Nel ciclo di incontri che si svolgono a cadenza settimanale presso la sede del Comitato provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia in via Duccio da Boninsegna 23, venerdì 4 ottobre alle ore 17:00 verranno trattati alcuni aspetti inerenti la resa della Regia Marina da guerra italiana in base alla clausole armistiziali dell’8 settembre 1943.
«Domani in sede parleremo di due episodi drammatici che coinvolsero la nostra Marina Militare dopo l’8 settembre 43 e che ci toccano da vicino – anticipa Claudio Giraldi, Presidente dell’ANVGD Milano – Il primo riguarda la corazzata Roma, orgoglio della nostra Marina, costruita nei cantieri di Monfalcone e affondata nel mar Tirreno dopo essere stata colpita da una bomba sganciata da un aereo tedesco. Il secondo è un episodio, quasi sconosciuto, perché in controtendenza alla vulgata resistenziale, che riguarda un’altra corazzata la Giulio Cesare: partita da Pola per dirigersi verso Malta, in base agli accordi di resa, si ammutinò in rifiuto a tali accordi ma poi con l’inganno l’ammutinamento venne represso»
Se l’8 settembre segnò l’inizio dell’invasione jugoslava nelle province del confine orientale italiano e la prima ondata di stragi di civili nelle foibe, allo sbandamento del Regio Esercito corrispose la compattezza della Regia Marina che si diresse verso i porti sotto controllo degli Alleati per arrendersi: solamente fra gli incursori della X MAS alcuni seguirono il Re, altri proseguirono la guerra a fianco dei tedeschi.
La Regia Nave Roma era una delle più moderne e tecnologicamente avanzate corazzate dell’epoca (gli angloamericani volevano impadronirsi della flotta da guerra italiana per non avere più rischi nel Mediterraneo e spostare il proprio naviglio pesante nell’Oceano Pacifico per fronteggiare la potenza marittima giapponese) e fu affondata dall’aviazione tedesca al largo dell’isola dell’Asinara.
La Giulio Cesare con il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 fu ceduta all’Unione Sovietica come bottino di guerra: ribattezzata Novorossijsk sarebbe poi affondata il 29 ottobre 1955 nella base navale di Sebastopoli in circostanze misteriose, che fecero pensare ad un ordigno occultato nello scafo e fatto esplodere con un’azione di sabotaggio. [LS]