RECENSIONI
Un saggio di Antonio Miculian sulla storia dell'istruzione
SUI BANCHI DI SCUOLA, IN ITALIANO, DA OLTRE CINQUE SECOLI
di Ilaria Rocchi
Sarà perché suggestionati dalla magnificenza dei monumenti che si è lasciata dietro, ma è difficile non riconoscere che, in effetti, pensandoci bene, la nostra cultura non è altro che una specie di evoluzione del patrimonio di conoscenze che abbiamo ereditato da Roma.
Si pensi solo alla storia, al diritto, alle istituzioni, o più semplicemente a usi e costumi popolari, moltissimi dei quali intessuti nella nostra tradizione, seppure in forma modificata e "personalizzata" dal territorio (e dalle rispettive genti) nel quale sono attecchiti. Un patrimonio, quello che ancor sempre conserviamo – in maniera più meno diretta, più o meno cosciente e consapevole dell'importante missione che ci è stata affidata -, che si fonda soprattutto sulla cultura, di cui il Cristianesimo non fu altro che l'erede di quest'ultima, modificando in parte i valori del mos maiorum ed inglobandone altri, e permettendo quindi alla romanitas, di giungere almeno in parte fino a noi, seppure sotto un'altra veste. Il riferimento all'Aeterna è praticamente imprescindibile anche quando si parla della nobile arte dell'insegnamento; Roma e il Cristianesimo, i municipi e il clero cattolico, sono le colonne portanti anche di quella istriana. Che risale, grosso modo, al IV secolo, ossia il periodo in cui compaiono i germi dell'istruzione e della scuola nella penisola della capra.
In principio fu Clamosus, magister puerorum nella Julia Parentium (Parenzo), il cui nome è citato in un'epigrafe custodita presso la Basilica Eufrasiana. Clamosus teneva una scuola municipale, sul modello di quelle sparse un po' in tutte le province dell'Impero (e romanizzare era uno dei "compiti" affidati a questa magistratura. Infatti, l'insegnamento era una magistratura pubblica affidato a una persona che la svolgeva in maniera "professionale", ossia si dedicava interamente a questa, esentato com'era, da parte dell'imperatore Adriano, da ogni altra mansione pubblica, civile, sacerdotale, di milizia, di ambasciata, ecc.
Sotto l'Esarcato di Ravenna l'istruzione si sviluppò ulteriormente e alle scuole pubbliche di Stato si affiancarono quelle laiche. Poi, il tutto subì una battuta d'arresto, se non di arretramento, con le invasioni longobarde, e successivamente con la dominazione franca, contrassegnata da un oscurantismo feudale in cui, per due secoli circa, la contea d'Istria fu priva di istituzioni scolastiche.
La regione "si riprese" grazie a papa Gregorio VII e dopo il Concilio del 1079: in tutte le diocesi istriane ai vescovi fu imposto di "tenere scuola".
In seguito, il Patriarcato di Aquileia diede nuovo impulso all'educazione pubblica in Istria, educazione che conobbe uno slancio significativo sotto l'influenza della Serenissima, come spiega Antonio Miculian nel saggio Cinque secoli di istruzione in lingua italiana in Istria. Con riferimenti particolari all'istruzione e agli istituti scolastici della città di Rovigno, uscito a cura di Libero Benussi.
Omaggio a Miculian
L'opera monografica, 136 pagine, è stata pubblicata di recente dalla Scuola media superiore italiana di Rovigno, con il supporto dell'Unione Italiana e dell'Università Popolare di Trieste, parte di un progetto avviato nel 2005 per celebrare il sessantesimo anniversario della SMSI rovignese, e teso a presentare la storia e la vita dello stesso istituto, dall'anno della fondazione del Liceo-Ginnasio italiano, nel 1946, fino ai giorni nostri. Miculian -professore di storia alla SMSI, collaboratore del Centro di Ricerche storiche di Ro-vigno e di diverse altre istituzioni scientifiche, nonché docente di storia croata presso l'Università di Pola – era stato uno dei promotori e sostenitori dell'iniziativa, e aveva assunto sia l'impegno di scrivere la parte storico-documentativa sia di coordinare il lavoro complessivo, nella parte finale. Purtroppo, la malattia e la successiva, prematura scomparsa, nel 2007, non gli hanno consentito di portare a termine questo compito. L'opera è stata ereditata dai suoi colleghi che, nell'intenzione di onorare la memoria di Miculian, hanno deciso di completarla. L'incarico è stato affidato a Libero Benussi.
Il nome di Libero Benussi, professore di chimica alla SMSI di Rovigno, il cui nome è indissolubilmente legato alla ricerca e al recupero della preziosa tradizione culturale popolare rovignese, ormai sulla irreversibile via del tramonto, in conseguenza a contingenze sociali e storiche non mutabili. Pluripremiato al Concorso d'Arte e di Cultura "Istria Nobilissima", Benussi è autore di saggi, poesie, scritti, tra cui spiccano "El caro – Il carro: struttura e costruttori. La terminologia nel dialetto di Rovigno", che gli è valso il Premio "Antonio Borme"; "La batana rovignese e la sua vela"; "Di alcuni vecchi canti natalizi di Rovigno"; "Le arie da nuoto".
