di Ruggero Botterini
Chi mi aiuta a capire l'affondo di Sandi Volk a Gorizia contro l'ANVGD di Milano riferentesi al convegno del 9 febbraio u.s. ed alla vergognosa affermazione sull'orgoglio fascista in riferimento alla Giornata del Ricordo?
Tanta animosità attraversa forse -senza quel forse – anche la memoria genetica quale interpretazione di un vissuto di altri.
Ecco il manifesto affisso sui muri di Monfalcone, da "La Voce Libera" del 15 gennaio 1947:
«Monfalconesi, antifascisti tutti! Chi sono gli esuli istriani? Essi sono coloro che temono il Potere e la Giustizia del Popolo! Individui compromessi con il fascismo, borsaneristi ed affamatori del popolo! L'Istria non è più il terreno per i loro sporchi interessi, essi levano le tende e pensano di installarsi in gran parte a Trieste ed a Monfalcone per poter liberamente continuare le loro gesta criminose a danno del popolo lavoratore. Monfalconesi! Monfalcone antifascista non deve dare ospitalità a simile gentaglia, perché prendendo domicilio in queste terre essi non potrebbero che continuare la loro attività antipopolare incrementando la borsa nera, affamando il nostro popolo, cercando con milli sotterfugi di arrestare la democrazia in cammino! È dovere di ogni democratico smascherare questi fascisti istriani che cercano di nascondere le infamie commesse ai danni del popolo sotto il manto dell'italianità, che vengono accolti ed appoggiati dai reazionari locali con l'intento di rafforzare le squadracce fasciste, ed assieme a loro i criminali già individuati. Antifascisti! La nostra parola d'ordine deve essere: Via da questa terra gli esuli istriani! Essi hanno le mani macchiate dal sangue del popolo! Monfalconesi! Antifascisti tutti! Lottiamo affinché la nostra terra non venga calpestata da questi criminali! Borsaneristi, affamatori del popolo! MORTE AL FASCISMO, LIBERTÀ AI POPOLI!»
La cronaca. Una provocazione, in Gorizia, da parte dei negazionisti doc Sandi Volk, Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi di venerdi 18 settembre 2009 nella Sala della Provincia per la presentazione del libro "Foibe. Revisione di Stato e amnesie della Repubblica" (Kappa VU 2008).
Tale presentazione è stata preceduta a Bologna il 10 febbraio 2009 con una introduzione che ho letto su Internet:
«Sempre più oggi la storia viene usata per esigenze politiche. È una campagna di manipolazione delle coscienze con riletture tendenziose e falsità belle e buone, finalizzate alla diffusione di stereotipi razzisti e nazionalisti. Tale propaganda si realizza anche nella legittimazione dei fascisti odierni, che diventano portatori di un'ideologia come altre. Un'ideologia dell'ordine, della "sicurezza", autoritaria. Entro questa campagna si situa la Giornata del Ricordo e la strumentalizzazione del tema storiografico delle "foibe". Contro ogni semplificazione, crediamo che solo una verità integrale permetta di fare un passo avanti nel riappropriarci della nostra storia».
L'esimio dott. Volk dell'Università di Trieste e con Master a Lubiana, dove ha appreso che tutti gli infoibati erano spie dei nazifascisti come la bambina Abbà, rovignese di dodici anni, fa poi una introduzione blasfema:
«La Giornata del Ricordo dovrebbe cambiare nome e diventare, una volta per tutte, [il lettore si soffermi su: una volta per tutte] la Giornata dell'orgoglio fascista».
Sono rimasto sbigottito e senza parola davanti a tanta grossolana ignoranza: fosse solo quella! Di fascisti in Istria c'erano, né più né meno – anzi molto meno – di quanti nel resto d'Italia.
Ero solo in Sala quel giorno – quando si è soli è più facile sbagliare – in un uditorio slavo e rosso; abbandonato da tutto il Direttivo dell'ANVGD di Gorizia, della quale faccio parte; abbandonato dai veri partigiani italiani a conoscenza delle verità storiche e non quelle propinate dai negazionisti, e abbandonato da G.R., che aveva promesso d'essere presente a Gorizia.
Abbandonato da tutti gli esuli di Gorizia, che hanno voluto non esserci per non rispondere alle insultanti argomentazioni; sarebbe come a dire: a chi ci bestemmia la madre si preferisce rispondere con un comunicato stampa. Certamente ho sbagliato (tutto il Direttivo ha sbagliato) a non contattare Stelio Spadaro, onesto uomo di sinistra, sempre vicino alle tematiche degli esuli, al quale non appartiene la banale e risibile nomea, dal 1947, di fascista fuggito al giusto castigo della giustizia popolare jugoslava, come recita sull'"Unità" del novembre 1946, Piero Montagnani.
