ROMA\ aise\ – Prenderanno il via domani nella Nave Garibaldi, ormeggiata nel porto di Genova, le celebrazioni solenni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Alla prima cerimonia di commemorazione parteciperà, tra gli altri, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si recherà a Quarto per deporre una corona d'alloro ai piedi della stele celebrativa della partenza dei Mille. A condividere "lo spirito e l’intento" delle celebrazioni è il presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd), Lucio Toth, che in una nota spiega oggi il senso di attaccamento degli esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia a questa ricorrenza.
"La cerimonia di apertura, a Quarto, alla presenza del Capo dello Stato, delle manifestazioni previste per il 150° dell’Unità d’Italia vede gli Esuli istriani, fiumani e dalmati idealmente presenti nel nome della fedeltà all’Italia, per amore della quale tutto hanno sacrificato con l’esodo dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia al volgere della seconda guerra mondiale", afferma il presidente Toth. "Il sentimento che ha animato i volontari giuliani e dalmati delle guerre d’indipendenza si conserva intatto nell’animo degli Esuli che ne discendono e si riassume nelle idee di libertà e di giustizia, nei sentimenti di italianità degli istriani, dei dalmati e dei fiumani negli anni del Risorgimento: quegli stessi che animarono nei volontari il generoso disegno di unificazione della Nazione libera ed indipendente si sono riverberati negli italiani dei territori ceduti al momento drammatico della scelta dell’esilio".
"Gli Esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia", continua il presidente dell’Anvgd, "condividono lo spirito e l’intento della ricorrenza, che non ha e non può avere un significato meramente formale. Ben consapevoli delle sfide che l’evoluzione storica pone oggi alla comunità nazionale, i giuliani e i dalmati rilevano come il lungo silenzio sulle vicende del confine orientale italiano alla fine della Seconda guerra mondiale sia stato il segno di un ritardo culturale dell’intero Paese e della sua evoluzione politica, dal Risorgimento alla moderna democrazia. Ma non di meno", aggiunge Toth, "confermano il loro impegno nella società civile nel nome della unità e della solidarietà nazionali, con l’auspicio che una migliore articolazione di tipo federalistico restituisca all’Italia lo slancio e le risorse per rinsaldare la sua imprescindibile coesione interna e confermare il suo ruolo nel complesso scenario internazionale".
Nel suo messaggio, Lucio Toth precisa anche che "dopo aver preso parte alla Prima e alla Seconda Guerra d’Indipendenza, con la presenza di una Legione Istriano-Dalmata nella difesa della Repubblica di Venezia, guidata da Daniele Manin e da Niccolò Tommaseo, e nella difesa della Repubblica Romana nel 1848-’49, nonché nel Reggimento Cacciatori delle Alpi con Garibaldi nella campagna del 1859, numerosi giuliano dalmati si arruolarono e combatterono nell’esercito garibaldino nella campagna dell’Italia meridionale, sia come semplici soldati che come ufficiali superiori. Di essi", rende noto infine Toth, "si conoscono i nomi di Giorgio Caravà di Tenin (Sebenico), Costanzo Cattalini di Spalato, Marziano Ciotti di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Marco Cossovich di Cattaro, Francesco Galateo di Cattaro, Enrico Matcovich di Spalato, Luigi Milanovich di Cattaro, Antonio Paolucci delle Roncole di Zara, Luigi Seismit Doda di Ragusa di Dalmazia, Carlo Tivaroni di Zara, Giacomo Zanghi di Zara, Corrado Dobraz, di Ragusa, studente all’Università di Padova che morì attraversando a nuoto il Mincio – al tempo frontiera tra il Veneto ancora austriaco e la Lombardia, liberata nel 1859 con la Seconda guerra d’indipendenza – nel tentativo di raggiungere Garibaldi a Genova e arruolarsi tra i volontari". (aise)