Hanno suscitato commenti e reazioni anche in Italia, e in particolare nel FVG, le frasi pronunciate dal Vescovo di Veglia, Mons. Valter Zupan il giorno di Ferragosto sulle responsabilità di Tito nella morte di tanta gente durante e immediatamente dopo la seconda guerra mondiale. La denuncia, arrivata senza mezzi termini dal pulpito di una chiesa croata, e subito attaccata dalla stampa locale, ha prodotto una serie di dichiarazioni.
“La mia omelia – ha spiegato il vescovo di Veglia – era incentrata sull’insegnamento di Maria e sulla sua attualità. A un certo punto ho fatto l’esempio contrario, di che cosa è accaduto a chi ha abbandonato Dio. Tempo fa avevo letto un elenco con al primo posto Stalin responsabile della morte di 40 milioni di persone, al quarto posto c’era Hitler con oltre 20 milioni, e al decimo posto il Tito con 1 milione e 700mila per l’esattezza e poi veniva anche Ante Pavelic (il leader degli ustascia alleati al Terzo Reich) al dodicesimo posto. Ho solo detto la verità senza alcun intento politico. Attorno a Tito è stato creato un mito, ma la realtà era ben diversa. Ho detto che era sullo stesso percorso di sangue di Hitler – ricorda il vescovo –. Lo sanno gli italiani che sono scappati da queste isole, a remi, spellandosi le mani. Perché lo hanno fatto se era tutto idilliaco?”.
Pieno appoggio al presule è stato dichiarato da Renzo Codarin, Presidente della Federazione degli Esuli “Tito ha compiuto incredibili massacri che non si potevano raccontare nel dopoguerra – spiega –. Della tragedia che abbiamo provato sulla nostra pelle finalmente se ne parla liberamente anche in Croazia, credo che anche questo sia un merito da ascrivere alla nuova Europa che si sta creando proprio nel rispetto di queste verità”.
Chiarezza anche nella nota fatta pervenire dal President edell’ANVGD, Lucio Toth, nella quale scrive: “Le parole del vescovo di Veglia, Mons. Zupan, nella cattedrale dell’isola quarnerina nel giorno dell’Assunta sui crimini del regime di Tito, dimostrano una volta di più come la voce della verità si fa strada nella coscienza dei popoli con la sua tragica obiettività. Se nessuno nega i crimini di Hitler e di Stalin e di altri regimi comunisti e nazifascismi, come la nostra stessa Italia, è giusto che si imponga alla meditazione dell’Europa di oggi l’oltre un milione di vittime del regime titino. Ancora più importanti sono queste parole per l’autorevolezza del presule – che non ha taciuto i crimini di Ante Pavelic – e il luogo dove sono state pronunciate: la splendida isola del Quarnaro dove viveva fino al 1947 una forte minoranza autoctona italiana, anche se meno numerosa che nelle vicine isole di Cherso e Lussino. E mons. Zupan infatti non ha dimenticato noi esuli italiani, ricordando le foibe e la fuga di centinaia di migliaia di istriani, fiumani e dalmati sotto la spinta della pulizia etnica titina “…fuggivano da queste isole a remi, spellandosi le mani…” ha dichiarato.
Finalmente anche le testimonianze dei nostri preti e dei nostri papi costretti all’esilio perché italiani e sottoposti alle stesse persecuzioni dei confratelli croati trovano spazio nelle pagine bianche della smemoratezza collettiva”.
Anche dall’Unione degli istriani di Trieste arrivano parole di solidarietà per il vescovo croato, “che ha denunciato una verità”, sottolinea Massimiliano Lacota, che guida una delle organizzazioni più dure della diaspora. (em)