Roma, 8 febbraio.
Si è svolta questa mattina, nella sede parlamentare di Palazzo San Macuto, a cura dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, la presentazione del volume di Stelio Spadaro e Patrick Karlsen L’altra questione di Trieste. Voci italiane della cultura civile giuliana 1943-1955, pubblicato dalla Libreria Editrice Goriziana.
Con gli autori e il Presidente Nazionale Anvgd Lucio Toth, cui è spettato il compito di moderatore, erano presenti gli onorevoli Piero Fassino e Carlo Giovanardi. Temi importanti e delicati, ha definito Toth quelli affrontati dai due studiosi, che hanno recuperato le pagine migliori dei più prestigiosi autori triestini e giuliani intorno alle tragiche vicende del confine orientale; autori collocati da sempre su posizioni di liberalismo democratico e dunque antifascisti, trovatisi improvvisamente schiacciati tra l’occupazione tedesca prima e l’occupazione jugoslava poi.
Tanto più emblematiche, le loro vicende, in quanto esponenti della resistenza non comunista che sarebbe stata il primo obiettivo della strategia politica, e non solo, del regime titoista sin dal suo apparire a Trieste e nelle altre città giuliane.Le ideologie del Novecento, ha proseguito Toth, hanno reso tutti «vittime», e al contempo ciascuno ha la sua parte di responsabilità. Il senso della ricomposizione di una memoria a lungo dismessa è proprio questo, ricostruire un contesto storico, politico e culturale schiacciato dagli ideologismi.
Gli fa eco l’on. Fassino, che ha evidenziato come l’immagine di Trrieste e, più in generale, della Venezia Giulia, emerge da questo libro diversa da quella invalsa e percepita nel secondo dopoguerra. La storia della Venezia Giulia è in realtà la storia di pluralità di presenze che si incontrano e pervengono alla convivenza senza perdere la cognizione e il sentimeno dell’identità. La rilevanza di quel territorio, ha notato l’esponente politico, deriva dall’essere punto di intersezione tra le due “Europe”, ma, al contempo, è stata mortificata la sua vicenda più recente e dolorosa, quella appunto dell’esodo, ridotta ad una dimensione localistica anziché avere riconosciuta la sua valenza nazionale per l’Italia intera. Perché l’esodo dev’essere considerato finalmente una pagina di storia nazionale: che ancora oggi, ha aggiunto, attende di essere pienamente compresa e condivisa, non essendo stati risarciti al popolo dell’esodo i torti e i diritti negati. Il volume di Spadaro e Karlsen, ha concluso Fassino, può ben considerarsi uno strumento di lavoro, una fonte di conoscenza delle intolleranze passate ma sempre in agguato, come le recenti guerre dei Balcani hanno dimostrato.
Ha preso quindi la parola il prof. Spadaro, che ha voluto rimarcare quanto ingiustamente «separata» sia stata considerata quasi sino ad ora in Italia la storia del confine orientale. Quella che si verificò alle spalle di Trieste, in Istria, nel Quarnero e in Dalmazia fu una vera e propria «amputazione», una «dissoluzione» di un territorio e di una popolazione offesa nei suoi diritti e nei suoi sentimenti, ingiustamente considerata fascista. In poche parole l’autore ha inteso evidenziare la enormità di quegli eventi, che non furono recepiti correttamente dall’opinione pubblica e che decenni è stata consegnata a interpretazioni riduzionistiche.
Giovanardi ha ripreso nel suo intervento gli spunti offerti dal prof. Spadaro e dal volume, ed ha ricordato i tanti casi di personalità che si trovarono ad agire in un contesto di estrema e insostenibile pericolosità, culminata nel non essere più padroni di se stessi nella terra dei propri avi (come notava Biagio Marin). Oggi, ha proseguito Carlo Giovanardi, quell’italianità storica dei territori adriatici è da ricostruire, fondando un dialogo chiaro con la Croazia, per ricomporre quell’antico tessuto di convivenze e per consolidare la residua presenza italiana originaria.
Patrick Karlsen ha definito Trieste un «laboratorio di modernità» per l’ampio ventaglio di ascendenze culturali e ideologiche che poté vantare per lungo tempo. Gli autori compresi nel libro rappresentano quel «patriottismo democratico ed europeista» che la Venezia Giulia seppe storicamente elaborare in nome di una «nuova italianità» che fu purtroppo sconfitta dalle contrapposizioni nazionalistiche. A questo riguardo e citando Aurelia Gruber Benco, Karlsen ha fatto riferimento ad un’«idea di repubblica intrisa di senso civico» che quegli intellettuali seppero concepire ed immaginare per il futuro.
p.c.h.