LETTERE
Da studente «quasi» maturo, nonostante la pressione degli esami di Stato, vorrei esprimere alcune considerazioni sulle incertezze intorno al concerto che si dovrebbe tenere il 13 luglio in piazza Unità d’Italia al quale dovrebbero essere presenti i presidenti italiano, sloveno e croato. Si tratta di un’occasione imperdibile per dare un segnale concreto ai cittadini da parte delle istituzioni della volontà di superare le barriere costruite dai nazionalismi e il risentimento sedimentatosi nelle coscienze delle generazioni più vecchie.
Trieste ora deve guardare al futuro, ad una prospettiva europea e non più di confine. Un futuro che deve però trarre lezione dal passato; dal suo ruolo di città multiculturale durante la sovranità dell'Impero austro-ungarico fino alle memorie più scomode e tristi che abbracciano l'incendio del Narodni Dom nel 1920. Vicende che dovrebbero essere raccontate come è stato fatto da noi in classe, permettendomi di trattare la complessa questione del confine orientale nel tema storico della prima prova d'esame con gli elementi acquisiti durante le lezioni di storia.
Il quotidiano sloveno «Delo» chiede una visita ufficiale dei tre presidenti alla sede in via Filzi? Ben venga, dovremmo dire; sarebbe un gesto altamente simbolico che mostrerebbe un ulteriore riconoscimento di fatto da parte dello Stato italiano delle repressioni attuate nei confronti della comunità slava durante il Ventennio fascista. E si potrebbe portare avanti questo cammino di riconciliazione con un invito alla Foiba di Basovizza dei medesimi capi di Stato per il 10 febbraio dell’anno prossimo, anche per dare al «Giorno del Ricordo» un ulteriore peso politico che eviterebbe di confonderlo come spesso tutt'oggi accade con la «Giornata della memoria» del 27 gennaio in commemorazione delle vittime dell'Olocausto.
Se Trieste vuole guardare a un futuro diverso deve saper mettere da parte questi strascichi di un passato che va certamente ricordato ma al quale, come direbbe Nietzsche, bisogna avere la forza di reagire per non ripetersi, per diventare qualcos'altro; una città europea per eccellenza, multiculturale e multilingue, con un porto fortemente sviluppato che rimandi ai tempi del benessere commerciale della città nel XIX secolo. Sono speranze, progetti che potrebbero avverarsi una volta risolti i contrasti faziosi e meramente politici tra le istituzioni e le associazioni politiche locali. D'altronde la musica è per principio sinonimo di armonia; sarebbe un buon segno.
Marco Cernich