste e ai suoi partner in questa iniziativa, Fondazione Casali e Officine Vidali, continuate così e avrete sempre la mia disponibilità. In questa occasione desidero rivolgere un pensiero di gratitudine anche a Fulvia Costantinides».
Un precedente intervento di restauro datato 1996, infatti, era stato offerto dalla rotariana Fulvia Costantinides, mecenate e donna fortemente legata al retaggio storico e culturale di Trieste. Questo nuovo intervento è stato effettuato dalla ditta Opera Est su iniziativa del Rotary Club Trieste che ha voluto celebrare il centenario della propria fondazione restaurando il monumento a Giuseppe Verdi, con i contributi di Fondazione Casali e Officine Vidali e con la collaborazione di Riccesi Holding.
Analogamente l’assessore regionale Roberti ha commentato: «Si tratta di un gesto che dimostra la grande sensibilità di alcuni istituti privati nei confronti del nostro patrimonio culturale e oltre a riqualificare uno dei luoghi simbolo della città, rafforza il legame con il territorio di cui si fanno custodi e promotori».
Il 27 gennaio del 1906, a cinque anni dalla sua scomparsa, venne inaugurato nel cuore di Trieste il monumento in memoria di Giuseppe Verdi, primo in Italia, opera dello scultore Alessandro Laforet. Il grande musicista di Busseto era stato uno dei simboli del Risorgimento italiano, poiché nelle sue opere aveva lumeggiato la condizione di servaggio dell’Italia nei confronti dell’Austria ma anche riscoperto e offerto modelli di riscatto nazionale. Senza dimenticare che sui muri delle città italiane, soprattutto in quelle sotto controllo asburgico, quando appariva la scritta “W VERDI!” non si esprimeva solamente apprezzamento per l’artista, ma anche si intendeva “W Vittorio Emanuele Re D’Italia!”.
Il 24 maggio del 1915, a seguito della dichiarazione di guerra del Regno d’Italia all’Austria-Ungheria, l’opera venne ritenuta un simbolo dell’italianità e distrutta dagli “austriacanti” che per lo stesso motivo devastarono anche le sedi della Lega Nazionale e della Ginnastica Triestina, nonché la redazione del quotidiano di sentimenti liberalnazionali Il Piccolo. Una nuova statua fu ricostruita, fusa con il bronzo ricavato anche dai cannoni presi durante la Prima guerra mondiale all’imperialregio esercito asburgico, e riposizionata proprio il 24 maggio 1926.
Il coro del Nabucco “Va’ pensiero” fu cantato dai polesani nell’Arena durante una delle ultime manifestazioni patriottiche avvenute nel capoluogo istriano, la sera di Ferragosto del 1946, in mezzo a fiaccole e tricolori: pochi giorni dopo avvenne la strage di Vergarolla, la prima e la più cruenta della storia dell’Italia repubblicana e pochi mesi dopo anche i polesani sarebbero confluiti nell’esodo che stava riducendo ai minimi termini la plurisecolare presenza italiana autoctona nell’Adriatico orientale. Quel coro verdiano sarebbe poi diventato uno dei simboli dell’esilio giuliano, fiumano e dalmata lontano dalle terre strappate all’Italia con il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 e cedute alla Jugoslavia comunista. [LS]
Foto: Comune di Trieste – 02/07/2024