di FRANCO BABICH
LUBIANA Tensione alle stelle tra maggioranza e opposizione in Slovenia a pochi giorni dal referendum del 6 giugno, quando i cittadini sloveni saranno chiamati a confermare o bocciare l'Accordo sloveno-croato sull'arbitrato internazionale come strumento per risolvere il contenzioso sul confine. Su richiesta dell'opposizione, che ha chiesto di «fare chiarezza» su presunte nuove circostanze legate all'intesa tra Lubiana e Zagabria, alla Camera di Stato c'è stato ieri un nuovo dibattito sull'Accordo, e le posizioni tra i due schieramenti si sono rivelate ancora una volta inconciliabili. Se il premier sloveno Pahor sostiene che l'omologa croata Kosor gli ha garantito che la Slovenia otterrà l'accesso alle acque internazionali e se la Kosor nega questa affermazione, a giudizio dell'opposizione le possibilità sono due: o mente Pahor e la Slovenia con l'arbitrato rischia di restare senza contatto territoriale con il mare aperto, o mente la Kosor, e in quel caso Zagabria ha sottoscritto l'intesa in mala fede. In entrambi i casi, secondo l'opposizione, l'Accordo è da bocciare. Il premier sloveno ha respinto tutte le accuse. Da nessuna delle due parti contraenti c'è stata malafede, ha spiegato Pahor, e se anche determinate dichiarazioni sono state fatte dalla Kosor ad uso politico interno, questo non può modificare di una virgola il testo dell'Accordo di arbitrato. Il documento, sottoscritto alla presenza della presidenza svedese dell'Unione europea – testimoni anche gli Usa – è quello noto a tutti, e non ci sono clausole segrete. Uno dei compiti della corte arbitrale, hanno ribadito sia il premier sia gli altri sostenitori dell'intesa, è quello di definire il contatto delle acque slovene con quelle internazionali. Il 6 giugno, è stato categorico Pahor, i cittadini sloveni decideranno se vogliono guardare al futuro o ritoranre al passato. Non esiste una valida alternativa all'Accordo arbitrale, è convinto il premier.
.