Lo ripeto, ero solo in Sala in quella marea slava e rossa. Avrei dovuto reagire subito all'insultante, e non solo, orgoglio fascista per poi andarmene. So di aver sbagliato. Poi ho fatto mente locale promettendo, a me stesso, un qualcosa alla fine dell'incontro.
L'affermazione dell'orgoglio fascista – DNA che appartiene anche alle due «studiose» – ha fatto da filo conduttore a tutta la serata. Volk ha ironizzato sulle medaglie ai familiari degli infoibati. Ha pure criticato il Museo della Cultura Istriana, Fiumana e Dalmata di Trieste dove, sempre secondo Volk, non si fa ricerca, a dimostrare che sono gli italiani a essere negazionisti e non gli slavi. E qui c'è da giudicare il comunicato stampa, riguardo la pretestuosa presentazione del libro, non reso pubblico, per pudore, dai media locali, ma «opportunamente» fatto pervenire agli oratori per lo sventolio in Sala. Effettivamente è un comunicato molto pesante, oserei dire da querela. Ma da querela è anche chi blatera impunemente – nessuno ci pensa -sulla Giornata del Ricordo da modificare in «Giornata dell'orgoglio fascista».
Ancora sul comunicato stampa, dove la Cernigoi ha detto che si tratta di cialtroneria – notare da che pulpito viene la predica – parlare di diecimila infoibati enumerando anche i morti per altre cause. Perché, dico io, non mettere nel triste conto i 665 scomparsi da Gorizia a guerra ampiamente finita? In quale foiba furono gettati, in quale fossa comune sepolti, in quale campo di lavoro trovarono la morte? Tutti moralmente da considerare Martiri delle Foibe; come gli annegati, con una pietra legata al collo, nel mare di Dalmazia. Una tantum, da parte della Cernigoi, per ridurre gli infoibamenti a circa 700 infelici. Un miglioramento quantitativo rispetto ai 500 contati da Matvejevic. E nella triste conta si distanziano notevolmente dalla studiosa di Salcano Nemec, la quale ne conta circa 1.600: troppi per le autorità slovene. Per questa… infamia è stata licenziata dal suo posto di lavoro.
Invece un onesto storico, al quale fanno riferimento i veri storici, è Gaetano La Perna col suo monumentale
"Pola Istria Fiume 1943-1945,L'agonia di un lembo d'Italia e la tragedia delle Foibe". Dove, tra l'altro, enumera diligentemente, in forma molto riduttiva, e dopo una maniacale ricerca negli Archivi di mezzo mondo, il numero degli infoibati in poco più di duemilaseicento, e solamente dopo aver apposto il numeretto di convalida della pagina d'archivio: prova di grande serietà!
Claudia Cernigoi ha parlato del CLN triestino che nel 1945 si staccò dal CLN – Alta Italia per ragioni patriottiche e non quelle evocate dalla Cernigoi: anche le truppe jugoslave del IX Korpus sloveno avevano il diritto di «liberare» (sic) Trieste, e non solamente gli angloamericani. Come a dire, anzi non dire, che «liberare» Trieste doveva essere un'occupazione, non temporanea, ma definitiva, in vista dell'annessione alla Federativa.
Prima di uscire dalla Sala mi sono portato al Tavolo degli oratori per dire al Volk: «sono un esule e lei si vergogni per l'orgoglio fascista». Lui ha farfugliato qualcosa, mentre toglievo il disturbo. Lontana dal sottoscritto ogni via di fatto come successo a La Spezia, o le inutili male parole elargite in altra sede. Non servono a nulla e ci squalificano. Certamente, in quel momento, ho pensato al maestro Magnarin in Pola e le sue "affettuose" parole ai duri di com-prendoNio (educatamente e su richiesta, lo dirò ala malignasa mularia de via Carpaccio).
Concludo dicendo: quanta differenza tra gli sloveni rossi e bianchi moderati. Mesi addietro assieme al presidente Ziberna e al vicepresidente, la signora Ada Merni, ed al Consigliere Regionale Valenti, sono stato ad un incontro con Livio Semolic ed altri sloveni: hanno ammesso le loro colpe e soprattutto hanno confermato i loro silenzi. Con queste persone civili si può, e si deve, costruire, pacificamente, qualcosa di positivo; non certamente con Volk, Kersevan e Cernigoi.