Ottimo compendio
La pubblicazione ha mantenuto il titolo assegnato da Miculian alla sua parte storica; una parte in cui aveva steso un'ampia sintesi sulla problematica dell'istruzione in Istria e a Rovigno tra il 12 a.C. e il 1946, con particolare riferimento al periodo tra il Quattrocento e il Novecento, cioè dal momento in cui la scuola era diventata laica, finanziata direttamente dalla Repubblica di Venezia, rispettivamente dai comuni istriani.
"Mi resi subito conto che codesta parte del manoscritto aveva lo spessore di un saggio vero e proprio; un ottimo compendio storico, eloquentemente argomentato, dall'affascinante problematica", premette Benussi, spiegando che ha accettato l'incarico di completare il lavoro "in primo luogo per la fraterna amicizia che mi legava ad Antonio; il non farlo sarebbe stato come venir meno a quella reciproca fiducia e unità d'intenti che aveva caratterizzato da sempre la nostra collaborazione". E aggiunge: "Non fu comunque compito né facile, né privo di difficoltà e, in parte, anche di comprensibile sofferenza, quello di redigere quanto scritto dall'amico, ma tengo a sottolineare che la stesura originale non è stata modificata nel suo contenuto specificatamente storico. Il testo mancava solo della necessaria continuità, poiché l'autore non era riuscito a limarlo a sufficienza a causa della sopraggiunta malattia." Una quarantina di cartelle scritte da Miculian sulla storia dell'istruzione media superiore italiana a Rovigno dal 1945 al 2006 saranno invece inserita nella monografia che l'istituzione intende realizzare "quanto prima".
Dagli albori agli Asburgo
Il copioso materiale elaborato in Cinque secoli di istruzione in lingua italiana in Istria è suddiviso in cinque capitoli corrispondenti ad altrettanti periodi cronologici, cui fanno da corollario gli allegati – documenti, memorie e testimonianze – e due sunti, in croato e inglese. Il primo capitolo, "Dall' antichità al 1283" risale agli albori dell'istruzione "pubblica", affondando le radici nel periodo romano, per proseguire con la scuola medievale, ma fermandosi in pratica all'avvento di Venezia, rispettivamente ai trattati di fidelitas con la repubblica lagunare firmati nel 1283 dalle cittadine costiere.
All'insegna del leone marciano si articola il secondo capitolo, "La scuola e l'istruzione in Istria e a Rovigno durante il governo veneto, 1283 – 1797", un capitolo dal quale emerge, timidamente, la grande conoscenza che Miculian possedeva sulla storia della Serenissima e l'influenza che questa ha esercitato in Istria (e non solo) sotto l'aspetto politico, economico, culturale, civile.
Il terzo e quarto capitolo sono dedicati alla prima e alla seconda dominazione asburgica (1797 – 1805 e 1813 – 1918), oltre che alla parentesi napoleonica (1805 – 1813). Quest'ultima parte affronta la materia in modo invero esaustivo – d'altro canto, è il momento in cui la scuola diventa d'obbligo -, soffermandosi sia sulla situazione generale in Istria sia sulle esigenze e le problematiche specifiche di Rovigno, previa contestualizzazione dell'argomento in riferimento al quadro generale dell'Impero.
È un'età, questa, in cui, dopo alcune difficoltà e "assestamenti", la scuola pubblica comincia ad assumere una fisionomia più precisa, sia sotto l'aspetto didattico-pedagogico, sia sotto il profilo "politico" e culturale. Come scrive l'autore: "… la burocrazia asburgica, con nuove riforme politico-amministrative, sostituì progressivamente e completamente le autonomie comunali con lo scopo di 'ripulire' la Provincia dell'Istria da quei caratteri storici che sempre l'avevano differenziata dalle altre province ereditarie dell'Impero asburgico, ivi compresi i problemi riguardanti soprattutto la popolazione italiana autoctona. Difatti, la scomparsa definitiva di Venezia offrì l'occasione per dare inizio a mitizzazioni che, proprio a partire dalla prima metà dell'Ottocento, andarono ad affermarsi sempre più e resisteranno nel tempo rendendo l'idea di una 'koiné' veneto-istriano-dalmata. (…)
Venezia da parte sua aveva fissato e consolidato nella regione nel corso dei secoli una presenza civile e culturale, durata, possiamo dire, fino ad oggi, e solo in seguito alla Seconda guerra mondiale sradicata e violentemente distrutta; la Francia portò in Istria, come in Italia e in tutta l'Europa, il senso nuovo della nazionalità, mentre l'Austria vi immise la serietà della propria efficiente burocrazia di origine teresiana e giuseppinina, nonché il senso vero e proprio dello Stato."
