DIGNANO – Il passato di una località si rispecchia anche negli stemmi delle famiglie che l’hanno abitata. E poiché proprio gli stemmi sono dei preziosi testimoni della cultura, della ricchezza e dell’identità di un luogo, la Comunità degli Italiani di Dignano ha deciso di salvaguardare questa importante fetta di memoria storica realizzando una collezione permanente degli “Stemmi di rettori e di famiglie notabili di Dignano”.
Il progetto è nato due anni fa con l’esposizione nell’atrio di Palazzo Bradamante, sede della locale Comunità degli Italiani, di due stemmi: quello della Città e quello della famiglia Bettica. Con il passare del tempo la preziosa collezione si è arricchita ulteriormente (tanto che dall’anno scorso erano visibili una quindicina di stemmi), ma il recupero dei segni distintivi della famiglie dignanesi si è concluso soltanto ieri con lo scoprimento di ulteriori 16 stemmi da parte della presidente della CI di Dignano, Carla Rotta, e del presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul.
Rivoltasi ai numerosi presenti, tra cui un nutrito gruppo della “Famiglia dignanese”, giunto a Dignano per il tradizionale raduno annuale, Carla Rotta ha affermato che al di là di quello che è l’indirizzo riportato sulla carta d’identità, chi è nato a Dignano è sempre rimasto a Dignano con l’anima e con il cuore. Per quanto riguarda gli stemmi, ha sottolineato che è stato concluso un progetto che appartiene al passato in tutti i suoi aspetti, al presente e al futuro di Dignano e dei dignanesi, cui la collezione è stata donata virtualmente. Gli oltre trenta stemmi esposti a Palazzo Bradamante saranno un ottimo veicolo attraverso il quale anche i non dignanesi in visita alla località potranno conoscerne la storia.
Carla Rotta ha, infine, ricordarto che “se l’entrata a Palazzo è così tipicamente serenissima, lo dobbiamo alla Città di Dignano, alla Regione Veneto, al Ministero degli Affari esteri della Repubblica d’Italia e in modo particolare all’Unione Italiana, senza il cui contributo l’intero progetto non sarebbe stato possibile.” I ringraziamento sono andati anche a Marino e Marko Belas, autori di tutte le riproduzioni in pietra.
Maurizio Tremul, che ha portato i saluti di Furio Radin, presidente dell’UI, ha ricordato che il compito dell’UI è di cercare di capire quali siano i bisogni, le necessità, i progetti e le visioni di sviluppo che hanno le nostre istituzioni, dalle scuole alle CNI, che sono la base su cui poggia l’intera Unione Italiana. Dal 1991, anno di fondazione dell’UI, la CI di Dignano ha sempre identificato con precisione i suoi bisogni e le sue necessità e di conseguenza l’UI ha potuto e voluto accompagnarla nella sua costante crescita.
”Con questi stemmi – ha sottolineato Tremul – questo splendido palazzo ripercorre le tappe di una lunga pagina di storia, di identità italiana, istroveneta e bumbara, oggi visibile da chi è rimasto e da chi, purtroppo, ha dovuto scegliere la strada dell’esodo. Progetti di questo tipo sono importanti perché testimoniano l’autenticità e l’autoctonia di una presenza italiana in questi territori.”
Affinché tutti i dignanesi possano portare nelle proprie case la preziosa collezione, la Comunità ha realizzato un’elegante brochure color rosso e argento (i colori di Dignano) che propone tutti gli stemmi esposti, ed è stata distribuita a tutti i presenti. La presidente del sodalizio ha ringraziato il prof. Giovanni Radossi che ha concesso l’uso del suo saggio scientifico “Stemmi di rettori e famiglie notabili di Dignano”. Molto suggestivo lo scoprimento degli stemmi: mentre il telone veniva giù, il coro comunitario, diretto da Orietta Šverko, intonava “O bell’Istria”.
Marko Mrđenović