di LAURA BORSANI
MONFALCONE Cemento sulle fessure. Eseguito un primo intervento tampone sui loculi danneggiati dei soldati Caduti, posti sull’ultimo gradone del Sacrario di Redipuglia. Sulla sommità delle lapidi appartenenti a Luigi Fiori, sottobrigadiere del 12.o Battaglione, di Luigi Campurra, sommergibilista dello Jalea, e dell’infermiere Antonio Dal Bò, 33.o Raggruppamento Assed., si sono aperte alcune fessure lasciando intravedere i resti delle salme. Costole, tibie e teschi. La chiusura delle fessurazioni è stata eseguita nel pomeriggio di ieri. Un intervento deciso dopo che, in un primo tempo, la Direzione dei lavori di Onorcaduti non lo aveva ritenuto urgente.
La comunicazione sull’avvio dei lavori è giunta dallo stesso direttore del Sacrario, tenente colonnello Gustavo Parisi, che ha informato il sindaco di Fogliano Redipuglia, Antonio Calligaris. Un intervento pertanto immediato, in vista della cerimonia per la celebrazione del 64.o anniversario di fondazione della Repubblica italiana, in programma domani mattina. La celebrazione potrà svolgersi regolarmente.
Ieri i responsabili della Direzione lavori del Commissariato generale per le onoranze ai Caduti di guerra di Roma hanno anche spiegato la natura dell’episodio: le fessurazioni prodottesi hanno interessato una piccola porzione del Monumento nazionale e non hanno comportato rischi di staticità. Le lastre, poste ad oltre due metri di altezza, è stato osservato, non rendono direttamente visibili le dilatazioni verificatesi e quindi i resti umani contenuti.
Dalla Direzione lavori di Onorcaduti della capitale hanno quindi aggiunto: «Si tratta di una dilatazione delle lastre che sigillano i loculi a gruppi di otto ciascuna. La causa è legata all’effetto del calore del sole: le lapidi, infatti, tendono ad espandersi sporgendosi in avanti, per poi rientrare con le temperature più basse. Non si tratta di cedimenti strutturali, ma di normali dilatazioni. Sono fenomeni ordinari».
Sempre Onorcaduti ieri ha fornito altresì ampie assicurazioni attorno alla questione-amianto: è da escludere la presenza di eternit al Sacrario. I tecnici della Direzione lavori hanno infatti sostenuto che le salme dei soldati non sono custodite in cassette. Si tratta di colombaie tipiche dei cimiteri civili, dentro le quali sono contenuti i resti dei Caduti. Tra le lastre di chiusura e l’interno del loculo si frappone una lastra in calcestruzzo che, durante i lavori di realizzazione del Monumento, negli anni Trenta, può, nel caso specifico, essersi sgretolata.
Onorcaduti sgombera pertanto il campo dai dubbi circa la presunta presenza della fibra. E quella che effettivamente c’era, è stata rimossa. Nel 2002, durante l’intervento eseguito sempre nella zona alta del Monumento: allora era stata effettuata una bonifica di eternit riguardante in particolare due ossari custoditi nella cripta dei Caduti Ignoti. «Con quell’intervento – hanno spiegato ieri dalla Direzione lavori nazionale – è stato inertizzato l’amianto rinvenuto ed è stato eliminato».