LETTERE
Vorrei portare la mia testimonianza sull’ipotesi di ritiro dell’Armata jugoslava dalla Slovenia attraverso Trieste. All’epoca ero segretario della commissione esteri del Senato e seguivo attentamente le vicende legate al cammino della vicina repubblica verso l’indipendenza.
Gli scontri armati erano praticamente cessati ed erano in corso le trattative sul ritiro dell’Armata jugoslava. Si prospettò l’ipotesi di un ritiro attraverso il porto di Trieste. Me ne parlò il collega sen. Arduino Agnelli azzardando persino un paragone storico con l’aiuto dato dalla marina italiana alle truppe serbe nella prima guerra mondiale quando si ritirarono sull’isola di Corfù. Si disse allora che il ritiro, comprendente anche mezzi pesanti, avrebbe fruttato al porto di Trieste una ventina di miliardi di lire.
A Trieste l’idea del ritiro dell’armata jugoslava evocò altri tempi e si scatenò la protesta. Persino Agnelli cambiò idea abbandonando i paragoni storici con Corfù, pur conservando immutata simpatia per la causa serba.
Ciò era la conseguenza della confusione di idee e proposte che caratterizzò l’atteggiamento italiano nei confronti della crisi jugoslava con i socialisti (De Michelis) decisamente filojugoslavi ed avversari dell’indipendenza slovena e croata, sostenuta invece dalla parte democristiana (Cossiga, Andreotti).
Alla fine i soldati jugoslavi si ritirarono attraverso il porto di Capodistria.
Stojan Spetic