LETTERE
L’articolo di Paolo Rumiz «Le tre pasque senza steccati» di sabato 3 aprile l’ho trovato molto interessante in quanto l’autore sa cogliere molto bene tutte le sfumature e le contraddizioni della città. Altre volte aveva analizzato molto efficacemente i fatti come le celebrazioni della Giornata del Ricordo e la visita del presidente Napolitano a Trieste. Trieste è una città meravigliosa, nel centro d’Europa e questo è il suo vanto. Dopo aver visitato altre città mitteleuropee come Budapest, Praga, Graz e persino Lubiana, ci si accorge quanto è distante come mentalità da queste località, fino al 1918 parte dell’ex impero asburgico.
Purtroppo il nazionalismo e con questo l’insofferenza verso l’altro, anche se non come a Trieste, si nota pure nelle succitate città. Non sono bastati gli orrori del ventesimo secolo e l’ingresso in Europa per sedare certe particolarità. Purtroppo i politici sanno dove pescare i voti: nulla di più facile che dividere la popolazione di un territorio mettendo gli uni contro gli altri. Non intendo ripetere il pensiero di Paolo Rumiz, mi piace però quando parla di steccati ben presenti a Trieste, nonostante questa si vanti di essere «multi» in tutti i campi, invece certi politici la vorrebbero soltanto «…issima».
A proposito di «steccati» già nel 1984 l’esule istriano (da Capodistria) Giorgio Depangher (1941-2001), docente, traduttore, scrittore, poeta, uomo politico, sindaco di Duino Aurisina (1993-98) aveva inserito nel proprio libro «I silenzi nella città» la poesia «Steccati».
Dopo 26 anni gli steccati persistono, forse rinforzati, e di mitteleuropeo a Trieste di certo ci sono le coordinate geografiche.
Fabio Scropetta