di Mauro manzin su Il Piccolo del 14 marzo 2010
Il premier croato, signora Jadranka Kosor, ieri in visita al Vaticano, ha invitato Benedetto XVI a visitare la Croazia l'anno prossimo, in occasione dell'ingresso nell'Unione Europa del Paese dell'ex Jugoslavia. Un invito che il Pontefice avrebbe accettato annunciando – ha raccontato la Kosor ai giornalisti, subito dopo l'udienza pontificia durata circa 25 minuti – che probabilmente si recherà a Zagabria nel 2011.
La premier ha inoltre ringraziato Ratzinger per il supporto fornito dal Vaticano nel porre fine alle tensioni tra Croazia e Slovenia nate da una disputa sul confine marino tra i due Paesi, contribuendo così alla decisione di risolvere la questione attraverso l'arbitraggio. Questa disputa era peraltro uno degli ostacoli maggiori all'entrata della Croazia nella Ue. Tra i doni portati al pontefice dalla Kosor, è stata consegnata anche una scultura moderna, in argento vivo, raffigurante la Resurrezione di Cristo.
Ed è stata proprio il cammino della Croazia verso la piena integrazione nell’Unione europea uno dei temi al centro dell'incontro di ieri tra Papa Benedettto XVI e il primo ministro croato la quale, successivamente, ha incontrato anche il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.
«Al centro dei cordiali colloqui – si legge in una nota vaticana – c'è stato un fruttuoso scambio di opinioni su alcuni temi di attualità internazionale e sulla situazione della Regione. In particolare, ci si è soffermati sulla situazione della comunità croata in Bosnia ed Erzegovina, uno dei tre popoli costitutivi del medesimo Paese. In seguito, è stata riconfermata la comune volontà di proseguire il dialogo costruttivo sui temi di interesse comune per la Chiesa e per lo Stato croato. Infine – conclude il comunicato – sono state esaminate alcune tematiche per quanto concerne il cammino della Croazia verso la piena integrazione nell'Unione europea.
Ma anche «la condizione della comunità croata in Bosnia-Erzegovina, uno dei tre popoli costitutivi del medesimo Paese» è stata al centro del colloquio tra il Papa e il premier della Croazia. Non dimentichiamo che i croati di Bosnia votano regolarmente alle elezioni politiche croate e costituiscono uno dei serbatoi storici di consensi per il centrodestra, l’Hdz, di cui la stessa Kosoro è presidente.
Ma i rapporti tra Santa Sede e Croazia sono storicamente molto radicati. Non bisogna sottovalutare il fatto che Giovanni Paolo II fece ben tre visite ufficiali in quel Paese, la prima addirittura nel 1984 in piena guerra balcanica e anche in quel frangente ebbe modo di ribadire la volontà di preservare i cattolici bosniaci in quei mesi alle prese con la violenza serba. Ma se si va a guardare nella storia si viene a scoprire anche che a capo del campo di sterminio di Jasenovac, dove furono trucidati 600mila serbi, ai tempi della dittatura fascista di Ante Pavelic, il capo del campo di sterminio era il frate francescano Filipcic. Questa è oramai storia, come storia sono anche gli strettissimi legami tra il padre-padrone della Croazia indipendente Franjo Tudjman e il Vaticano. Noi stessi siamo stati testimoni in un paesino tra Zagabria e Vukovar a un infuocata predica dal pulpito di un prete che inneggiava a una sorta di guerra santa contro serbi e musulmani.
Questo il passato. oggi l’Hdz non è più quella di Tudjman e la Chiesa non è più quella di fra Filipcic, ma le radici che legano Zagabria ai palazzi vaticani restano saldissimi