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La riconciliazione chiude una ferita (Il Sole 24ore 14 lug)

di Elena Ragusin

La storica stretta di mano tra il presidente italiano Giorgio Napolitano, lo sloveno Danilo Turk e il croato Ivo Josipovic ieri sera in Piazza dell’Unità d’Italia a Trieste, ha messo una pietra su decenni di tensioni e contrapposti nazionalismi.

La più grande piazza europea affacciata sul mare ha accolto i capi di stato alle ultime luci del tramonto, in un’atmosfera magica, così come frutto di una “magia” diplomatica sono parsi a molti i nuovi rapporti tra popoli che hanno vissuto le tragedie dell’occupazione fascista in Slovenia, della II guerra mondiale, dell’occupazione jugoslava a Trieste nel ’45 e delle foibe in cui vennero gettati migliaia di italiani dai soldati jugoslavi di Tito, dell’esodo di 350mila italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.

Ferite che per decenni hanno sanguinato e hanno anche condizionato a lungo, dopo la dissoluzione della ex Jugoslavia e la nascita dei nuovi stati sovrani di Slovenia e Croazia nel 1991, i rapporti trilaterali.

Alle 21 e 30 il maestro Riccardo Muti, artefice dell’evento, ha alzato la bacchetta ed è iniziato il concerto “Le vie dell’amicizia”.

Da diversi anni il maestro Muti, alla fine della stagione del Ravenna festival organizza un concerto per la pace in una città che è o è stata martire delle guerre del Novecento. Nel 1997 fu tenuto a Sarajevo, quando a meno di due anni dalla fine della guerra in Bosnia Erzegovina, la capitale era ancora un cumulo di macerie.

In mattinata il presidente Napolitano aveva invita a “non guardare al presente con gli occhi del passato”. Un riferimento nemmeno tanto velato, alle polemiche della vigilia per la decisione, nata da una richiesta di Lubiana, di inserire nel programma della giornata la visita dei 3 presidenti alla ex sede culturale della minoranza slovena a Trieste, Narodni Dom, che venne incendiata dai fascisti il 13 luglio di 90 anni fa.

Per rendere reciproco l’omaggio, nel programma è stata inserita anche la deposizione di una corona al monumento all’esodo degli italiani dall’Istria e Dalmazia ma non alla foiba di Basovizza, come chiedevano alcune associazioni di esuli. Le note della musica diretta dal maestro Muti in Piazza Unità, hanno spazzato via anche queste polemiche.

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