di ELISA GRANDO
TRIESTE «Un autore nato qui, in Istria e a Fiume, ha sempre avuto con la tradizione letteraria un rapporto emozionale molto forte. Un italiano di qua sente che forse tutto potrebbe resistere se resiste la fede nella dolce favella, se si tutela il senso profondo della parola». Così Nelida Milani condensa lo spirito della letteratura della Comunità Nazionale Italiana nell’introduzione a “Italiani sbagliati – Piccola biblioteca istriana”, un’antologia di racconti, poesie e frammenti di romanzi che fornisce un significativo assaggio della scrittura della Cni.
Il volumetto, curato da Francesco Cenetiempo e Gabriella Musetti per Il Ramo d’Oro Editore e Pilgrim Film, è uscito nelle librerie e nelle videoteche insieme con il dvd del bel documentario di Diego Cenetiempo “Italiani sbagliati”: il film racconta, proprio attraverso la voce di cinque tra gli autori viventi più rappresentativi della Comunità Nazionale Italiana, gli italiani che dopo il passaggio dell’Istria alla Jugoslavia scelsero di non seguire l’esodo, e rimanere nella loro terra.
«Libro e documentario sono due facce dello stesso percorso – dice Francesco Cenetiempo. – Gli scrittori antologizzati hanno vissuto il dopoguerra e sono i padri spirituali della nuova generazione di autori formatisi negli ultimi venti-trent’anni, che proprio grazie a loro hanno potuto scrivere in italiano».
L’antologia riunisce dodici scrittori che hanno contribuito al dibattito sui rimasti, come Alessandro Damiani, Giacomo Scotti, Ester Barlessi, Anita Forlani, Claudio Ugussi, Mario Schiavato, Osvaldo Ramous.
«In gran parte non sono scrittori di mestiere, lo sono diventati quando hanno cominciato a interrogarsi sul perché hanno deciso di rimanere – spiega il curatore. – Ester Barlessi, per esempio, diventa scrittrice della Comunità Nazionale Italiana quando figli e nipoti la invitano a spiegare come mai i suoi parenti non sono ”esodati”».
Ci sono però anche i professionisti come Damiani, Scotti o la Milani, presente con un racconto scritto a quattro mani con Annamaria Mori, tratto da “Dora”.
Ma la piccola antologia ha voluto omaggiare anche quegli scrittori che non compaiono nel documentario perché non più in vita, come Eros Sequi, Lucifero Martini, Ezio Mestrovich, Ligio Zanini. «Ognuno aveva le sue ragioni per rimanere: per alcuni è stata una scelta politica, ma per la maggioranza fu una decisione casuale magari dettata dagli eventi più banali, come il fatto che il figlio si sposava o il bestiame aveva bisogno di essere mantenuto – spiega ancora Cenetiempo. – Le ragioni politiche sono spesso state usate in maniera demagogica e spropositata. Di certo, comunque, tutti gli autori si sono impegnati per lo scopo di mantenere viva la lingua italiana in Istria».