L’incontro del 13 luglio tra i presidenti italiano, sloveno e croato è stato oggetto di un’indagine statistica sulla percezione dell’evento da parte dei cittadini commissionata dal Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana, Istriana, Fiumana e Dalmata e dai Comitati Provinciali ANVGD di Trieste e di Gorizia.
La presentazione dei dati inerenti alla ricerca, ha avuto luogo venerdì 16 luglio 2010, a Trieste al Caffè degli Specchi, alla presenza di Renzo Codarin, in rappresentanza di CDM e Comitato provinciale ANVGD di Trieste, Rodolfo Ziberna, per Comitato Provinciale ANVGD di Gorizia e Massimo Lombardo, rappresentante della Alan Normann Comunicazione srl che ha realizzato il sondaggio.
Il campione, stratificato per sesso ed età, è composto da interviste effettuate a 510 soggetti maggiorenni residenti nel Comune di Trieste. Quasi la totalità delle persone (99,7%) alla domanda “E’ giusto che Trieste ospiti il concerto dell’amicizia diretto dal maestro Muti, con il coinvolgimento dei tre presidenti”? ha risposto affermativamente.
Il secondo quesito: “Lei crede che il gesto dei tre Presidenti, prima del concerto, di fronte al Balkan e al Monumento dell’Esodo in P.zza Libertà, si dovesse compiere, oppure rinviare”? ha dato invece un risultato meno univoco. Se il 78,6% ritiene comunque che fosse giusto compiere questo gesto, il 21,4% avrebbe preferito che queste cerimonie venissero rinviate. Quest’ultimo dato viene rappresentato dal 16,1% dei rispondenti tra i 25 e i 34 anni, schierati per il rinvio, mentre la classe dei giovanissimi, (18-24 anni) lo pensa nel 36,8% dei casi.
La terza domanda riguardava la consapevolezza degli eventi storici e chiedeva “Lei è al corrente che alla fine della seconda guerra mondiale 350mila italiani furono costretti all’esodo da Istria, Fiume e Dalmazia, loro terre da sempre”? L’89% del campione ha risposto di conoscere questa realtà, mentre l’1,9% ha optato per il “no” e il 9% ha espresso di conoscere “un po’ il problema ma non bene”. Le differenze tra maschi e femmine non sono significative, mentre al crescere dell’età aumenta anche la consapevolezza degli eventi, che passa da un 72,2% dei giovanissimi al 99% degli over 65.
L’ultimo quesito verteva sul riconoscimento delle responsabilità storiche. “Lei ritiene sia giusto che Italia, Slovenia e Croazia debbano riconoscere le responsabilità storiche di questi drammi”? è una domanda che nel 93,5% dei casi ha ottenuto una risposta affermativa. La classe tra i 25 e 34 anni lo ritiene nel 100% dei casi mentre le altre categorie non si discostano di molto dal dato medio.
Questi i risultati dai quali si evince – come spiega Lombardo – “un progressivo scollamento dei giovani dalla percezione della storia locale, una non conoscenza per mancanza di informazione che parte dalla scuola per estendersi ai mass media. Una maggior cura della fascia specifica” – è uno dei suggerimenti scaturiti dall’indagine.
“Risultati che ci aspettavamo – ribadisce Ziberna – sottolineando la necessità di approfondire comunque la conoscenza di fenomeni quali l’esodo che spesso si sovrappone o viene identificato con la tragedia delle foibe senza alcun discrimine o approfondimento”.
Anche per questo motivo – spiega Codarin – il “suggerimento di rendere omaggio al Monumento dell’esodo con i simboli di Istria, Fiume e Dalmazia che parlano della vicenda di un popolo e di fatto inglobano come parte della stessa, la tragedia delle foibe. Ed è giusto siano stati i Presidenti a rendere l’omaggio, senza la nostra presenza. Rendiamoci conto che dopo aver dato valore di legge al 10 Febbraio e aver fatto in modo che l’Italia riconoscesse di fatto l’Esodo, il 13 luglio l’hanno compiuto anche Croazia e Slovenia con il gesto dei rispettivi Presidenti. Consideriamo questo momento come punto di partenza del dialogo che deve assicurarci il raggiungimento delle finalità del nostro impegno, ora possiamo riprendere a parlare dei nove punti del programma della Federazione degli esuli con maggiore forza”.
Ribadito anche da Ziberna che “A Gorizia e a Trieste si è da tempo pronti a dialogare, ma senza retrocedere necessariamente sui propri ideali e sulle proprie convinzioni”. Nel frattempo sono stati diversi i passi in queste direzioni, e fuori dalla polemica più nota, su questo punto Codarin ha anche ricordato che se “Non ci fosse stato Roberto Menia a lottare per l’istituzione del Giorno del ricordo oggi non ci sarebbe stato un 13 luglio”.
Questo dato chiude quindi i ragionamenti precedentemente tracciati. La memoria e il riconoscimento sono doverosi, e sono il punto di partenza per il dialogo istituzionale e la convivenza civile.