SAN DONA’. «Sono sconvolto, il mio pensiero è per l’undicenne che, dei quattro, sta peggio, che rischia ancora la vita. Ma la colpa di quanto successo non è mia: quei ragazzini mi sono venuti addosso a tutta velocità. Erano distratti, invece di tenere gli occhi sul mare guardavano in alto uno stormo di gabbiani». Lorenzo Canella, 48 anni, imprenditore vitivinicolo di San Donà, si trova ancora a Rovigno, alloggiato in un hotel assieme alla moglie Carola, dopo il grave incidente in mare nei pressi dell’isola Rossa, rinomata località della costa istriana, a un paio di miglia appena dalla celebre cittadina abbarbicata sullo sperone roccioso. Domenica sera Canella sarebbe dovuto ritornare a Jesolo, da dove era partito una settimana fa, per poi fare rientro a casa dai figli rimasti a San Donà.
A bordo del suo motoscafo «Riva» di 10 metri c’era, oltre alla moglie, anche una coppia di amici di Padova. Quanto accaduto nelle acque nei pressi dell’isolotto di Sturago, è ormai noto: la veloce imbarcazione di Canella ha speronato un gommone dotato di motore da 40 cavalli, a bordo del quale si trovavano 4 ragazzini padovani.
I feriti. La più grave è la ragazzina più giovane, Maria Elena, di 11 anni, ancora in serio pericolo di vita per ferite e fratture al cranio, al torace, agli arti. Un altro dei ragazzi è ferito seriamente, ma ci sono buone speranze che se la cavi; gli altri due, finiti in mare dopo la collisione, pur pieni di contusioni ed escoriazioni sono stati medicati e dimessi. Hanno riportato un forte stato di choc.
L’inchiesta. Ieri Lorenzo Cannella è stato sentito a lungo da un magistrato croato che sta coordinando le indagini della locale Capitaneria di porto. L’imprenditore è stato raggiunto in auto dalla sorella Alessandra, mentre l’altra sorella, Nicoletta, sta rientrando precipitosamente da una vacanza in Grecia per raggiungere a sua volta, già oggi, Lorenzo a Rovigno. La terza sorella, Monica, è rimasta a casa con i genitori.
La famiglia. La famiglia si è stretta attorno a Lorenzo in questi giorni molto difficili. I Canella sono una delle dinastie più in vista del Veneto orientale, sono gli inventori del «Bellini» in bottiglia, venduto in tutto il mondo e prodotto a San Donà. Riservati e cortesi, sono anche molto uniti tra fratelli e attaccatissimi ai loro genitori, ora preoccupati per Lorenzo che è trattenuto a Rovigno, sicuramente per qualche giorno ancora se tutto andrà bene.
Pensiero fisso. Lui e la moglie sperano di poter rientrare in Italia tra un paio di giorni, quando l’altra sorella, Monica, andrà a Rovigno a prenderli. Ma tutti i Canella ora pensano alla ragazzina ricoverata in ospedale. «E’ a lei che pensiamo – dice Lorenzo, al telefono dal suo hotel di Rovigno -. Posso solo dire che è stato terribile. Non ho proprio potuto evitare l’impatto i ragazzi».
Il racconto. «Il gommone, tender di un’imbarcazione più grande, stava zigzagando in mare. Noi stavano viaggiando in semiplanata; io, mia moglie e una coppia di amici di Padova. Loro, i quattro ragazzini, erano attirati da un stormo di gabbiani. Stavano come inseguendoli con lo sguardo, senza più controllare la rotta. Quel tender è una barca da 40 cavalli, che necessita di patente nautica e di un’età di almeno 16 anni. Loro invece sono poco più che bambini. Ho iniziato a gridare per cercare di richiamare la loro attenzione, ma mi sono praticamente venuti incontro e li ho colpiti frontalmente sul lato sinistro. E’ stato davvero tremendo. Cosa mi sento di dire ai loro genitori? Che mi dispiace davvero tantissimo, ma anche che non si può dare una “bomba” del genere in mano a dei minorenni».
«Come mia figlia». Lorenzo misura le parole. Solo quando pensa alla piccola in ospedale, che potrebbe essere sua figlia, si commuove: «Adesso mi interssa soltanto che la ragazzina stia bene – conclude amaro – e che sia fuori pericolo. Per me e mia moglie questa è la cosa più importante. Certo è che quel gommone pareva come impazzito. Io piloto il motoscafo da 28 anni e lo uso moltissimo. Sono certo di aver fatto solo cose corrette, non ho commesso imprudenze».
Sotto sequestro. Sul caso la polizia del mare e la capitaneria di porto di Rovigno stanno ancora indagando. Le imbarcazioni sono state sequestrate e a disposizione dell’autorità giudiziaria per le indagini in corso. Canella ha ribadito agli investigatori croati e al magistrato che i ragazzi erano distratti. A giorni ci sarà dunque il responso dell’autorità giudiziaria.