Buongiorno, gentile Massimo Speciari, nato a Fiume nel 1937: come era la vita nel Centro smistamento profughi di Udine? Ricorda qualcosa? Grazie. “Siamo rimasti solo pochi giorni a Udine, era il 1951 – ha detto il testimone – poi siamo partiti subito per il Campo profughi di Servigliano e da lì per il campo IRO, poi in nave per il Brasile”.
Il comune di Servigliano è in provincia di Fermo, nelle Marche. Si ricorda che l’IRO era l’Organizzazione Internazionale per i Rifugiati (“International Refugee Organization” = IRO) che organizzò partenze delle navi di migranti da Bagnoli, presso Napoli, verso le Americhe e l’Oceania.
“Io mi ricordo che appena arrivati a Udine verso sera, da Fiume, eravamo tutti affamati – ha aggiunto Speciari – ci hanno dato la cena più un mandarino che io ho salvato per consumarlo più tardi. Durante la notte mi sono svegliato per gustarmelo e ho mangiato anche le scorze. Erano proprio buone tutte quelle bucce del mandarino da tanta fame che avevo, perché eravamo partiti da Fiume alla mattina, siamo stati tutto il giorno in treno senza mangiare niente, non lo dimenticherò mai quel mandarino. Un abbraccio Fiumano dal Brasile”.
Il transito dal Campo profughi di Bagnoli della famiglia Speciari-Squasa è documentato da una carta d’imbarco dell’Archivio di Bad Arolsen (Germania). Si tenga presente che gli Archivi Arolsen sono un Centro internazionale di documentazione sulla persecuzione nazista. Costituiscono l’archivio più completo al mondo riguardo alle vittime e i sopravvissuti del nazionalsocialismo. Lì sono confluiti pure certi documenti sui movimenti dei rifugiati nel dopoguerra. Si deve sapere che determinati Campi di concentramento nel dopoguerra vennero utilizzati per accogliere rifugiati, sfollati, apolidi e optanti per l’Italia provenienti dall’Istria, Fiume e Dalmazia appena annesse alla Jugoslavia, secondo il trattato di pace del 10 febbraio 1947. Erano i Campi IRO e furono utilizzati per il disbrigo delle pratiche concernenti l’emigrazione, solitamente Oltre oceano.
C’erano Campi IRO a Trieste, a Carinaro (CE), a Trani (BA), a Pagani (SA), a Bagnoli, di Napoli, a Palese (BA) e in altre parti d’Italia. Ce n’erano anche in certi paesi d’Europa, come a Bremerhaven, Aurich e a Berlino (Germania), come hanno raccontato i Salucci Bazzara, passando dall’Istria all’Australia, con incubi tremendi sulle uccisioni nelle foibe.
Reso pubblico da poco tempo, il documento di Arolsen, alla data del 27 novembre 1951, nel porto di Bagnoli, contiene il riferimento a Eugenio Squasa, nato a Fiume nel 1917, patrigno del nostro testimone, di mestiere carpentiere in legno. Il documento lo cita come: “Squassa”. Poi c’è Anna Stradiot, già vedova Speciari, la mamma di Massimo, nata a Fiume nel 1912, sotto l’Austria-Ungheria. Ci sono, infine, i fratelli del testimone, tutti nati a Fiume: Aldemira Speciari, fu Gualtiero, detta Mira, nata nel 1935 e Gualtiero Speciari, detto Walter, nato nel 1939. Poi c’è un fratellastro: Angelo Cantiello del 1941.
Dai documenti familiari si sa che Eugenio Squasa ottiene la qualifica di profugo per sé e tutti i familiari il 31 dicembre 1951 dal prefetto di Ascoli Piceno, dato che Servigliano, a quel tempo, era in provincia di Ascoli Piceno. Si viene a sapere, com’era d’uso, che il prefetto nel concedere la qualifica al richiedente sentì “il parere del Comitato Provinciale Venezia Giulia e Dalmazia, sede di San Benedetto del Tronto”. Quest’ultimo comune italiano è della provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche.
La famiglia fiumana Speciari Squasa sbarcò a Rio de Janeiro il 30 gennaio 1952 in esilio e cominciò una nuova vita, molto lontano dal Golfo del Quarnaro.
Per sfuggire alle violenze titine e col desiderio di libertà, in conclusione, si sa che circa 70 mila esuli giuliano dalmati emigrarono in Canada, Argentina, Stati Uniti, Australia, Sud Africa, Brasile e altri parti del globo, mediante l’intervento dell’IRO (Micich M 2023 : 155).
Fonte digitale – Massimo Speciari, Fiume 1937, esule a Itatiba, San Paolo, Brasile; messaggi in Messenger dei giorni 8-10 aprile 2024 ed autorizzazione alla pubblicazione del giorno 8 maggio 2024.
Fonte archivistica (consultazione del 2.5.2024) – Arolsen Archives, Archiv zu den Opfern und Überlebenden des Nationalsozialismus, Bad Arolsen, Deutschland, personen Speciari Massimo, geburtsdatum 12.08.1937 geburtsort Fiume. Doc. ID: 81730254
Cenni bibliografici e del web
– Marino Micich, “Il lungo esodo dall’Istria, Fiume e Zara (1943–1958)”, in: Giovanni Stelli, Marino Micich, Pier Luigi Guiducci, Emiliano Loria, Foibe, esodo, memoria. Il lungo dramma delle terre giuliane e dalmate, Roma, Aracne, 2023, pp. 67-177.
– E. Varutti, Vines. Mio marito con Harzarich in foiba a tirar su italiani uccisi dai titini, on line dal giorno 8 ottobre 2020 su evarutti.wixsite.com
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Progetto e attività di ricerca di: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking di Girolamo Jacobson e E. Varutti. Lettori: Massimo Speciari, Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo), Bruno Bonetti, la professoressa Elisabetta Marioni (ANVGD di Udine), i professori Stefano Meroi e Enrico Modotti. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e ANVGD di Arezzo. Ricerche per il blog presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Oltre a ringraziare la direzione degli Archivi di Arolsen, grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Sito web: https://anvgdud.it/
Fonte: Elio Varutti – 09/05/2024