Il riordinamento austriaco
Al "ribaltamento" territoriale e organizzativo seguì la riforma scolastico-pedagogica nell'Istria ex veneta e nelle isole del Quarnero. Furono create "caposcuole" di 1° e 2° livello, "scuole triviali" per maschi e separatamente per femmine, scuole femminili per il ceto civile, scuole domenicali o di ripetizione, quindi scuole elementari minori, scuole elementari maggiori e scuole reali. Come rileva l'autore, comincia ad affermarsi la scuola italiana, e ciò grazie all'emanazione del "Codice Civile dell'Impero" che riconosceva, in tutta l'Istria e la Dalmazia, l'italiano quale lingua ufficiale. Come rileva l'autore, si trattava di un atto che era riconducibile alla "presenza di un cospicuo numero di italiani, specialmente nella parte dell'Istria ex veneta, ma anche, se soprattutto, perché l'italiano rappresentava la lingua veicolare degli affari, degli scambi, della giustizia, quale espressione della piccolo e media borghesia e della piccolo nobiltà, che si era sempre servita di tale idioma. Ciò non toglie però l'esistenza delle scuole croate e slovene sul territorio istriano come comprovato nell'anno 1891 dalla pubblicazione dei piani d'insegnamento in lingua tedesca, italiana, croata e slovena, in seguito poi modificati. L'insegnamento in più lingue diventava per Vienna quasi un obbligo, in quanto costituiva, da un lato, l'unica possibilità di istruire una parte della popolazione eterogenea per le necessità dell'Impero (amministrazione, esercito, ecc.) e dall'altro, una strategia per contrapporre i numerosi popoli nel momento in cui si facevano più pressanti le loro richieste di svincolo, spinte dal nazionalismo sia tedesco che italiano, ma anche croato e sloveno, che si era andato affermando in correlazione con i cosiddetti risvegli nazionali dei popoli slavi…".
Il volume segue l'evolversi della situazione politico-nazionale-linguistico-pedagogica, le difficoltà che via via insorgevano, tra cui la carenza degli istituti e la volontà di aprire nuovi, la mancanza di quadri insegnanti, la loro formazione, la scarsa regolarità della frequenza delle lezioni da parte degli alunni. Particolarmente interessanti le relazioni degli ispettori scolastici Luigi Pavissich, del 1862, e Carmelo Cottone (primo ispettore scolastico dell'Istria), del 1880.
Il periodo italiano
Tra la fine del XIX e gli inizi del "secolo breve" vi sarà il tentativo, vano, di trovare una specie di compromesso storico – come lo era stato quello che aveva portato alla costituzione della Duplice – tra il partito italiano, la Lega Nazionale, da una parte e quello croato/sloveno, la Società "Cirillo e Metodio", dall'altra parte. La dissoluzione della Monarchia Austro-Ungarica, l'unione dell'Istria all'Italia semplificò il quadro scolastico.
Il quarto capitolo è dedicato al periodo italiano, alla fascistizzazione sistematica dell'istruzione, ai riflessi della riforma Gentile, al nuovo ruolo della scuola in relazione "al momento storico", con elenchi di asili, scuole elementari e rurali, istituti vari, ecc. fino all'armistizio e all'occupazione tedesca della penisola. Completano questo capitolo approfondimenti sui convitti e i collegi in Istria, sul Consorzio provinciale per l'istruzione tecnica di Pola, sull'Istituto tecnico commerciale "Armando Diaz" di Rovigno e sulla Regia Scuola secondaria d'avviamento professionale a tipo agrario "Bernardo Benussi", pure questa di Rovigno.
In appendice, offrono un vivaci affreschi di vita scolastica in Istria ben nove "allegati" – documenti, memorie e testimonianze risalenti al periodo compreso tra il 1887 e il 1930 – come la Classificazione delle allieve della Scuola popolare femminile di cinque classi di Rovigno alla fine dell'anno scolastico 1886/1887, una relazione finale dell'Istituto "Armando Diaz" a conclusione della stagione 1929/1930, un rapporto sullo stato dei docenti nelle scuole popolari dell'Istria riguardante nello specifico Rovigno nel 1909, un'indagine effettuata nel 1906 nelle scuole di campagna sulla presenza di ragazzi con handicap fisici e psichici, alcuni punti delle "nozioni utili" redatte da Giuseppe Parentin per la scuola di cinque classi e varie relazioni su situazioni politiche e questioni scolastiche del periodo fascista.
Un'analisi obiettiva, quella di Miculian (con l'apporto di Benussi), che offre una panoramica dettagliata e approfondita del sistema scuola in Istria, condotta con rigore nel metodo, in modo scientifico, dunque, ma non per questo "asettico", non senza un'autentica passione per la materia in trattazione. In conclusione, un volume che espone ampiamente, con un linguaggio chiaro e scorrevole – che concorre a rendere accessibile il contenuto anche al più vasto pubblico – i cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli nel campo dell'istruzione in Istria, illustrando le motivazioni – politiche, storiche, economiche, culturali, pedagogiche ed etnolinguistiche – che, di volta in volta, con l'avvicendarsi dei vari sistemi politici, hanno determinato le trasformazioni e hanno portato a compiere scelte che poi influenzeranno la cultura e la fisionomia di un territorio mistilingue, di un'area di frontiera, dai confine mobile, in cui l'italiano – e lo dovranno riconoscere le autorità e le varie amministrazioni (asburgica, francese, austrungarica) – sarà una presenza imprescindibile.